Gesù si fece spogliare delle vesti per soffrire la nudità dell’uomo quando si spogliò della veste regale della Divina Volontà

“Figlia mia, vuoi tu sapere la causa perché fui spogliato quando fui flagellato? In ogni mistero della mia passione prima mi occupavo di rinsaldare la rottura tra  la volontà umana e la Divina e poi alle offese che produce questa rottura.

Onde l’uomo, quando nell’Eden spezzò i vincoli dell’unione tra la Volontà Suprema e la sua, si spogliò della veste regale della mia Volontà e si vestì dei miseri cenci della sua, debole, incostante, impotente a far nulla di bene. La mia Volontà era per lui un dolce incanto, in cui lo tenevo assorbito in una luce purissima che non gli faceva conoscere altro che il suo Dio, da cui era uscito, il quale non gli dava altro che felicità senza numero, ed era tanto assorbito dal tanto dare che gli faceva il suo Dio [1], che non si dava nessun pensiero di se stesso. Oh, come era felice l’uomo e come si dilettava la Divinità nel dare a lui tante particelle del suo Essere, per quanto la creatura ne può ricevere, per farlo simile a Sé. Onde, non appena spezzò [l’unione del]la nostra Volontà con la sua, perdette la veste regale, perdette l’incanto, la luce, la felicità; guardò se stesso senza la luce della mia Volontà e, guardandosi senza l’incanto che lo teneva assorbito, si conobbe, ebbe vergogna, ebbe paura di Dio, tanto che la stessa natura sentì i suoi tristi effetti, sentì il freddo, la nudità e sentì il vivo bisogno di coprirsi. E come la nostra Volontà lo teneva al porto di felicità immense, così la sua lo mise al porto delle miserie.

La nostra Volontà era tutto per l’uomo ed in Essa trovava tutto. Era giusto che, essendo uscito da Noi e vivendo come un nostro tenero figlio nel nostro Volere, vivesse del nostro, e questo Volere doveva sostituirsi a tutto ciò che a lui occorreva. Quindi, come volle vivere del suo volere, ebbe bisogno di tutto, perché il volere umano non ha potere di potersi sostituire a tutti i bisogni, né ha in sé la fonte del bene; perciò fu costretto a procurarsi con stento le cose necessarie alla vita. Vedi dunque che significa non stare unito con la mia Volontà? Oh, se tutti lo conoscessero, oh, come avrebbero un solo sospiro, che il mio Volere venisse a regnare sulla terra! Sicché se Adamo non si fosse sottratto dalla Volontà Divina, anche la sua natura non avrebbe avuto bisogno di vesti, non avrebbe sentito la vergogna della sua nudità, né sarebbe stato soggetto a soffrire il freddo, il caldo, la fame, la debolezza. Ma queste cose naturali erano quasi nulla, erano piuttosto simboli del gran bene che aveva perduto la sua anima.

Onde, figlia mia, prima di essere legato alla colonna per essere flagellato, volli essere spogliato per soffrire e riparare la nudità dell’uomo quando si spogliò della veste regale della mia Volontà. Sentii in Me tale confusione e pena nel vedermi così denudato, in mezzo a nemici che si facevano beffe di Me, che piansi per la nudità dell’uomo e offrii al mio Celeste Padre la mia nudità, per fare che l’uomo fosse rivestito di nuovo della veste regale della mia Volontà. E per sborso, affinché ciò non mi fosse negato, offrii il mio sangue, le mie carni strappate a brani. Mi feci spogliare, non solo delle vesti, ma anche della mia pelle, per poter pagare il prezzo e soddisfare al delitto di questa nudità dell’uomo. Versai tanto sangue in questo mistero, come in nessun altro ne versai tanto; tanto che bastava per coprirlo come di una seconda veste e veste di sangue, per coprirlo di nuovo e così riscaldarlo e lavarlo, per disporlo a ricevere la veste regale della mia Volontà”.

Io, nel sentire ciò, sorpresa, ho detto: “Mio amato Gesù, come può essere mai possibile che l’uomo, col sottrarsi dalla tua Volontà, ebbe bisogno di vestirsi, ebbe vergogna, paura? Eppure Tu facesti sempre la Volontà del Celeste Padre, eri una sola cosa con Lui, la tua Mamma non conobbe mai il suo volere, eppure aveste bisogno di vesti, di cibo, sentiste il freddo e il caldo…”

E Gesù ha soggiunto: “Eppure, figlia mia, è proprio così. Se l’uomo sentì vergogna della sua nudità e fu soggetto a tante miserie naturali, fu proprio appunto perché perdette il dolce incanto della mia Volontà; e sebbene il male lo fece l’anima, non il corpo, esso però indirettamente fu come complice della cattiva volontà dell’uomo, la natura restò come profanata dal mal volere dell’uomo. Quindi, l’una e l’altro dovevano sentire la pena del mal fatto…” (16° Vol., 14.01.1924)

[1] – Cioè, “era così assorbito da tanto come gli dava il suo Dio”.

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