La conoscenza di Dio e la conoscenza del proprio nulla
Le domande: chi sono io? perché esisto? qual è il mio destino? perché devo morire? che mi attende dopo la morte? e simili, sono le prime da proporci se vogliamo dare un senso alla nostra vita. Ma noi siamo incapaci di rispondere a tali domande. Dopo secoli di riflessione su tali argomenti rimane il mistero. O, meglio, rimane la consapevolezza della nostra incapacità a svelare il mistero, il che è già un passo in avanti, perché ci avvia sulla strada giusta: quella di domandare ad un “Altro” che ne sa più di noi.
Ho detto “conoscere”: la prima cosa è avere la luce della Verità. Conoscere Chi è Dio e chi siamo noi, il Suo Disegno, la nostra origine e il nostro destino, conoscere quello che Dio fa per noi e ricevere la sua Grazia e il suo Amore, conoscere quello che noi dobbiamo fare per rispondere e ricambiare il suo Amore, e conoscere ed esperimentare una comunione di amore e di vita con Lui.
È un rapporto con Dio, nel quale ogni iniziativa è Sua, che richiede da noi una risposta.
È un rapporto personale con Dio, di ognuno di noi, insostituibile, una conoscenza che ci arriva attraverso la Chiesa. Da qui la nostra doppia dimensione che ci collega con Dio: individuale e sociale, la propria coscienza e il prossimo. La nostra risposta è personale, e allo stesso tempo passa attraverso il prossimo. È un rapporto con Dio che parte dalla conoscenza, la quale porta con sé il desiderio, il quale diventa possesso e amore, esperienza di vita, felicità!
Questa partenza la troviamo fin dall’inizio dell’insegnamento del Signore. Nel 2° Volume di Luisa, il 2 giugno 1899 Gesù ci dice: “Chi sono Io, e chi sei tu?” E Luisa dice: “In queste due parole ho visto due luci immense: in una comprendevo Dio, nell’altra vedevo la mia miseria, il mio nulla. Mi vedevo non essere altro che un’ombra, come quell’ombra che fa il sole nell’irradiare la terra, che dipende dal sole, passando il quale ad altri punti, l’ombra finisce d’esistere fuori del suo splendore. Così l’ombra mia, cioè il mio essere, dipende dal mistico Sole Iddio, che in un semplice istante può disfare quest’ombra”.
E Gesù le dice: “Il favore più grande che posso fare ad un’anima, è il farle conoscere sé stessa. La conoscenza di sé e la conoscenza di Dio vanno di pari passo. Per quanto conoscerai te stessa, altrettanto conoscerai Dio. L’anima che ha conosciuto sé stessa, vedendo che da sé non può niente operare di bene, trasforma quest’ombra del suo essere in Dio e avviene che fa in Dio tutte le sue operazioni. Succede che l’anima sta in Dio e cammina presso di Lui, senza guardare, senza investigare, senza parlare, in una parola, come morta, perché conoscendo a fondo il suo nulla, non ardisce fare niente da sé, ma ciecamente segue la spinta delle operazioni del Verbo”.
Questo conoscere l’anima sé stessa non è un’introspezione psicologica, uno stare a pensare a noi stessi, ma è essere sempre più consapevoli che tutto quello che siamo e che abbiamo e che possiamo fare è un dono che Dio ci dà in ogni momento, che non è frutto di noi stessi. Infatti, il battito del cuore, il respiro, il poter pensare, il poterci muovere, ecc. non dipende da noi. Esistere non dipende da noi. E se Dio volesse riprendersi ogni cosa che ci ha dato, di noi non resterebbe nulla, nemmeno l’esistenza.
