Come si vive il Dono della Divina Volontà?
La Fede infine è la via sicura per unirci a Dio, alla sua Volontà, e sulla sua Parola accogliere il suo Dono e farne vita. Esso è talmente grande e prezioso, che qualsiasi esperienza straordinaria sensibile o prodigiosa, a conferma che si possiede e che è quello che dice di essere, gli getterebbe piuttosto un’ombra anziché luce e gli toglierebbe credibilità invece di dargliela. Scrive Luisa:
«Dopo ciò, pensavo tra me: “In questa santa Volontà non si vedono miracoli, cose portentose, di cui le creature sono tanto avide e girerebbero mezzo mondo per averne qualcuno; invece tutto passa tra l’anima e Dio, e se le creature ricevono, non conoscono da dove è venuto il bene… Veramente sono come il sole, che mentre dà vita a tutto, nessuno lo addita”.
E mentre ciò pensavo, è ritornato il mio Gesù e ha soggiunto, ma con aspetto imponente: “Che miracoli, che miracoli? Non è forse il più grande miracolo il fare la mia Volontà? La mia Volontà è eterna ed è miracolo eternale; mai finisce. È miracolo d’ogni istante che la volontà umana abbia un connesso continuo con la Volontà Divina. Il risorgere i morti, dare la vista ai ciechi ed altro, non sono cose eterne, sono soggette a perire; perciò si possono chiamare ombre di miracoli, miracoli fuggitivi, paragonati al miracolo grande e permanente di vivere nella mia Volontà. Tu non dare retta a questi miracoli; so Io quando convengono e ci vogliono”» (12-11-1921).
Quindi la Divina Volontà si vive in pura FEDE. Si vedrà dai fatti, alla distanza, che non è stata un’illusione.
Ci sono persone che pensano di “vivere nella Divina Volontà” perché “hanno fatto la loro consacrazione” ad Essa, cioè, hanno letto o recitato una preghiera. È sufficiente? Dobbiamo tuttavia fare chiarezza.
Tutte le creature stiamo nella Divina Volontà, dal momento che fuori di Essa niente può esistere né può essere pensato da Dio, ma ciò che conta è volerci stare per avere Gesù in noi. Si tratta di voler stare non solo perché esistiamo, che non dipende da noi, ma con la vita, quindi chiamandola sempre ad essere la nostra vita in tutto ciò che Essa ci presenta o ci chiede di fare.
“Figlia mia, quanto più l’anima si spoglia di sé, tanto più la vesto di Me; quanto più crede che può far nulla, tanto più agisco io in lei ed opero tutto. Mi sento mettere in atto dalla creatura tutto il mio Amore, le mie preghiere, le mie riparazioni, ecc.; e per fare onore a Me stesso, sento che cosa vuol fare: amare? Vado da lei ed amo insieme. Vuole pregare? Prego insieme. Insomma, il suo spogliamento e il suo amore, che è mio, mi legano e mi costringono a fare insieme ciò che vuol fare, ed io do all’anima il merito del mio Amore, delle mie preghiere e riparazioni. Con sommo mio contento mi sento ripetere la mia Vita e faccio scendere a bene di tutti gli effetti del mio operato, perché non è della creatura, che è nascosta in Me, ma mio”. (14-06-1917)
Luisa dice: “Stavo tutta impensierita di ciò che il mio dolce Gesù mi va dicendo sul Divin Volere e dicevo tra me: Come è possibile che l’anima possa giungere a tanto e vivere più in Cielo che in terra? E Gesù, venendo, mi ha detto:
“Figlia mia, ciò che è impossibile alla creatura è tutto possibile a Me. È vero che è il prodigio più grande della mia onnipotenza e del mio amore, ma quando voglio, tutto posso, e ciò che pare difficile, a Me è facilissimo. Però voglio il sì della creatura e come una molle cera prestarsi a ciò che voglio fare di lei. Anzi, tu devi sapere che prima di chiamarla del tutto a vivere nel mio Volere la chiamo di tanto in tanto, la spoglio di tutto, le faccio subire una specie di giudizio (perché nel mio Volere non ci sono giudizi, le cose restano tutte conformate con Me, il giudizio è fuori della mia Volontà, ma di tutto ciò che entra nel mio Volere chi mai può ardire di fare giudizio? Ed io mai giudico Me stesso). Non solo, ma più volte la faccio morire, anche corporalmente, e poi di nuovo la rimetto alla vita e l’anima vive come se non vivesse; il suo cuore è in Cielo e il vivere è il suo più grande martirio. Quante volte non l’ho fatto per te? Queste sono tutte disposizioni per disporre l’anima a vivere nel mio Volere. E poi le catene delle mie grazie, delle mie visite ripetute: quante non te ne ho fatto? Era tutto per disporti all’altezza di vivere nel mare immenso della mia Volontà. Perciò, non voler investigare, ma segui il tuo volo”. (06-03-1919)
“Figlia mia, per entrare nel mio Volere non ci sono vie, né porte, né chiavi, perché il mio Volere si trova dappertutto, scorre sotto i piedi, a destra e a sinistra, sopra il capo e dovunque. La creatura non deve fare altro che togliere la pietruzza della sua volontà, che, ad onta che sta nel mio Volere, non prende parte né gode dei suoi effetti, rendendosi come estranea nel mio Volere, perché la pietruccia della sua volontà le impedisce come all’acqua di scorrere dal lido per correre altrove, perché le pietre glielo impediscono; ma se l’anima toglie la pietruccia della sua volontà, nel medesimo istante lei scorre in Me ed io in lei; trova tutti i miei beni a sua disposizione, forza, luce, aiuto, ciò che vuole. Ecco perché non ci sono vie, né porte, né chiavi; basta che si voglia e tutto è fatto. Il mio Volere prende l’impegno di tutto e di darle ciò che le manca, e la fa spaziare nei confini interminabili della mia Volontà. Tutto al contrario per le altre virtù: quanti sforzi ci vogliono, quanti combattimenti, quante vie lunghe! E mentre pare che la virtù le sorrida, una passione un po’ violenta, una tentazione, un incontro inaspettato, la sbalzano indietro e la mettono da capo a fare la via”. (16-02-1921)
“La santità del vivere nel mio Volere non tiene via, né porte, né chiavi, né stanze; invade tutto, è come l’aria che si respira, che tutti debbono e possono respirarla. Solo che lo vogliano e che mettano da banda il volere umano, il Volere Divino si farà respirare dall’anima e le darà la vita, gli effetti, il valore della vita del mio Volere. E se non viene conosciuto, come potranno amare, volere un vivere sì santo? È la gloria più grande che può darmi la creatura.” (16-07-1922)
Certo, se il Signore dovesse aspettare a vederci pronti, nel modo come noi immaginiamo, mai potrebbe darci il suo Dono. Per questo, il Dono da parte sua ce lo dà non appena lo desideriamo (o meglio, incominciamo a desiderarlo), ma da parte nostra ci vuole un lungo cammino di preparazione per essere pronti a riceverlo. Dio non è frettoloso come noi, Egli conosce bene la pedagogia del tempo e il valore della costanza che tempera e rende vero il desiderio. Per questo Gesù ha detto: “prima di chiamarla del tutto a vivere nel mio Volere la chiamo di tanto in tanto, la spoglio di tutto, le faccio subire una specie di giudizio”, un giudizio di separazione di ciò che è grano da ciò che è paglia; in altre parole, una purificazione.
A Luisa, chiamandola e lavorando la sua anima fin da bambina, fece percorrere tutta la strada della vita spirituale come l’hanno conosciuta i Santi, con grazie mistiche straordinarie, fino al “matrimonio mistico” con Gesù, quando lei aveva 24 anni.
Ma ancora 32 anni dopo (il 05-12-1921) le dice: “Non ti ricordi [come] nei primi anni di letto, che ti condussi in Cielo e dinanzi alla Trinità Sacrosanta facemmo la nostra unione? Ed Essa ti dotò di tali doni che tu stessa non li hai conosciuti ancora; e come ti parlo del mio Volere, degli effetti e del valore, sono scoperte dei doni di cui fin d’allora fosti dotata”.
E altri quattro anni dopo, il 25-12-1925, le dice che ancora deve mettere “l’ultima firma” che la donazione è stata compiuta…: “Figlia mia, è vero che il vivere nel mio Volere è un dono, ed è possedere il dono più grande; ma questo dono che contiene valore infinito, che è moneta che sorge ad ogni istante, che è luce che mai si smorza, che è sole che mai tramonta, che mette l’anima al suo posto stabilito da Dio nell’ordine divino e quindi [essa] prende il suo posto d’onore e di sovranità nella Creazione, non si dà se non a chi è disposto, a chi non deve farne sciupio, a chi deve tanto stimarlo ed amarlo più che la vita propria, anzi essere pronto a sacrificare la propria vita per fare che questo dono del mio Volere abbia la supremazia su tutto e sia tenuto in conto più della stessa vita, anzi la propria vita un nulla in confronto ad Esso.
Perciò, prima voglio vedere che l’anima vuol fare davvero la mia Volontà e mai la sua, pronta a qualunque sacrificio per fare la Mia, [e] in tutto ciò che fa mi chieda sempre, anche come in prestito, il dono del mio Volere. Ond’io, quando vedo che nulla fa se non con il prestito del mio Volere, lo do come dono, perché col chiederlo e richiederlo ha formato il vuoto nell’anima sua, dove mettere questo dono celeste, e con essersi abituata a vivere con il prestito di questo cibo divino, ha perduto il gusto del proprio volere, il suo palato si è nobilitato e non si adatterà ai cibi vili del proprio io; quindi, vedendosi in possesso di quel dono che lei tanto sospirava, agognava ed amava, vivrà della Vita di quel dono, lo amerà e ne farà la stima che merita. Non condanneresti tu un uomo che, preso d’affetto puerile verso un fanciullo, solo perché gli stia un poco intorno trastullandosi insieme, gli desse una carta da mille, ed il bambino, non conoscendo il valore, dopo pochi minuti lo facesse in mille pezzi? Ma se invece prima lo fa desiderare, poi ne fa conoscere il valore, dopo il bene che gli può fare quella carta da mille, e poi gliela dà, quel fanciullo non la farà a pezzi, ma andrà a chiuderla sotto chiave, apprezzando il dono e amando di più il donatore; e tu loderesti quell’uomo che ha avuto l’abilità di far conoscere il valore della moneta al piccolo fanciullo. Se ciò fa l’uomo, molto più io, che do i miei doni con saggezza, con giustizia e con vero amore.
Ecco perciò la necessità delle disposizioni, della conoscenza del dono, della stima e apprezzamento, e dell’amare lo stesso dono. Perciò, come foriera del dono della mia Volontà che voglio fare alla creatura, è la conoscenza di Essa. La conoscenza prepara la via, la conoscenza è come il contratto che voglio fare del dono che voglio dare, e quanta più conoscenza invio all’anima, tanto più viene stimolata a desiderare il dono e a sollecitare il Divino Scrittore a mettere l’ultima firma, che il dono è suo e lo possiede. Onde il segno che voglio fare questo dono del mio Volere in questi tempi, è la conoscenza di Esso. Quindi, sii attenta a non farti sfuggire nulla di ciò che ti manifesto sulla mia Volontà, se vuoi che Io metta l’ultima firma del dono che sospiro di dare alle creature.”
Ricordiamo la grande lezione dei 40 anni di esodo, di prova e di purificazione degli israeliti nel deserto. Questo insegnamento del Signore ci deve stimolare e accrescere il desiderio. Chi si scoraggia dà prova di incredulità e di non aspirare ad entrare nella Terra promessa, che è il Regno.
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