Nell’agonia del Getsemani, non gli uomini, ma l’Amore eterno trafisse Gesù con chiodi infuocati, lo coronò con spine ardenti

La seconda ora di agonia nel Getsemani:

Trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando all’agonia di Gesù nell’orto; e facendosi vedere appena il benedetto Gesù mi ha detto:

“Figlia mia, gli uomini non fecero altro che lavorare la scorza della mia Umanità e l’Amore eterno mi lavorò tutto il di dentro, sicché nella mia agonia, non gli uomini, ma l’Amore eterno, l’Amore immenso, l’Amore incalcolabile, l’Amore nascosto mi aprì larghe ferite, mi trafisse con chiodi infuocati, mi coronò con spine ardenti, mi abbeverò con fiele bollente; sicché la mia povera Umanità, non potendo contenere tante specie di martiri in un medesimo tempo, [fece] sboccare fuori larghi rivi di sangue, si contorceva, e giunse a dire: «Padre, se è possibile, togli da Me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta», ciò che non fece nel resto della Passione. Sicché tutto ciò che soffrii nel corso della Passione, lo soffrii tutto insieme nell’agonia, ma in modo più intenso, più doloroso, più intimo, perché l’amore mi penetrò fin nelle midolla delle ossa e nelle fibre più intime del Cuore, dove mai potevano giungere le creature, ma l’amore a tutto arriva, non c’è cosa che gli possa resistere. Onde il mio primo carnefice fu l’amore. Perciò nel corso della Passione non ci fu in Me neppure uno sguardo bieco verso di chi mi faceva da carnefice, perché avevo un carnefice più crudo, più attivo in Me, qual era l’amore, e dove i carnefici esterni non giungevano o qualche particella veniva risparmiata, l’amore riprendeva il suo lavoro e in nulla mi risparmiava. E così è in tutte le anime, il primo lavoro lo fa l’amore, e quando l’amore ha lavorato e l’ha riempito di sé, quello che si vede di bene all’esterno non è altro che lo sbocco del lavorio che l’amore ha fatto nell’interno.”  (Vol. 9°, 25-11-1909)

“Figlia mia, voglio refrigerio alle mie fiamme, voglio sfogare il mio amore, ma il mio amore è respinto dalle creature. Tu devi sapere che Io, nel creare l’uomo, misi fuori, da dentro la mia Divinità, una quantità d’amore, che doveva servire come vita primaria delle creature, per arricchirle, per sostenerle, per fortificarle e per aiuto in tutti i loro bisogni, ma l’uomo respinge questo amore ed il mio amore va ramingo dacché fu creato l’uomo, e gira sempre, senza mai fermarsi. Respinto da uno, corre ad un altro per darsi, e come è respinto dà in singhiozzo di pianto. Sicché la noncorrispondenza forma il singhiozzo di pianto dell’Amore. Onde, mentre il mio amore va ramingo e corre per darsi, se vede uno debole nella vita dell’anima, povero della mia grazia, dà in singhiozzo di pianto e gli dice: «Ahi, se non mi facessi andare ramingo e mi avessi dato alloggio nel tuo cuore, saresti stato forte e nulla ti mancherebbe!» Se vede un altro caduto nella colpa, dà in singhiozzo: «Ahi, se mi avessi dato entrata nel tuo cuore, non saresti caduto!» Per quell’altro che vede trascinato dalle pas-sioni, infangato di terra, l’Amore piange e singhiozzando ripete: «Ahi, se avessi preso il mio amore, le passioni non avrebbero vita su di te, la terra non ti toccherebbe, il mio amore ti basterebbe per tutto!». Sicché in ogni male dell’uomo, piccolo oppure grande, lui ha un singhiozzo di pianto [1] e continua ad andare ramingo per darsi all’uomo.

E quando nell’orto del Getsemani si presentarono tutti i peccati innanzi alla mia Umanità, ogni colpa aveva il singhiozzo del mio amore, e tutte le pene della mia passione, ogni colpo di flagello, ogni spina, ogni piaga, era accompagnata dal singhiozzo del mio amore. Perché se l’uomo avesse amato, nessun male poteva venire. La mancanza d’amore ha germogliato tutti i mali e anche le mie stesse pene”.  (Vol. 14°, 4-2-1922)

[1]“Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio…” (Ef 4,30). “Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili…” (Rom 8,26).


Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo

Gesù a Luisa: “Figlia mia, mi è tanto gradito chi va ruminando sempre la mia Passione e ne sente dispiacere e mi compatisce, che mi sento come rinfrancato da tutto ciò che soffrii nel corso della mia Passione; e l’anima, ruminandola sempre, viene ad apprestare un cibo continuo. In questo cibo ci sono diversi condimenti e sapori, che formano diversi effetti; sicché, se nel corso della mia Passione mi diedero funi e catene per legarmi, l’anima mi scioglie e mi dà la libertà; quelli mi disprezzarono, mi sputarono e disonorarono; essa mi apprezza, mi pulisce da quegli sputi e mi onora…” (Vol. 7°, 9.11.1906)

A cura di Padre Pablo Martín Sanguiao
download

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *