Le nostre opere, contrarie alla Volontà del Padre, hanno formato la Passione di Gesù

Per avvicinarci ad una maggior comprensione della Passione di Gesù, pensiamo ad un fatto di comune esperienza. Tutti sappiamo bene che quando amiamo una persona, anche quando essa è lontano e non la vediamo magari da tanto tempo –pensate per esempio, ad un figlio, ad un amico, ecc.– se quella persona è in difficoltà o nella sofferenza, anche noi la sentiamo; lo stesso se è nella gioia. Questo dimostra che ci unisce ad essa una specie di collegamento invisibile, un ponte spirituale che si chiama amicizia, amore…

Ebbene, se noi che siamo così limitati e con una sensibilità così grossolana avvertiamo così forte questa condivisione, pensiamo quanto più, senza confronto, ogni cosa che facciamo o che ci succede risuona nel Cuore adorabile di Gesù.

I nostri pensieri si ripercuotono nella sua mente come se fossero suoi, perché in realtà da Lui ci viene la capacità di farli. “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto affinché noi le praticassimo (Efesini 2,10). E così pure, le nostre parole sono collegate alla sua bocca, i nostri occhi ai suoi occhi, le nostre mani alle sue ed il nostro cuore al suo Cuore.

A Lui apparteniamo in quanto creature, come membra del suo Corpo, creati a motivo di Lui. Nell’incarnarsi Egli si è fatto come noi, perché prima, nel crearci, ci fece come Lui, per Lui e in Lui. Perciò Egli sente come sue le nostre pene e le nostre gioie, i nostri pensieri e le nostre parole, i nostri sentimenti e i nostri desideri. Per questo Gesù si è presentato davanti al Padre come se Lui fosse il responsabile di tutto ciò che noi facciamo, volendo dare al Padre la risposta di fedeltà e di amore –di Amore divino– che tutte le creature abbiamo il dovere di dare.

Questa mancata risposta nostra è quella che per noi ha dato Gesù: “Eccomi, o Padre, che vengo per fare la tua Volontà”. “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché Io faccio sempre le cose che gli sono gradite”.

Questo nostro operato, separato e contrario alla Volontà del Padre, è quello che gli ha formato la Passione: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (1 Cor 5,21)
A conferma di questo, Gesù dice negli Scritti di Luisa:

Questa mattina il mio adorabile Gesù nel venire mi faceva vedere il suo amabilissimo Cuore; da dentro vi uscivano come tanti fili lucenti d’oro, d’argento, rossi, e pareva che formassero una rete e filo per filo legava tutti i cuori umani. Io sono rimasta incantata nel vedere ciò e Lui mi ha detto:

“Figlia mia, il mio Cuore lega a sé con questi fili tutti gli affetti, i desideri, i palpiti, l’amore e fin la stessa vita dei cuori umani, in tutto simili al mio Cuore umano, solo diverso nella santità, e avendoli legati dal Cielo, a seconda che si muovono i desideri miei, il filo dei desideri eccita i desideri loro; se si muovono gli affetti, il filo degli affetti muove gli affetti loro; se amo, il filo dell’amore eccita il loro amore, e il filo della mia vita dà loro la vita. Oh, che armonia tra il Cielo e la terra, tra il mio Cuore ed i cuori umani, ma questo lo avverte solo chi mi corrisponde; ma chi ripugna con l’efficacia della sua volontà, niente avverte e manda a vuoto le operazioni del mio Cuore umano.” (vol. 6°, 28-08-1905)

“Non c’è cosa creata che non abbia vita dal mio Cuore. Tutte le creature sono come tante corde che escono dal mio Cuore e che hanno vita da Me. Di necessità e naturalmente, tutto ciò che fanno si ripercuote nel mio Cuore, fosse anche un movimento. Di conseguenza, se fanno male, se non mi amano, mi danno continua molestia. Quella corda risuona nel mio Cuore suoni di dispiaceri, di amarezze, di peccati, e vi forma suoni lugubri, da rendermi infelice da parte di quella corda o vita che esce da Me. Invece, se mi ama ed è tutta intenta a contentarmi, quella corda mi dà continuo piacere e vi forma dei suoni festosi, dolci, che armonizzano con la mia stessa vita, e per parte di quella corda Io ne godo tanto, fino a rendermi felice e a godere per causa loro il mio stesso Paradiso.” (vol. 10°, 08-02-1911)

