Gesù vestito da pazzo ed in continue burle da tutte le specie di persone
Dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta:
Stavo facendo l’ora della Passione, quando il mio dolce Gesù si trovava nel palazzo di Erode vestito da pazzo e burlato, e il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, non solo allora fui vestito da pazzo, schernito e burlato, ma le creature continuano a darmi queste pene, anzi sono in continue burle, da tutte le specie di persone. Se una persona si confessa e non mantiene i suoi propositi di non offendermi, è una burla che mi fa; se un sacerdote confessa, predica, amministra sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che dice e alla dignità dei sacramenti che amministra, tante burle mi fa per quante parole dice, per quanti sacramenti amministra, e mentre Io nei sacramenti ridavo loro la vita novella, loro mi danno scherni, burle e, col profanarli, mi preparano la veste per vestirmi da pazzo.
Se i superiori comandano il sacrificio ai sudditi, la virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano la vita comoda, viziosa, interessata, sono tante burle che mi fanno. Se i capi civili ed ecclesiastici vogliono l’osservanza delle leggi e loro sono i primi trasgressori, sono burle che mi fanno. Oh, quante burle mi fanno! Sono tante che ne sono stanco, specie quando sotto il bene mettono il veleno del male, oh, come si prendono gioco di Me, come se Io fossi il loro trastullo e il loro passatempo. Ma la mia giustizia presto o tardi si burlerà di loro col punirli severamente. Tu prega e riparami queste burle che tanto mi addolorano e che sono causa di non farmi conosce chi Io sia”. (Vol. 13°, 16-9-1921)
“Figlia mia, il passo più umiliante della mia passione fu proprio questo, l’essere vestito e trattato da pazzo. Divenni il trastullo dei giudei, lo straccio loro. Umiliazione più grande non poteva sostenere la mia infinita sapienza. Eppure era necessario che Io, Figlio di un Dio, soffrissi questa pena. L’uomo, peccando, diventa pazzo. Pazzia più grande non può darsi, e da re, qual è, diventa schiavo e trastullo di vilissime passioni che lo tiranneggiano e più che pazzo lo incatenano a loro bell’agio, gettandolo nel fango e coprendolo delle cose più sporche.
Oh, che gran pazzia è il peccato! In questo stato l’uomo mai poteva essere ammesso innanzi alla Maestà Suprema. Perciò volli sostenere Io questa pena così umiliante, per impetrare all’uomo che uscisse da questo stato di pazzia, offrendomi Io al mio Celeste Padre, a sostenere le pene che meritava la loro pazzia. Ogni pena che soffrii nella mia passione non era altro che l’eco delle pene che meritavano le creature; quell’eco rimbombava su di Me e mi sottoponeva e pene, a scherni, a derisioni, a beffe e a tutti i tormenti”.[1] (Vol. 14°, 1-4-1922)
[1] – “Cristo patì per voi (…) Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti” (1 Pietro, 2,21-25).
La Passione di Gesù Cristo
L’agonia del Getsemani dagli scritti di Maria Valtorta, di Anna Katerina Emmerick e di Luisa Piccarreta
LE VENTIQUATTRO ORE DELLA PASSIONE e i brani corrispondenti nei volumi di Luisa Piccarreta
“Vedi com’è bella la morte e come le cose si cambiano? In vita fui disprezzato, gli stessi miracoli non fecero gli effetti della mia morte; fin sulla croce ci furono insulti, ma non appena spirato, la morte ebbe la forza di cambiare le cose, tutti si percotevano il petto, confessandomi come vero Figlio di Dio; gli stessi miei discepoli presero coraggio e anche quegli occulti si fecero arditi e domandarono il mio corpo, dandomi onorevole sepoltura; Cielo e terra a piena voce mi confessarono Figlio di Dio”. (Vol. 9°, 4-7-1910)
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