Quale fu il dolore di Gesù nel vedere divise le sue vesti e giocata la sua tunica!
“Figlia mia, nella mia Passione c’è un mio lamento, uscitomi con intenso dolore dal fondo del mio Cuore straziato, cioè: «Divisero i miei vestiti e la mia tunica tirarono a sorte». Come mi fu doloroso il veder divise le mie vesti in mezzo ai miei stessi carnefici, e messa a gioco la mia tunica! Era il solo oggetto che Io possedevo, datomi con tanto amore dalla mia Mamma Dolente; ed ora non solo mi hanno spogliato di essa, ma se ne fanno un gioco. Ma sai tu chi mi trafisse maggiormente? In quella veste mi si fece presente Adamo, vestito con la veste dell’innocenza e coperto con la tunica non divisibile della mia Suprema Volontà. L’Increata Sapienza, nel crearlo, fece più che Madre amorosissima: lo vestì, più che tunica, con la luce interminabile della mia Volontà, veste non soggetta né a scomporsi, né a dividersi, né a consumarsi, veste che doveva servire all’uomo per conservare l’immagine del suo Creatore, le sue doti ricevute, e che doveva renderlo mirabile e santo in tutte le cose sue; non solo, ma lo ricoprì con la sopravveste dell’innocenza. E Adamo divise nell’Eden con le sue passioni le vesti dell’innocenza e si giocò la tunica della mia Volontà, veste impareggiabile e di luce smagliante.
Ciò che fece Adamo nell’Eden mi si ripetè sotto i miei occhi sul monte Calvario. Nel vedere divise le mie vesti e giocata la mia tunica, simbolo della veste regale data all’uomo, il mio dolore fu intenso, tanto che ne feci un lamento. Mi si fece presente quando le creature, facendo la loro volontà, fanno un gioco della Mia. Quante volte dividono con le loro passioni la veste dell’innocenza! Tutti i beni vengono racchiusi nell’uomo in virtù di questa veste regale della Divina Volontà. Messa a gioco questa, lui restò scoperto, perdette tutti i beni, perché gli mancò la veste che li teneva racchiusi in lui. Sicché tra tanti mali che fanno le creature col fare la loro volontà, aggiungono il male irreparabile di giocarsi la veste regale della mia Volontà, veste che non potrà essere sostituita da nessun’altra veste”.
Dopo ciò, il mio dolce Gesù mi faceva vedere che metteva la piccola anima mia dentro di un Sole e con le sue sante mani mi teneva ferma in quella luce, e coprendomi tutta dentro e fuori, io non potevo né sapevo vedere altro che luce.
Ed il mio adorato Bene ha soggiunto: “Figlia mia, nel creare l’uomo la Divinità lo metteva nel Sole della Divina Volontà, ed in lui tutte le creature. Questo Sole gli serviva di veste, non solo all’anima, ma i suoi raggi erano tanti che coprivano anche il corpo, in modo che gli serviva più che veste, da renderlo tanto ornato e bello, che né re né imperatori sono mai comparsi così ornati come compariva Adamo con questa veste di luce fulgidissima [1]. Si sbagliano coloro che dicono che Adamo, prima di peccare, andava nudo; falso, falso. Se tutte le cose create da Noi sono tutte ornate e vestite, lui, che era il nostro gioiello, lo scopo per cui tutte le cose furono create, non doveva avere la più bella veste ed il più bell’ornamento fra tutti? Perciò, a lui conveniva la bella veste della luce del Sole della nostra Volontà e, siccome possedeva questa veste di luce, non aveva bisogno di vesti materiali per coprirsi. Come si sottrasse dal «Fiat» Divino, così si ritirò la luce dall’anima e dal corpo e perdette la sua bella veste, e non vedendosi più circondato di luce, si sentì nudo. E vergognandosi nel vedersi lui solo nudo in mezzo a tutte le cose create, sentì il bisogno di coprirsi e si servì delle cose superflue alle cose create per coprire la sua nudità.
Tanto è vero ciò, che dopo il mio sommo dolore di vedere divise le mie vesti e giocata a sorte la mia tunica, nel risorgere la mia Umanità non presi altre vesti, ma mi vestii con la veste fulgidissima del Sole del mio Volere Supremo. Era quella stessa veste che possedeva Adamo quando fu creato, perché per aprire il Cielo, la mia Umanità doveva portare la veste della luce del Sole del mio Volere Supremo, veste regale che, dandomi le divise di Re e il dominio nelle mie mani, aprì il Cielo a tutti i redenti. E presentandomi al mio Celeste Padre, Gli offrii le vesti integre e belle della sua Volontà, con cui era coperta la mia Umanità, per fargli riconoscere tutti i redenti come nostri figli. Sicché la mia Volontà, mentre è vita, nel medesimo tempo è la vera veste della creazione della creatura, e perciò tiene tutti i diritti su di lei; ma quanto non fanno esse per sfuggire da questa luce? Perciò, tu sii ferma in questo Sole dell’Eterno «Fiat» ed Io ti aiuterò a tenerti in questa luce”.
Onde io, nel sentire ciò, gli ho detto: “Mio Gesù e mio tutto, come, se Adamo nello stato d’innocenza non aveva bisogno di vesti, perché la luce della tua Volontà era più che veste, invece la Sovrana Regina possedeva integra la tua Volontà e Tu stesso eri la stessa Volontà, eppure né la Mamma Celeste né Tu portavate le vesti di luce, ed ambedue ve ne serviste di vesti materiali per coprirvi; come va ciò?”
E Gesù ha ripreso a dire: “Figlia mia, tanto Io quanto la Mamma mia venimmo ad affratellarci con le creature, venimmo ad innalzare l’umanità decaduta, e quindi a prendere le loro miserie ed umiliazioni in cui erano cadute, per espiarle a costo della propria vita. Se ci avessero visti vestiti di luce, chi avrebbe ardito avvicinarsi a trattare con Noi? E nel corso della mia Passione, chi avrebbe ardito di toccarmi? La luce del Sole del mio Volere li avrebbe accecati e stramazzati a terra; quindi dovetti fare un miracolo più grande, nascondendo questa luce nel velo della mia Umanità, comparire come uno di loro. Perché Essa rappresentava, non Adamo innocente, ma Adamo caduto, e quindi dovevo assoggettarmi a tutti i suoi mali, prenderli sopra di Me come se fossero miei, per espiarli innanzi alla Divina Giustizia. Invece, quando risorsi dalla morte, poiché rappresentavo Adamo innocente, il novello Adamo, feci cessare il miracolo di tenere nascoste nel velo della mia Umanità le vesti del fulgido Sole del mio Volere e restai vestito di luce purissima, e con questa veste regale ed abbagliante feci il mio ingresso nella Patria mia, restando le porte aperte, perché fino a quel punto erano state chiuse, per fare entrare tutti coloro che mi avevano seguito. Perciò, col non fare la nostra Volontà, non c’è bene che non si perda, non c’è male che non si acquisti”. (20° Vol., 12.12.1926)
[1] – “Se il ministero di morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria −al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pur effimero del suo volto−, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?” (2 Cor 3,7-8). Infatti, “quando Mosè scese dal monte Sinai… non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore” (Es 34,29). Cfr Vol. XVI, 14.01.1924.
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