Il trionfo della Divina Volontà in noi come in Gesù e Maria

Nessuno ama quello che non conosce. Prima viene la verità, poi viene la carità, l’amore. Quando Dio fa conoscere una verità, qualcosa che lo riguarda, è perché la vuole condividere, la vuole dare, e allora la creatura si deve disporre a riceverla.

La Divina Volontà sono le braccia amorosissime del Padre! Non sentiamo forse l’eco lontana di un canto nuovo di vittoria, di Amore, di Risurrezione, proprio nella stessa “Croce-Amore” di Gesù, che è il palpito di tutta la sua vita?

Perché non lo sentiamo in noi? Perché in noi non vi è la Croce-Amore di Gesù, ma soltanto la croce-dolore, la croce-sopportazione, la croce da portare noi e non la Croce che ci porta…

Davanti alla Volontà di Dio ci sono diversi atteggiamenti: dalla rottura di ogni rapporto di vita e di amore con Essa (il peccato) alla riconciliazione (l’obbedienza). In questa troviamo diversi gradi: rassegnazione, sottomissione per timore, per interesse, per amore, abbandono fiducioso…

Credere all’amore, insieme con la consapevolezza di Chi è Dio e che cosa siamo noi, è la porta d’ingresso per entrare nel Cuore del Padre. La fede lo fa conoscere, la fiducia lo fa incontrare.

Si tratta ancora, in ogni caso, del ritorno del Figlio prodigo alla Casa del Padre, il ritorno della volontà dell’uomo, che si sforza per vincolarsi sempre di più alla Volontà di Dio. Ma ciò non basta all’Amore di Dio, l’Amore vuole l’unità. Non solo l’unione, ma l’unità di un solo Volere. Come è fra le Tre Divine Persone.

La Sacra Scrittura ci presenta un binomio: il servo e il figlio. Ricordiamo la storia di Abramo. Il suo problema era lo stesso problema di Dio: “Io me ne vado senza figli… e tutto quello che ho, per chi sarà?” (cfr. Gen. 15).

Possiamo dire subito che i giusti dell’Antico Testamento sono stati servi buoni e fedeli, mentre quelli del Nuovo, dopo la Redenzione, sono i figli. Come al Patriarca Abramo, così a Dio, non gli sarà erede il servo, perché esso, pur vivendo con Lui in casa sua e godendo delle sue cose, non condivide il suo Amore, la sua Vita, i suoi supremi diritti. L’Erede sarà soltanto il Figlio, perché l’Eredità non consiste tanto nelle cose del Padre, ma nel Padre stesso!

Disse Gesù agli Apostoli nell’ultima cena: “Voi siete i miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv.15,14-15). E apparendo a Maria di Magdala, subito dopo la Risurrezione, disse: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv. 20,17).

Gli Apostoli ci offrono un’altra chiave per comprendere i vari rapporti con la Volontà del Padre. San Giovanni esclama: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e realmente lo siamo! Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio (certo, per il Battesimo! Si potrebbe chiedere di più?), ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché Lo vedremo così come Egli è” (1 Gv.3,1-2).

E San Paolo: “Per tutto il tempo che l’erede è fanciullo (minorenne) non è per nulla differente da un servo (da uno schiavo: nel modo di essere trattato, nella mentalità, nel modo di comportarsi), pur essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori ed educatori fino al tempo stabilito dal Padre(Gal. 4,1-2). “Fino al tempo stabilito dal Padre”, vale a dire, “la fine dei tempi”.

Quindi, riguardo a Gesù abbiamo il trinomio “servi, amici, fratelli”. E in rapporto al Padre abbiamo quello di “servi, figli minorenni (ancora simili agli schiavi!), figli maggiorenni come il Figlio, simile al Padre, degno di Lui. Il servo “non sa” quello che il Signore fa. L’amico “lo sa”, ma il figlio “lo fa” insieme a Lui. Che cosa fa? La sua Divina Volontà. Insieme a Lui, come la fa Lui: “Come in Cielo, così in terra”. Quello che è per Dio in Cielo, deve essere per i figli simili al Figlio già adesso sulla terra.

