Il tempo della Misericordia sta per finire e si sta avvicinando il tempo della Giustizia
Il 23 Aprile 1865 nacque la Serva di Dio Luisa Piccarreta, “la piccola Figlia della Divina Volontà”. Quel giorno era la Domenica “in Albis”. Dal 22 Febbraio 1931, più volte Nostro Signore disse a S. Faustina Kowalska che tale domenica deve essere celebrata dalla Chiesa come
la festa della Divina Misericordia. Per tanto, precisamente il 5 Maggio 2000, il Papa Giovanni Paolo II ha istituito finalmente questa festa per tutta la Chiesa. Lui è deceduto il sabato 2 Aprile 2005, a tarda sera, quando era ormai iniziata liturgicamente la festa. E il 16 Aprile, festa della Divina Misericordia, nel 1927 nacque il Santo Padre Benedetto XVI. Coincidenze significative, questi ultimi Pontefici sono stati segno e dono della Divina Misericordia.
Il Signore aveva detto a Santa Faustina: “Prima di venire come giusto Giudice, verrò come Re di Misericordia. Prima che venga il giorno della Giustizia sarà dato agli uomini questo segno nel cielo. Ogni luce si spegnerà nel cielo e ci sarà una grande tenebra in tutta la terra. Allora apparirà nel cielo il segno della Croce e dai buchi dove furono inchiodati le mani e i piedi del Salvatore usciranno grandi raggi di luce che durante qualche tempo illumineranno la terra. Questo avverrà poco prima dell’ultimo giorno” (“Diario” n. 83).
Per “ultimo giorno” non si intende l’ultimo giorno della storia, la fine del mondo, ma l’ultimo giorno di questo tempo di attesa e di Misericordia, “la fine dei tempi”, dopo i quali sta per arrivare il tempo tanto atteso, il tempo nuovo in cui si compirà “il Regno di Dio e la sua Giustizia” (o santità). I segni dei tempi, come il Signore ci insegna, ci dicono chiaramente che il tempo in cui viviamo, tempo della Misericordia tanto chiacchierata e abusata, è agli sgoccioli, e a grandi passi si avvicina “il giorno della Giustizia”. Su questo tempo della Giustizia Gesù dice alla sua piccola Figlia, Luisa Piccarreta (e a noi):
“Figlia mia, te lo ripeto, non guardare la terra, lasciamoli fare. Vogliono far guerra? La facciano pure, e quando loro si saranno stancati, anch’Io farò la mia guerra. La loro stanchezza nel male, le loro disillusioni, i disinganni, le perdite subite, li disporranno a ricevere la mia guerra. La mia guerra sarà guerra d’amore. Il mio Volere scenderà dal Cielo in mezzo a loro. Tutti i tuoi atti e quelli degli altri, fatti nel mio Volere, faranno guerra alle creature, ma non guerra di sangue: guerreggeranno con le armi dell’amore, dando loro doni, grazie, pace; daranno cose sorprendenti, da far stupire l’uomo ingrato. Questa mia Volontà, milizia di Cielo, con armi divine confonderà l’uomo, lo travolgerà, gli darà la luce per vedere, non il male, ma i doni e le ricchezze con cui voglio arricchirlo. Gli atti fatti nel mio Volere, portando in sé la potenza creatrice, saranno la nuova salvezza dell’uomo e, scendendo dal Cielo, porteranno tutti i beni sulla terra, porteranno la nuova era e il trionfo sull’iniquità umana. Perciò moltiplica i tuoi atti nella mia Volontà, per formare le armi, i doni, le grazie, per poter scendere in mezzo alle creature e guerreggiarle in amore”.
A questo siamo chiamati, noi ai quali è data la grazia di saperlo: teniamoci pronti, come dice San Pietro (2 Pt 3,11-13): “Se tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la Giustizia.”
Ma parliamo adesso del rapporto della Divina Misericordia con la Pasqua.
