Il Cuore del Progetto di Dio

Cari fratelli, dopo la festa dell’Eucaristia il venerdì seguente la Chiesa celebra la grande festa del Sacro Cuore di Gesù. Se il Cuore della Chiesa è l’Eucaristia, il Cuore dell’Eucaristia –cioè di Gesù– è la Volontà del Padre. Se riceviamo Gesù nell’Eucaristia, la finalità, il risultato deve essere avere il suo stesso Cuore e, come Lui, avere come vita in noi, come vita nostra la Volontà del Padre.
E il giorno dopo la Chiesa contempla l’Immacolato Cuore di Maria, lo stesso prodigio, lo stesso Trionfo della Divina Volontà, il suo Regno! Adesso tocca a noi prendere parte al suo Trionfo, sollecitare con la preghiera e con tutti i mezzi divini a disposizione il Trionfo del suo Regno e la totale disfatta del regno infernale, che il volere di uomini senza Dio guidati dal demonio vuole imporre nel mondo.

Carissimi, che cosa è quello che fa la differenza tra un edificio o casa qualunque e una chiesa o una cappella, magari identiche come costruzione…? L’altare! E che cosa è un altare e a che serve? Esso è il luogo dove offriamo a Dio qualcosa di nostro e dove Lui ci offre a sua volta qualcosa di suo. Nella Messa noi gli offriamo nell’offertorio un po’ di pane (un’ostia) e un po’ di vino, e il Padre Celeste ci offre nella Consacrazione suo Figlio sacrificato per noi, affinché lo riceviamo nella Comunione. Nell’offertorio dobbiamo presentare a Dio e offrirgli quello che siamo, quello che abbiamo e quello che facciamo: noi stessi, le nostre cose, la nostra vita insieme al pane e al vino, e Dio in cambio ci presenta e ci offre la sua Vita, trasformando per noi quel pane e vino nel Corpo, Sangue, Anima e Divinità di suo Figlio. Per tanto, nell’altare dove si celebra la Messa avviene un meraviglioso scambio, un “ammirabile commercio”, come lo chiama la Chiesa. È il posto dove avviene questa donazione reciproca tra Dio e gli uomini. L’altare è perciò il luogo dell’incontro, è il luogo dell’amore.

Anche noi abbiamo un “altare”: quello spirituale è la nostra volontà; e quello del corpo è il nostro cuore fisico, dal quale dipende la circolazione e la vita di tutto il corpo. È significativo lo schema di questo organo ‒possiamo dire‒ formato da quattro spazi interni separati da una parete verticale e da un’altra orizzontale, in forma di croce. E che con il suo palpitare (contraendosi e dilatandosi ritmicamente per pompare il sangue e dare vita a tutto il corpo) stia riproducendo a modo d’immagine quel “mi ami‒ti amo” eterno, infinito, che forma la Vita delle Divine Persone in Dio.

E quello che chiamiamo il cuore rappresenta non solo la sede dei sentimenti, delle gioie e delle pene, del dolore e dell’amore, ma è la sorgente delle intenzioni e delle decisioni. “Dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo” (Mc 7,21-23). Il Vangelo parla di quelli che hanno il cuore indurito e di quelli che sono puri di cuore. Il cuore dovrebbe essere il luogo dell’incontro con Dio, il luogo dell’incontro con il suo Amore. Per questo Dio promise: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.” (Ez 36,26-27)

Immaginiamo allora un papà che ha un bambino; questo bambino però è nato con il suo cuoricino danneggiato (e ciò rappresenta il peccato originale), perciò non potrebbe vivere. Ma il suo papà, che è perfettamente sano ed è anche un bravo medico interviene con una operazione: si apre il costato (e questo lo ha fatto Gesù sulla Croce) e dal suo cuore paterno collega una vena, un’arteria al cuore del figlio, che in questo modo può vivere grazie al cuore di suo padre. Questo collegamento rappresenta la Grazia. Il peccato veniale ferisce questo collegamento, quello mortale lo interrompe… Ma con il tempo, il bambino cresce e arriva un momento in cui questo papà dice al ragazzo: figlio mio, sono contento che tu sia vivo, che tu viva unito a me, ma non ti vedo forte, né sicuro, né felice come lo sono io; se tu me lo permetti, ti propongo un altro intervento: vorrei collegare tutto il mio essere al tuo, i miei occhi ai tuoi occhi, la mia bocca alla tua, la mia mente alla tua mente, le mie mani alle tue mani, perfino il mio respiro al tuo, in modo che io vivrò in te e tu vivrai per mezzo mio e tutto ciò che è mio sarà tuo, avremo tutto in comune, avremo un solo cuore, una sola vita… Non farò niente senza di te, né tu senza di me.

Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, ha un Cuore divino, è la Volontà delle Tre Divine Persone, e un cuore umano, del quale ha detto “imparate da Me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Lc 11,29). Il Sacro Cuore umano di Gesù rappresenta e contiene il suo Cuore divino. Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, ha due volontà, una umana e una Divina, eppure non ha vissuto una doppia vita, in certi momenti come Dio e in altri come uomo, ma sempre una sola vita di Uomo-Dio. Due nature, quindi due volontà perfettamente unite in un solo volere, Divino. E in modo simile è quello che adesso ci propone come dono supremo di grazia, per poter dire come Lui disse al Padre: “Tutto ciò che è mio è tuo e tutto ciò che è tuo è mio” (Gv 17,10).

In modo simile a questa unione di volontà, pensiamo a ciò che avviene nella Messa, quando il celebrante pronuncia le parole della Consacrazione: è Gesù che in quel momento parla con la bocca del sacerdote e la volontà dell’uno e dell’altro sono una sola, s’identificano e realizzano il prodigio dell’Eucaristia. In quel momento succede un doppio miracolo: non solo il pane e il vino diventano Gesù realmente presente, ma anche il sacerdote: in quel momento non è più sé stesso, ma diventa una sola cosa con Gesù. Così dovrebbe essere per lui e per tutti noi 24 ore su 24, per ogni cosa. Questo è l’ideale divino, il suo sogno d’amore, la finalità di tutto, questo è il suo vero Regno.

Era già in embrione, raffigurato nella Santa Chiesa dei primi tempi: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune” (Atti, 4,32). Ma questa unità trova l’ostacolo del volere umano di ognuno, che vuole avere vita senza il Volere Divino: da qui viene tutta la fatica e la lotta che vive la Chiesa in ogni suo membro. Per questo San Paolo dice: “Vi esorto dunque io, prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,1-6).

Gli mancò aggiungere la parola “un solo Cuore”, là dove dice “un solo Signore”, ma è sottinteso. Questo ideale divino, questo sogno del suo amore, questo suo vero Regno è perfettamente realizzato nel Cuore Immacolato di Maria. Gesù dice alla Serva di Dio Luisa Piccarreta (2° Volume, 04.07.1899):

“Il mio proprio regno fu nel Cuore di mia Madre, e questo perché il suo Cuore non fu mai menomamente disturbato, tanto che nel mare immenso della Passione soffrì pene immense, il suo Cuore fu passato da parte a parte dalla spada del dolore, ma non ricevette un minimo alito di turbamento. Quindi, essendo il mio regno, regno di pace, potetti perciò stendere in Lei il mio regno e, senza trovare alcun ostacolo, liberamente regnare”.

E il 06.01.1900 Luisa dice: “Questa mattina ho fatto la Comunione ed essendomi trovata insieme con Gesù, ci stava la Mamma Regina e, o meraviglia, guardavo la Madre e vedevo il Cuore di Lei trasmutato in Gesù Bambino, guardavo il Figlio e vedevo nel Cuore del Bambino la Madre…”

Il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, promesso da Dio fin dal principio, subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, è il Trionfo della Divina Volontà come è avvenuto in Lei venti secoli fa, e che adesso deve compiersi nei suoi figli, è il compimento in noi del Regno promesso.

Il Cuore di Gesù manifesta il Cuore del Padre. “Chi vede Me vede il Padre”, ha detto, ed io dico: “hai ragione, Signore, ma, se mi permetti…, manca qualche cosa per presentare l’immagine completa del Padre”. Immagino che Gesù sorrida e dica: “ho capito cosa vuoi dire: se non c’è la mia Mamma, il suo Cuore Immacolato unito al mio Cuore Divino, non sarebbe completa la manifestazione del Cuore del Padre”. I Cuori di Gesù e di Maria, insieme, ci rivelano il Cuore del Padre. Se la Chiesa celebra la festa del Sacro Cuore di Gesù e il giorno dopo quella del Cuore Immacolato di Maria, è perché sono inseparabili nella loro unità. E questi due Cuori uniti insieme, che cosa ci mostrano? Il Cuore Divino dell’eterno Padre! È a Lui, alla sua Volontà dove ci vogliono portare!

Desidero esprimerlo con queste parole di un canto: “O Gesù, nel centro del tuo Cuore vive la Divina Volontà, la Sorgente di tutta la tua vita, d’ogni bene e felicità. – Nel tuo Cuore voglio dimorare per amarti come ami Tu, voglio sempre tuffarmi in questo Mare, nel Volere santo di Gesù. – Che il tuo Regno venga sulla terra, che sia fatta la tua Volontà, che sia vita di ogni creatura, come è vita della Trinità”.

Cari fratelli, la vita viene dal battito continuo del cuore, e prima ancora che dal nostro cuore fisico, viene dall’incessante “Ti amo” del Cuore di Dio, che attende la nostra risposta, ma quando l’amore non la trova diventa dolore. Per questo tutto il tempo della nostra vita, istante per istante, deve essere questa risposta di amore a Dio: questo è il vero senso della vita, la sua realizzazione. E lo scopo della Messa è quello di unirci alla perfetta risposta di amore che Gesù dà per tutti noi al Padre.

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