Questo “già adesso” è arrivato, è incominciato! Ma deve ancora venire, deve cioè “manifestarsi”, deve esplodere, deve trionfare! Deve spazzare via il regno rivale, il regno del volere umano, sul quale spadroneggia satana, il regno del peccato, dell’infelicità, della menzogna, della morte! “Regno contro regno”.

Dio è forse rassegnato alla Sua Volontà? È forse sottomesso? È almeno abbandonato alla sua stessa Volontà? Ovviamente no. E allora, che cosa è per le Tre Divine Persone la loro sacrosanta Volontà? Essa è la loro vita, la sostanza del loro Essere e della loro Felicità, è il loro Tutto!

Questo è il dono supremo che Dio vuole dare ai figli! Che, cioè, non solo siano bravi, buoni e obbedienti agli ordini, per avere il premio corrispondente, ma che Essa sia la loro Eredità, che la Volontà Divina sia la loro Volontà: che abbiano tutto in comune con Dio, come Gesù ha tutto in comune con il Padre (“Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie”, Gv. 17,10), che prendano parte a tutte le opere di Dio e alla stessa vita delle Tre Divine Persone. Questa sarà la Somiglianza divina riavuta.

Mediante la Redenzione, Gesù ha rifatto nell’uomo l’immagine Divina, ferita dal peccato. Nella sua venuta gloriosa come Re (“Parusìa”) ridarà all’uomo la perduta somiglianza con Dio. Si tratta del dono più grande che Dio può fare di Sé, il Dono dei doni: la sua Divina Volontà come Eredità e Vita della sua creatura.

Adamo era stato creato non solo immacolato, ma anche divinizzato. Ai tanti preziosi doni di natura, Dio aveva aggiunto questo dono per grazia, la sua stessa Volontà. Gli domandò soltanto un semplice atto di accettazione, di non fare la propria volontà umana, ma l’uomo rifiutò. Si ridusse alla condizione di quel figlio prodigo della parabola: un misero peccatore e, quantunque pentito, potette essere accolto come servo, non più come figlio. Per ridiventare figlio, prima doveva essere redento. Soltanto il Figlio di Dio per natura, fattosi Uomo, poteva restituire all’uomo la sua condizione regale di figlio di Dio per grazia.

Gesù Cristo, l’Uomo-Dio, è l’unico ad avere per natura la Volontà Divina; solo Lui può darla a chi vuole e quando vuole.

E con Gesù, la sua Santissima Madre ha avuto per grazia la Divina Volontà in tutta la pienezza di possesso e di Vita, fin dal primo istante del suo Concepimento Immacolato. La presenza di questa Adorabilissima Volontà in Maria come vita propria, l’ha resa capace di ottenere dalla Divina Giustizia che il Cielo si aprisse per far scendere il Verbo di Dio ed incarnarsi nel suo seno verginale. Questa Divina Volontà non chiese a Maria solamente una risposta affermativa, ma che Lei stessa la esprimesse col suo “Fiat”, insieme al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Questa Suprema Volontà diede a Maria la Fecondità divina del Padre, Potenza creatrice, Fecondità verginale, la Sua stessa Paternità, che in Lei si chiama Maternità divina.

E adesso Dio vuole dare la sua Adorabilissima Volontà a chiunque la desidera e si dispone ad accoglierla mediante la fede, a patto di dare a Dio ogni diritto ed uso della propria volontà umana.

Questo Dono della Divina Volontà porta con sé, come prima cosa, un altro dono misterioso, come unica via di accesso: quello della notizia da parte di Dio, quello della sua rivelazione e promulgazione. E questo lo ha già fatto nella sua Chiesa per mezzo di una creatura che Egli ha voluto chiamare a questa missione unica ed altissima: la Serva di Dio Luisa Piccarreta (1865-1947), “la Piccola Figlia della Divina Volontà”. E ne ha voluto dare assoluta garanzia con il doppio sigillo della Croce e dell’Ubbidienza. Tutto ciò che Luisa ha scritto lo ha fatto in obbedienza all’autorità della Chiesa.