Gli Apostoli dovevano testimoniare al mondo la Risurrezione del Signore. Ma questo non sarebbe stato sufficiente; la gente avrebbe detto: “Ah, sì, Gesù è risorto, ci fa piacere! Auguri a Lui! Bene per Lui!… E noi…?” Loro, gli Apostoli, dovevano allo stesso tempo testimoniare al mondo la Divina Misericordia, dovevano poter dire: “Siamo stati dei vigliacchi, degli ingrati, lo abbiamo abbandonato, lo abbiamo anche noi giudicato un’illusione, un fantasma… Ma Lui non ci ha rifiutati, non ci ha ritirato il suo amore; ci ha perdonati, ci ha ripristinati nella sua amicizia, ha mangiato ancora con noi… Potete tutti sperare in Lui. La sua Risurrezione è per noi, ha cominciato a entrare in noi, a trasformarci, a farci diventare nuovi”. Gli Apostoli dovevano constatare e accettare la loro miseria, per poter sperimentare la Divina Misericordia, senza la quale sarebbe rimasto un abisso di separazione tra la Risurrezione del Signore e la nostra situazione di morte…
La Misericordia e la Giustizia, questi due Attributi divini, sono sempre e solo Amore di Dio e rappresentano rispettivamente l’Umanità SS. di Gesù e la sua Divinità, per cui sono inseparabili, come lo sono le due Nature del Verbo Incarnato. Formano come un binomio, come le due facce di una stessa medaglia (la Divina Volontà), e sono quelli che regolano i rapporti tra Dio e l’uomo: la Divina Misericordia è a difesa dell’uomo peccatore, la Divina Giustizia è a difesa di Dio.
Il Signore disse nell’ultima Cena: “Quando sarà venuto il Consolatore, Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla Giustizia e al Giudizio…” (Gv 16, 8) Il peccato rompe l’armonia e l’unione tra la Volontà Divina e la volontà umana; è ingiustizia e aggressione, che si scontra con la Divina Giustizia, e tale scontro dà luogo al Giudizio. Ma il Giudizio si evita solo ricorrendo alla Divina Misericordia. Si deve però “soddisfare ogni giustizia”, come disse il Signore a S. Giovanni il Battista, per permettere il passo alla misericordia. La Divina Misericordia passa sopra il ponte riparato della Divina Giustizia, ponte distrutto dal peccato.
L’Opera della REDENZIONE è manifestazione e glorificazione della Divina Misericordia.
L’Opera della SANTIFICAZIONE invece è manifestazione e glorificazione della Divina Giustizia, che “giustifica” (cioè, rende giusto) l’uomo con la Giustizia o Santità di Dio. È il traguardo: “Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in più”.
Il Signore Dio disse a Mosè: “Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia” (Es 33,19). Essere Misericordioso è per Dio un “diritto” al quale ci tiene, essere Giusto è per Lui “dovere” (non potrebbe essere ingiusto).
Questi due attributi, Misericordia e Giustizia, caratterizzano rispettivamente l’opera della REDENZIONE e il REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ, e caratterizzano anche i vari atteggiamenti spirituali dell’uomo nei suoi rapporti con Dio: quello del servo –e anche del figlio minorenne, immaturo, che ha ancora mentalità di servo, essendo “come uno schiavo, pur essendo padrone di tutto” (Gal 4,1)– i quali devono bussare alla porta della Divina Misericordia per ottenere. Da qui le esortazioni di Gesù a domandare (“Cercate e troverete, chiedete e riceverete, bussate e vi sarà aperto”, “Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo darà”, ecc.). Mentalità che si vede dalle “intenzioni” che si mettono, nelle petizioni che si fanno, ecc., dal momento che “lex orandi, lex credendi” (cioè, il modo di pregare dice qual è la fede). È il “figlio prodigo” ancora in cammino di ritorno verso la Casa del Padre.
Invece, il figlio che vive ormai nella Casa paterna, nella Volontà del Padre, non sente alcun bisogno di chiedere nulla per sé, perché sente tutto suo. “Una sola cosa gli sta a cuore, la Divina Volontà e l’Amore”, dice Gesù alla sua piccola Figlia, Luisa Piccarreta. Non ha cose proprie, ma tutto in comune con il Padre, per cui solo cerca “il Regno di Dio –per tutti– e la sua Giustizia” o Santità. Non si interessa più di sé (vive in un perfetto abbandono fiducioso), ma s’interessa di ciò che sta a cuore a Dio, il suo Regno e la sua Gloria, e di ciò che giova al prossimo e lo può unire di più a Dio.
In altre parole, chi sta ancora fuori della Casa deve bussare, chi invece è dentro non ha bisogno. Per questo, dice il Signore, nel paradiso terrestre, nei rapporti tra Adamo innocente e Dio c’erano da parte dell’uomo l’adorazione, la lode, il ringraziamento e l’amore, ma non esisteva la supplica o la preghiera di petizione. Quella è nata dopo il peccato, dopo la rottura dell’unione con Dio, quando l’uomo si è sentito bisognoso di tutto, bisognoso di Misericordia da parte di Dio.
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