“Non appena la Potenza Divina formò questa piccolissima Umanità, tanto piccola che potrebbe paragonarsi alla grossezza di una nocella, ma con le membra tutte proporzionate e formate, il Verbo restò concepito in essa. L’immensità della mia Volontà, racchiudendo tutte le creature passate, presenti e future, concepì in Essa tutte le vite delle creature e, come cresceva la mia, così crescevano loro in Me. Sicché, mentre apparentemente parevo solo, visto col microscopio della mia Volontà si vedevano concepite tutte le creature. Succedeva di Me come quando si vedono acque cristalline, che mentre compariscono chiare, viste col microscopio, quanti microbi non si vedono?” (vol. 15°, 06-12-1922)

Così, ogni “microbo” gli abbiamo portato la nostra “secrezione” avvelenata (eccetto l’Anima immacolata e tutta Santa di sua Madre, concepita anch’essa nell’atto dell’Incarnazione di Gesù). Perciò la sua Passione è incominciata non appena si è incarnato: proprio per questo, il primo volume degli Scritti di Luisa incomincia raccontando la “Novena” del Natale e i nove “eccessi” di amore e di dolore di Gesù nel grembo materno. L’opera della Redenzione, della riparazione a modo divino di ogni cosa fatta da ogni creatura, è incominciata fin dal primo istante della Vita del Signore, ed è andata crescendo fino a “traboccare” all’esterno l’ultimo giorno della sua Vita, nella Passione che gli diedero gli uomini.

Abbiamo meditato in questi giorni la Via Crucis, abbiamo letto la Passione di Gesù, abbiamo fatto –speriamo– qualche Ora della Passione… Ebbene, non rimaniamo solo a considerare il fatto terribile dell’ultimo giorno di Gesù, pensiamo che quello fu come la superficie che si vede del mare; e tutto quello che c’è sotto la superficie, in quegli abissi insondabili della Passione?

Ma è evidente che la Vita e la Passione di Gesù coincidono, ed è pure evidente che essa si spiega solo con il suo Amore, che ha legato alla sua Umanità ogni atto di esistenza di ogni essere umano, dell’intera umanità. Per tanto, nella sua Passione “eravamo” presenti tutti, dal primo all’ultimo uomo, e tutti, buoni e cattivi, chi lo ama e chi lo rifiuta, abbiamo gridato “Crocifiggilo!”, gli uni per chiedere la salvezza e la Vita, gli altri per conferma del loro peccato e dannazione.

Nella sua Passione tutti siamo partecipi, in un modo o in un altro, nessuno è soltanto spettatore. Perciò, nel leggere o meditare la Passione, sarebbe cosa buona domandarci o domandare a Gesù: quale dei vari personaggi di quel momento storico mi assomiglia? In quale di loro mi vedo rappresentato? …Nei vari discepoli? In Pilato? Nella Veronica? Nel Cireneo? In Pietro? In Caifa? Nel buon ladrone…?

A Natale si suole raffigurare con il presepio la scena di Betlemme, il momento della nascita di Gesù. Adesso, in Settimana Santa si potrebbe fare lo stesso con la scena del Calvario, il momento della nostra vera nascita. E così, ad un certo punto, le due scene si “sovrappongono”: al posto di Gesù morto, deposto dalla croce tra le braccia di Maria, vediamo ognuno di noi, neonati, vivi, nelle sue braccia: “Donna, ecco i tuoi figli”…

E allora, domandiamo la grazia al Signore di sentirci personalmente toccati nel più profondo da un qualche particolare o da una certa scena della Passione, qualcosa che lasci in noi una impronta incancellabile. Se qualcuno non lo prova, credo che si deva preoccupare, che vada subito da un cardiologo, per vedere se per caso non ha una pietra al posto del cuore…

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