Di questa rivelazione Gesù le dice: “che a nessuno finora ho manifestato. Sfoglia quanti libri vuoi e vedrai che in nessuno troverai quello che ho detto a te della mia Volontà” (12-09-1913). “Quel parlarti sempre del mio Volere, quel farti capire i mirabili effetti, ciò che non ho fatto con nessuno finora…” “In te avrà principio il compimento del ‘FIAT VOLUNTAS TUA’ sulla terra” (17-03-1921)

È chiaro che ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo. Gesù le dice, per esempio: Gli stessi Santi si uniscono con Me e fanno festa, aspettando con ardore che una loro sorella sostituisca i loro stessi atti, santi nell’ordine umano, eppure non nell’ordine divino; mi pregano che subito faccia entrare la creatura in questo ambiente divino…” (13-02-1919)

In un altro passo Luisa dice: “Possibile che (Gesù) abbia fatto passare tanti secoli senza far conoscere questi prodigi del Divin Volere e che non abbia eletto tra tanti Santi uno che deva dar principio a questa santità tutta divina? Eppure ci furono gli Apostoli e tanti altri grandi Santi, che hanno fatto stupire tutto il mondo…” (03-12-1921)

“Amor mio e Vita mia, io non so persuadermi ancora: com’è possibile che nessun Santo abbia fatto sempre la tua SS. Volontà e che sia vissuto nel modo come ora dici, nel tuo Volere?” –“…Certo che sono stati dei Santi che hanno fatto sempre il mio Volere, ma hanno preso della mia Volontà per quanto ne conoscevano. Essi conoscevano che il fare la mia Volontà era l’atto più grande, quello che più mi onorava e che portava alla santificazione, e con questa intenzione la facevano, e questo prendevano, perché non c’è santità senza la mia Volontà, e non può uscire nessun bene, santità piccola o grande, senza di Essa” (06-11-1922)

“Figlia mia, nella mia Volontà Eterna troverai tutti gli atti miei, come pure quelli della mia Mamma, che coinvolgevano tutti gli atti delle creature, dal primo all’ultimo che dovrà esistere, come dentro di un manto, e (di) questo manto, come formato in due, una (parte) si elevava al Cielo per ridare al Padre mio, con una Volontà Divina, tutto ciò che le creature Gli dovevano: amore, gloria, riparazione e soddisfazione; l’altra rimaneva a difesa e aiuto delle creature. Nessun altro è entrato nella mia Volontà Divina per fare tutto ciò che fece la mia Umanità. I miei Santi hanno fatto la mia Volontà, ma non sono entrati dentro per fare tutto ciò che fa la mia Volontà e prendere come in un colpo d’occhio tutti gli atti, dal primo all’ultimo uomo, e rendersene attori, spettatori e divinizzatori. Col fare la mia Volontà non si giunge a fare tutto ciò che il mio Eterno Volere contiene, ma scende nella creatura limitato, quanto la creatura ne può contenere. Solo chi entra dentro si allarga, si diffonde come luce solare negli eterni voli del mio Volere e, trovando i miei atti e quelli della mia Mamma, vi mette il suo. Guarda nella mia Volontà: ci sono forse altri atti di creatura moltiplicati nei miei, che giungono fino all’ultimo atto che deve compiersi in questa terra? Guarda bene; non ne troverai nessuno. Ciò significa che nessuno è entrato. Solo era riserbato di aprire le porte del mio Eterno Volere alla piccola figlia mia, per unificare i suoi atti ai miei e a quelli della mia Mamma e rendere tutti i nostri atti triplici innanzi alla Maestà Suprema e a bene delle creature. Ora, avendo aperto le porte, possono entrare altri, purché si dispongano ad un tanto bene”. (06-11-1922)

Nella misura che si conosce, si apprezza, si desidera, si ama, si possiede

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