L’inizio della santità del vivere nel Divin Volere

Dagli Scritti della Serva Luisa Piccarreta:

Riprendo per ubbidire. Il mio sempre amabile Gesù pare che ha voglia di parlare del vivere nel suo SS. Volere. Pare che mentre parla della sua SS. Volontà dimentica tutto e fa dimenticare tutto. L’anima non trova altra cosa, altro bene che la necessità di vivere nel suo Volere.

Onde il dolce mio Gesù, dopo avere scritto il giorno 20 Novembre del suo Volere, dispiacendosi con me mi ha detto: “Figlia mia, non hai detto tutto. Voglio che nessuna cosa trascuri di scrivere quando Io ti parlo del mio Volere, anche le più piccole cose, perché serviranno tutte per il bene dei posteri. In tutte le santità ci sono stati sempre i santi che per primi hanno avuto l’inizio di una specie di santità; sicché ci fu il santo che iniziò la santità dei penitenti, l’altro che iniziò la santità dell’ubbidienza, un altro quella dell’umiltà, e così di tutto il resto delle altre santità. Ora l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu.

Figlia mia, tutte le altre santità non sono esenti da perdimento di tempo e da interesse personale. Come per esempio: un’anima che vive in tutto attenta all’ubbidienza, c’è molta perdita di tempo; quel dire e ridire continuato la distrae da Me, scambia la virtù in vece mia e se non ha l’opportunità di prendere tutti gli ordini vive inquieta. Un’altra che soffre le tentazioni, oh, quanta perdita di tempo! Non sono mai stanche di dire tutti i loro cimenti e scambiano la virtù della sofferenza in vece mia. E molte volte queste santità vanno a sfascio, ma la santità del vivere nel mio Volere va esente da interesse personale, da perdita di tempo; non c’è pericolo che scambino Me per la virtù, perché il vivere nel mio Volere sono Io stesso. Questa fu la santità della mia Umanità sulla terra e perciò feci tutto e per tutti, senza l’ombra dell’interesse. L’interesse proprio toglie l’impronta della santità divina, perciò mai può essere un sole; al più, per quanto bella, può essere una stella.

Perciò voglio la santità del vivere nel mio Volere: in questi tempi sì tristi la generazione ha bisogno di questi soli che la riscaldino, la illuminino, la fecondino. Il disinteresse di questi angeli terrestri –tutto per il loro bene, senza l’ombra del proprio– aprirà la via nei loro cuori a ricevere la mia Grazia. E poi, le chiese sono poche, molte ne verranno distrutte; molte volte non trovo sacerdoti che mi consacrino, altre volte permettono ad anime indegne di ricevermi e ad anime degne di non ricevermi; altre non possono ricevermi, sicché il mio Amore si trova inceppato. Perciò voglio fare la santità del vivere nel mio Volere. In essa non avrò bisogno di sacerdoti per consacrarmi, né di chiese, né di tabernacoli, né di ostie, ma esse saranno tutto insieme: sacerdoti, chiese, tabernacoli ed ostie [1]. Il mio Amore sarà più libero: ogniqualvolta vorrò consacrarmi lo potrò fare, in ogni momento, di giorno, di notte, in qualunque luogo esse si trovino. Oh, come il mio Amore avrà sfogo completo! Ah, figlia mia, la generazione presente meritava di essere distrutta del tutto, e se permetterò che qualche poco resti di essa, è per formare questi soli della santità del vivere nel mio Volere, che a mio esempio mi rifaranno di tutto quello che mi dovevano le altre creature passate, presenti e future. Allora la terra mi darà vera gloria ed il mio «Fiat Voluntas tua, come in Cielo così in terra» avrà compimento ed esaudimento”. (27.11.1917)


[1]“Non avere bisogno” non significa che non ci saranno questi mezzi, i Sacramenti. Più avanti (il 29.1.1919) Gesù le dice: “Avrò uno stuolo di anime che vivendo nel mio Volere rifaranno tutti gli atti delle creature, e avrò la gloria di tanti atti sospesi, fatti solo da Me, fatti anche dalle creature, e queste di tutte le classi: vergini, sacerdoti, secolari, a seconda del loro ufficio; quindi ci saranno. Chi vive nella Divina Volontà forma in sé la Vita di Gesù, come nell’Eucaristia, e la moltiplica per darla a tutti in virtù della Divina Volontà, perché Essa è la sorgente e la vita di tutti i sacramenti.  E se li riceve in Essa è per glorificarli, come fa Luisa (Cfr. Vol. XXII, 4.7.1927).

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