La Resurrezione di Gesù è simbolo dalle anime che formeranno la santità nel suo Volere

Dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta:

Stavo fondendomi nel Volere Santo del mio sempre amabile Gesù, ed insieme col mio Gesù la mia intelligenza si perdeva nell’opera della Creazione, adorando e ringraziando per tutto e per tutti la Maestà Suprema, e il mio Gesù, tutto affabilità, mi ha detto:

“Figlia mia, nel creare il cielo, prima creai le stelle come astri minori e poi creai il sole, astro maggiore, dotandolo di tale luce da eclissare tutte le stelle, come nascondendole in sé, e costituendolo re delle stelle e di tutta la natura. È mio solito fare prima le cose minori come preparativi delle cose maggiori, corona delle cose minori. Il sole, mentre è il mio relatore, adombra insieme le anime che formeranno la loro santità nel mio Volere. I santi che sono vissuti nello specchio della mia Umanità e come all’ombra della mia Volontà saranno le stelle. Quelle, sebbene dopo, saranno i soli. Quest’ordine lo tenni pure nella Redenzione. La mia nascita fu senza strepito, anzi, negletta; la mia infanzia, senza splendore di cose grandi innanzi agli uomini. La mia vita di Nazaret fu tanto nascosta, che vissi come ignorato da tutti; mi adattavo a fare le cose più piccole e comuni della vita umana. Nella vita pubblica ci fu qualche cosa di grande, ma pure, chi conobbe la mia Divinità? Nessuno, neppure tutti gli Apostoli. Passavo in mezzo alle turbe come un altro uomo, tanto che tutti potevano avvicinarmi, parlarmi e, se occorreva, anche disprezzarmi”.

Ed io, interrompendo il dire di Gesù, ho detto: “Gesù, Amor mio, che tempi felici erano quelli! Più felici quelle genti che potevano, solo che lo volevano, avvicinarti, parlarti e stare con Te!”

E Gesù: Ah, figlia mia, la vera felicità la porta la mia Volontà. Solo essa racchiude tutti i beni nell’anima e, facendosi corona intorno all’anima, la costituisce regina della vera felicità. Solo queste saranno regine del mio trono, perché sono parto del mio Volere. È tanto vero questo, che quelle genti non furono felici; molti mi videro, ma non mi conobbero, perché il mio Volere non risiedeva in loro come centro di vita, quindi, ad onta che mi videro, rimasero infelici, e solo quelli che ricevettero il bene di ricevere nei loro cuori il germe del mio Volere si disposero a ricevere il bene di vedermi risorto.

Ora, il portento della mia Redenzione fu la Resurrezione, che più che fulgido sole coronò la mia Umanità, facendovi splendere anche i miei più piccoli atti di uno splendore e meraviglia tali da far stupire Cielo e terra, e che sarà principio, fondamento e compimento di tutti i beni, corona e gloria di tutti i beati. La mia Resurrezione è il vero sole che glorifica degnamente la mia Umanità, è il sole della religione cattolica, è la vera gloria di ogni cristiano. Senza la Resurrezione sarebbe stato come il cielo senza sole, senza calore e senza vita.

Ora, la mia Resurrezione è simbolo[1] delle anime che formeranno la santità nel mio Volere. I santi di questi secoli passati sono simbolo della mia Umanità, i quali, sebbene rassegnati, non hanno avuto atto[2] continuo nel mio Volere, quindi non hanno ricevuto l’impronta del sole della mia Resurrezione, ma l’impronta delle opere della mia Umanità prima della Resurrezione. Perciò saranno molti: quasi come stelle mi formeranno un bell’ornamento al cielo della mia Umanità. Ma i santi del vivere nel mio Volere, che simboleggeranno la mia Umanità risorta, saranno pochi. Difatti la mia Umanità, prima di morire, molti, turbe e folla di gente, la videro, ma la mia Umanità risorta la videro pochi, i soli credenti, i più disposti e, potrei dire, solo quelli che tenevano il germe del mio Volere, che se ciò non avessero avuto, sarebbe mancata loro la vista necessaria per poter vedere la mia Umanità gloriosa e risorta e quindi essere spettatori della mia salita al Cielo.

Ora, se la mia Resurrezione simboleggia i santi del vivere nel mio Volere[3] –e questo con ragione, perché ogni atto, parola, passo, ecc. fatto nel mio Volere è una resurrezione divina che l’anima riceve, è un’impronta di gloria che subisce, è un uscire di sé per entrare nella Divinità, e l’anima, nascondendosi nel fulgido sole del mio Volere, ama, opera, pensa–, che meraviglia è se l’anima resta tutta risorta ed immedesimata nello stesso sole della mia Gloria e mi simboleggia la mia Umanità risorta? Ma pochi sono quelli che si dispongono a ciò, perché nella le anime stessa santità vogliono qualche cosa di proprio bene; invece, la santità del vivere nel mio Volere nulla, nulla ha di proprio, ma tutto di Dio. E per disporsi le anime a ciò, di spogliarsi dei beni propri, troppo ci vuole; perciò non saranno molti. Tu non sei nel numero dei molti, ma dei pochi; perciò sempre attenta alla chiamata e al tuo volo continuo”. (Dal Vol. 12°, 15 Aprile 1919)


[1] – Intende dire anche:“la mia Resurrezione è simboleggiata dalle anime… I santi sono simboleggiati dalla mia Umanità”

[2] – Luisa dice, come al solito, “attitudine” volendo dire “attività” o “atto”.

[3] – E i 40 giorni di Gesù Risorto sulla terra prima dell’Ascensione, parlando ai suoi discepoli del Regno di Dio, furono figura del compimento che avrà il Regno della sua Volontà,“così in terra come in Cielo”. “L’era del vivere nel suo Volere”, come spesso dice in questi scritti, non ha niente a che vedere con il millenarismo, eresia che riguarda il modo di concepire il Regno di Dio: un modo materialistico e mondano, carnale (Cfr. Vol. XXII, 8.9.1927, ecc.).

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