“Chi sono Io, e chi sei tu?”, ripete il 28 ottobre. E Luisa dice: “Queste parole mi penetravano fin nelle midolla delle ossa e scorgevo l’infinita distanza che passa tra l’Infinito e il finito, tra il Tutto e il niente… L’anima mia avrebbe voluto fuggire dinanzi alla vista di Dio tre volte Santo, ma con altre due parole mi lega, cioè: “Qual è l’Amor mio verso di te? E qual è il tuo contraccambio verso di Me?” Ora, mentre alle prime parole avrei voluto fuggire spaventata dalla sua presenza, alla seconda domanda, “qual è l’Amor mio verso di te?”, mi son trovata inabissata, legata da tutte parti dal suo Amore, sicché la mia esistenza era un prodotto dell’Amore suo, onde se questo amore fosse cessato, io non sarei più esistita. Quindi, mi pareva che i palpiti del cuore, l’intelligenza e perfino il respiro fossero una riproduzione del suo Amore. Io nuotavo in Lui ed anche a voler fuggire mi pareva impossibile farlo, perché il suo Amore dappertutto mi circondava.”
“Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?” (1 Cor 4,7). Dio ha voluto che ognuno di noi fosse una sua immagine creata, speciale, come un piccolo specchio davanti al sole che è Lui. Lo specchio per sé stesso è vuoto, se non si riempie con qualche immagine che riflette. In noi Dio vuole così riprodurre la propria Immagine, come un altro Sé stesso… E qui già incominciamo a vedere lo scopo del suo Amore: non è solo farci esistere (giusto per fare qualcosa…), ma è darci la sua Vita dandoci il suo proprio Figlio! Lo vuole vedere ‒si vuole vedere‒ in noi, non come in una fotografia o in un quadro che non ha vita, ma in vivo, per conversare con noi, per raccontarci tutto di Sé stesso, tutta la sua Felicità, la sua Vita. Per darci tutto il suo Amore e che noi possiamo ricambiarlo con lo stesso Amore. Se Dio disse quando creò l’uomo: “non è bene che l’uomo stia solo, voglio fargli un aiuto che gli sia simile” (e così dall’uomo, Adamo, trasse la donna, Eva), è perché prima aveva detto “non è bene che il mio Amore stia solo, voglio tanti figli che mi siano simili”.
Ci ha fatti come specchi, inoltre, gli uni per gli altri e così, guardandoci, in ognuno di noi Dio non solo vuole vedere Sé stesso, ma tutti gli altri suoi figli e tutte le creature. Nella mia risposta di amore desidera trovare la risposta di amore che Gli devono tutte le sue creature. Questo mistero si chiama “la Comunione dei santi” e deve essere la realizzazione del suo Regno. Per questo devo essere, voglio essere risposta di amore all’Amore di Dio a nome di tutti e di tutte le creature, di tutto il Creato, voce di tutti e di tutto, anche delle pietre; adorazione, lode e benedizione, ringraziamento e amore in tutti ed in tutto.
Insomma, alla domanda “Chi sono Io, e chi sei tu?”, la risposta non è soltanto quello che Dio disse a Mosè: “Io Sono Colui che È”, né quella che Gesù disse a Santa Caterina da Siena: “Io sono Colui che È e tu sei colei che NON È”; la nostra risposta dovrebbe essere come questa di Luisa (Volume 5°, 24 Marzo 1903): “Tutto io sono stando con Te. Mi sento di non essere altro che una volontà uscita dal seno del mio Creatore, e questa volontà fino a tanto che sta unita con Te sente la vita, l’esistenza, la pace, tutto il suo bene. Senza di Te me la sento senza vita, distruggere, dispersa, irrequieta; posso dire provo tutti i mali, e per avere vita e per non disperdermi, questa volontà uscita da Te cerca il tuo seno, il tuo centro, e là vuole rimanere per sempre” “Signore, non sono altro che una goccia d’acqua, e fino a tanto che questa goccia d’acqua si trova nel tuo mare, le pare di essere tutto il mare; se non esce dal mare si mantiene pulita e chiara, in modo di poter stare a confronto delle altre acque; ma se esce dal mare si infangherà e per la sua piccolezza si disperderà”.
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