Padre nostro che sei nei cieli
“Padre nostro” – Chi è che parla? Chi è Figlio – Con che parla? Con la bocca? Con la mente? Sì, ma soprattutto con il cuore – Perché “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Lc 10,22) – E il Padre non è solo oggetto di conoscenza, ma di esperienza viva, l’esperienza dell’amore. Per questo lo Spirito grida nel nostro cuore: “Abbà, Padre!” (Rom 8,15).
Che sei nei cieli – Non solo nel Cielo, ma anche in terra e ovunque e sempre, Tu che dai vita ad ogni battito di ogni cuore, Tu che accendi ogni pensiero in ogni mente, come accendi di luce ogni mattina il sole e ogni sera tutte le stelle, come curi ogni fogliolina di ogni pianta e ogni essere della tua Creazione in vista della finalità che Tu hai preparato… – Ma soprattutto, Tu ti compiaci di essere nel cuore e nello spirito di ogni figlio tuo: questi sono i tuoi “cieli”.
Sia santificato il tuo Nome – Ma il tuo Nome è di per sé Santo, come ha proclamato la Vergine nel Magnificat – Ma dire così è esprimere un grande desiderio: che il tuo nome di Padre sia riconosciuto, sia onorato e glorificato, che Tu ti possa sentire “realizzato” come Padre in ognuno dei tuoi figli, che ogni figlio sia il tuo vanto, la tua soddisfazione e la tua gloria!
Venga il tuo Regno – Che cosa è il tuo Regno? “Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rom 14,17). Sì, va bene, ma queste cose sono frutto di qualcosa: il tuo regnare è che la tua Volontà si realizzi nelle tue creature – Ma perché invochiamo che venga? Perché non dire che “andiamo” ad esso? Perché ancora si deve realizzare qui, sulla terra; in Cielo già è realizzato.
Quindi il tuo Regno è che sia fatta la tua Volontà, come in Cielo, così in terra – Ma questo è molto di più di compiere noi le cose che Tu ci comandi, quello che Tu vuoi: è chiedere che quello che la tua Volontà è per Te, così sia per noi; come è per il Padre, così sia per i figli – E che cosa è per Te, o Padre, la tua adorabile Volontà? – Ecco, la Volontà del Padre è la stessa e unica Volontà delle tre Divine Persone: la vostra Volontà è come “il Cuore” palpitante d’Amore, che gli basta volere per fare, è come “la sorgente” della Vita della SS. Trinità. Proprio questo Tu vuoi che sia anche per noi.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano – Quale è il pane di cui abbiamo bisogno? Gesù ci ha parlato del pane del Cielo. Ogni pane viene da Te, o Padre: il pane materiale e tutto ciò che per tua Volontà serve per sostenere la nostra vita, il Pane vivo disceso dal Cielo che è Gesù vivo nell’Eucaristia, e il terzo pane, quello di Gesù stesso, del quale ha detto: “Io ho un cibo che voi non conoscete… Il mio cibo è fare la Volontà di Colui che mi ha mandato” (Gv 4,32-33) – Ogni pane è del Cielo, perché ogni pane e ogni cosa buona viene da Te, o Padre, per portarci a Te. Ma se non lo riconosciamo come pane del Cielo, ma solo come pane della terra, ci porta a noi stessi e alla terra. Allora non serve a “fare comunione” con Te, non serve per unirci a Te.
E allora, rimetti a noi i nostri debiti – Non solo i nostri peccati, disubbidienze e offese, ma queste ingiustizie verso di Te, che sono i debiti di riconoscenza, di adorazione, di gratitudine, di generosità, di amore – Noi non siamo in grado di riempire questi vuoti, di coprire i nostri debiti: facciamo appello alla tua Misericordia – È Gesù che te lo chiede ogni volta insieme a noi; ma Gesù aggiunge:
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori – Egli è Uomo con noi, ma è Dio con Te, e a questo punto, queste parole le pronunciate Voi, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: “come Noi”, un “Noi” con maiuscolo, perché il modello del vostro perdono non può essere il nostro modo di perdonare, ma è al contrario, il vostro perdono deve essere il modello del nostro – Per questo, Gesù ci mette in bocca queste parole, affinché noi impariamo a perdonare come Voi.
E non ci indurre in tentazione – Sì, Padre, che non sia necessario, Tu che sei “fedele, non permettere che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione ci dai anche la via d’uscita e la forza per sopportarla” (cfr 1 Cor 10,13) – Nessuno può essere tentato da Dio, perché Tu non puoi essere tentato dal male e non tenti nessuno al male. (cfr Gc 1,13-15) – Perciò, nel chiederti di non condurci dentro della tentazione o davanti al tentatore (questo vuol dire indurre), ti stiamo ripetendo la supplica di Gesù nel Getsemani: “Abba, Padre, se è possibile, allontana da Me questo calice”.
Per tanto, “liberaci dal male” – Da ogni male, da ogni cosa che si oppone alla tua Volontà, da ogni cosa che ci separi e ci allontani da Te. Amen!
Ma adesso possiamo comprendere che Gesù, insegnando la “sua” preghiera al Padre, ha voluto insegnare non solo una preghiera, parole, concetti, ma soprattutto uno spirito, il suo Spirito filiale, il suo rapporto di fiducia, d’intimità, di amore al Padre, di reciproca appartenenza e vicendevole totale donazione. Ha voluto condividerlo con noi, ha voluto viverlo in noi e per mezzo nostro. Ha voluto dare a ognuno di noi il posto che Egli stesso occupa come Figlio nel Cuore del Padre. Ha voluto che con questa preghiera mettiamo nel nostro cuore tutto ciò che il Padre ha nel suo Cuore e facciamo comunione con Lui.
Così, il Padrenostro esprime nella prima parte il nostro desiderio delle cose del Padre (“il tuo Nome”, “il tuo Regno”, “la tua Volontà”) e nella seconda parte il nostro bisogno (“il nostro pane”, “i nostri debiti”, “rimetti a noi”, “liberaci”…)
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