“Chi sono io e Chi sei Tu?” La conoscenza di sé, del proprio nulla, e la conoscenza di Dio

conoscenza di Dio

Gesù dice a Luisa Piccarreta “La piccola Figlia della Divina Volontà”: 

“Figlia mia, solo i piccolini si lasciano maneggiare come si vuole, non quelli che sono piccoli di ragione umana, ma quelli che sono piccoli ma ripieni di ragione divina. Solo Io posso dire che sono umile, che nell’uomo ciò che si dice umiltà, piuttosto si deve dire conoscenza di se stesso, e chi non conosce se stesso cammina già nella falsità. (…)

Solo la mia Umanità fu ripiena di obbrobri e di umiliazioni, tanto da traboccarne fuori. Ecco perché innanzi alle mie virtù tremano il Cielo e la terra, e le anime che mi amano si servono della mia Umanità come scala per salire a lambire qualche gocciolina delle mie virtù. 

Dimmi un po’, dinanzi alla mia umiltà, dove è la tua? Solo Io posso gloriarmi di possedere la vera umiltà. La mia Divinità, unita alla mia Umanità, poteva operare prodigi in ogni passo, parola ed opera, e invece volontariamente mi restringevo nel cerchio della mia Umanità, mi mostravo il più povero e giungevo a confondermi con gli stessi peccatori. 

Gesù sofferenteL’opera della Redenzione in pochissimo tempo potevo operarla, e anche con una sola parola, ma volli per il corso di tanti anni, con tanti stenti e patimenti, fare mie le miserie dell’uomo, volli esercitarmi in tante diverse azioni per fare che l’uomo fosse tutto rinnovato, divinizzato; anche le minime opere, perché esercitate da Me, che ero Dio e Uomo, ricevevano nuovo splendore e restavano con l’impronta di opere divine. La mia Divinità, nascosta nella mia Umanità, volle scendere a tanta bassezza, assoggettarsi al corso delle azioni umane, mentre con un solo atto di volontà avrei potuto creare infiniti mondi…; volle sentire le miserie, le debolezze altrui, come se fossero sue, vedersi coperta di tutti i peccati degli uomini innanzi alla divina Giustizia e che doveva pagare il fio col prezzo di pene inaudite e con lo sborso di tutto il suo sangue. Così esercitavo continui atti di profonda ed eroica umiltà. 

Eccoti, o figlia, la diversità grandissima tra la mia umiltà e l’umiltà delle creature, che innanzi alla mia, è appena un’ombra. Anche quella di tutti i miei santi, perché la creatura è sempre creatura e non conosce quanto pesa la colpa come la conosco Io; siano pure anime eroiche che sul mio esempio si siano offerte a soffrire le pene altrui, ma queste non sono diverse dalle altre creature, non sono cose nuove per loro, perché sono formate della stessa creta. Poi, il solo pensare che quelle pene sono causa di nuovi acquisti e che glorificano Iddio, è un grande onore per loro. 

Oltre a ciò, la creatura è ristretta nel cerchio dove Iddio l’ha messa, né può uscire da quei limiti, nei quali è stata circuita da Dio. Oh, se stesse in loro potere il fare e il disfare, quante altre cose farebbero! Ognuno giungerebbe alle stelle! Ma la mia Umanità divinizzata non aveva limiti, ma volontariamente si restringeva in se stessa e questo era un intrecciare tutte le mie opere di eroica umiltà. Era stata questa la causa di tutti i mali che inondano la terra, cioè, la mancanza dell’umiltà, ed Io con l’esercizio di questa virtù, dovevo attirare dalla divina Giustizia tutti i beni…” (12-01-1900).

La base della vita spirituale è la conoscenza di sé, del proprio nulla, e la conoscenza di Dio:

“Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?” (1 Cor 4,7)

Quando nel cuore c’è la conoscenza di sé, non incidono le lodi o i disprezzi degli altri (23-04-1899) e vedendo le cose del mondo come le vede Dio si guarda bene da farle entrare in sé:

conoscenza di sè in Dio“Figlia mia, la conoscenza di sé svuota l’anima di se stessa e la riempie di Dio. Non solo: nell’anima ci sono tanti ripostigli e [di] tutto ciò che nel mondo si vede, a seconda del concetto che si forma, così [le cose] prendono posto, una di più, un’altra di meno, in questi ripostigli. Ora, l’anima che conosce se stessa ed è piena di Dio, conoscendosi come un nulla, anzi come un vaso fragile, marcioso, puzzolente, ben si guarda dal fare entrare nel suo interno altro marciume fetente, quali sono le cose che si vedono nel mondo. Sarebbe ben  pazzo colui che, avendo una piaga marciosa, radunasse altro marciume per metterlo sulla sua piaga. Ora, conoscere se stesso porta con sé la conoscenza delle cose del mondo e quindi, che tutto è vanità, fugacità, beni solo mascherati, inganni, incostanze di creature, onde, conoscendo quello [che] sono le cose in se stesse, ben si guarda dal farle entrare in se, e tutti quei ripostigli restano pieni delle virtù di Dio” (12-10-1905).

La conoscenza del Signore diventa conoscenza del suo Amore

“…Gesù è venuto in mezzo ad una luce e, guardandomi, come se mi penetrasse da per tutto, tanto che mi sentivo annichilita, mi ha detto: “Chi sono Io e chi sei tu?”

Queste parole mi penetravano fin nelle midolla delle ossa e scorgevo l’infinita distanza che passa tra l’Infinito e il finito, tra il Tutto e il niente; non solo, ma vi scorgevo ancora la malizia di questo nulla e il modo come si era infangato. Mi pareva come un pesce che nuota nelle acque; così l’anima mia nuotava nel marciume, nei vermi e in tante altre cose atte solo a mettere orrore alla vista. O Dio, che vista abominevole!

L’anima mia avrebbe voluto fuggire dinanzi alla vista di Dio tre volte Santo, ma con altre due parole mi lega, cioè: “Qual è l’Amor mio verso di te? E qual è il tuo contraccambio verso di Me?” 

Ora, mentre alle prime parole avrei voluto fuggire spaventata dalla sua presenza, alla seconda domanda, “qual è l’Amor mio verso di te?”, mi son trovata inabissata, legata da tutte parti dal suo Amore, sicché la mia esistenza era un prodotto dell’Amore suo, onde se questo amore fosse cessato, io non sarei più esistita. Quindi, mi pareva che i palpiti del cuore, l’intelligenza e perfino il respiro fossero una riproduzione del suo Amore. Io nuotavo in Lui e anche a voler fuggire mi pareva impossibile a farlo, perché il suo Amore dappertutto mi circondava…” (28-10-1899).

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