Fra tutte le cose create, l’uomo è il capolavoro di Dio

Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto: “Figlia mia, niente hai detto della creazione dell’uomo, del capolavoro della Potenza creatrice, dove l’Eterno, non a spruzzi, ma ad onde, a fiumi, gettava il suo amore, la sua bellezza, la sua maestria, e preso da eccesso d’amore, metteva Se stesso come centro dell’uomo. Ma Lui ne voleva una degna abitazione: che fa dunque questa Maestà increata? Crea l’uomo a sua immagine e somiglianza, dal fondo del suo Amore vi trae un respiro e col suo Alito onnipotente gli infonde la vita, dotando l’uomo di tutte le sue qualità, proporzionate a creatura, e facendolo un piccolo Dio. Sicché tutto ciò che vedi nel creato era un bel nulla a confronto della creazione dell’uomo. Oh, quanti cieli, stelle, soli più belli stendeva nell’anima creata, quante varietà di bellezza, quante armonie! Basta dire che mirò l’uomo creato e lo trovò tanto bello da innamorarsi e, geloso di questo suo portento, Lui stesso si fece custode e possessore dell’uomo e disse all’uomo: «Tutto ho creato per te; ti do il dominio di tutto, tutto è tuo e tu sarai tutto mio». Tu non tutto potrai comprendere dei mari d’amore, delle relazioni intime e dirette, della somiglianza che corre tra Creatore e creatura.

Ah, figlia del Cuor mio, se la creatura già conoscesse quanto è bella la sua anima, quante doti divine contiene e come, tra tutte le cose create, sorpassa tutto in bellezza, in potenza, in luce, tanto che si può dire che è un piccolo Dio e un piccolo mondo che tutto in sé contiene, oh, come lei stessa si stimerebbe di più e non imbratterebbe con la più leggera colpa una bellezza sì rara, un prodigio così portentoso della Potenza creatrice! Ma la creatura, quasi cieca nel conoscere se stessa, e molto più cieca nel conoscere il suo Creatore, si va imbrattando tra mille sozzure, da sfigurare l’opera del Creatore, tanto che stentatamente si riconosce. Pensaci tu stessa qual è il nostro dolore. Perciò, vieni nel mio Volere ed insieme con Me vieni a sostituire per i nostri fratelli innanzi al trono dell’Eterno, per tutti gli atti che dovrebbero fare, per averli creati come un prodigio d’amore della sua Onnipotenza, eppure così ingrati”.

In un istante ci siamo trovati innanzi a questa Maestà Suprema e a nome di tutti abbiamo espresso il nostro amore, l’adorazione, il ringraziamento per averci creato con tanto eccesso d’amore e dotato di tante belle qualità. (24.02.1919)

Il Divin Volere è l’Eden Celeste dove Dio mette la creatura, per operare come in una nuova Creazione

Continuando il mio solito stato, stavo tutta immersa nel Divin Volere ed il mio sempre amabile Gesù è venuto e mi ha stretto al suo Cuore, dicendomi: “Tu sei la mia figlia primogenita della mia Volontà: come sei cara e preziosa agli occhi miei! Ti terrò tanto custodita che, se nel creare l’uomo preparai un eden terrestre, per te ho preparato un eden divino. Se nell’eden terrestre il connubio tra i primi progenitori fu umano e diedi loro a godere le più belle delizie della terra, e di Me godevano a intervalli [1], nell’eden divino il connubio è divino, ti farò godere le più belle delizie celesti e di Me godrai quanto vuoi, anzi, sarò tua vita e divideremo insieme i contenti, le gioie, le dolcezze e, se occorre, anche le pene. Nell’eden terrestre ebbe accesso il nemico e fu commesso il primo peccato; nell’eden divino è chiusa l’entrata al demonio, alle passioni, alle debolezze –anzi, lui non vuole entrare, sapendo che il mio Volere lo scotterebbe più dello stesso fuoco dell’inferno, e solo a sentirne la sensazione della mia Volontà il nemico fugge– ed in esso darai principio in modo divino ai primi atti, i quali sono immensi, eterni ed infiniti e abbracciano tutto e tutti”.

Ed io, interrompendo il dire di Gesù, ho detto: “Gesù, Amor mio, quanto più parli di questo Volere Divino, tanto più mi confondo e temo e sento tale annientamento, che mi sento distruggere, quindi inabilitata a corrispondere ai tuoi disegni”.

E Lui, tutto bontà, ha soggiunto: “È il mio Volere, che ti distrugge l’umano, e invece di temere dovresti slanciarti nell’immensità della mia Volontà. I miei disegni su di te sono alti, nobili e divini. La stessa opera della Creazione, oh, come resta dietro a quest’opera di chiamare te a vivere nel Volere Divino, per farvi, non vita umana, ma vita divina. È uno sbocco più forte del mio Amore, è il mio Amore trattenuto dalle creature, che non potendo contenerlo lo verso a torrenti in chi mi ama. E per essere sicuro che il mio Amore non venga respinto e malmenato, ti chiamo nel mio Volere, in modo che né tu né ciò che è mio resti senza il suo pieno effetto ed in piena difesa. Figlia mia, non contristare coi tuoi timori l’opera del tuo Gesù, e segui il volo dove ti chiamo”. (03.03.1919)


[1] – L’eden o paradiso terrestre. Quindi  l’eden divino dovrà realizzarsi anche in questo mondo.

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