La dolorosissima corona di Gesù: simbolo della corona immortale, tolta dal peccato, che Lui restituisce alle creature

Dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta:

Questa mattina vedevo il mio adorabile Gesù nel mio interno, coronato di spine, e nel vederlo in quel modo gli ho detto: “Dolce mio Signore, perché il tuo capo invidiò il tuo flagellato corpo che tanto aveva sofferto e tanto sangue aveva versato, e non volendo il capo essere da meno del corpo, onorato col fregio del patire, istigasti Tu stesso i nemici a coronarti con una così dolorosa e tormentosa  corona  di  spine?”

E Gesù: “Figlia mia, molti significati contiene questa coronazione di spine, e per quanto ne dicessi resta sempre molto da dire, perché è quasi incomprensibile alla mente creata il perché il mio capo volle tenersi onorato con avere la sua porzione distinta e speciale, non generale, di una sofferenza e spargimento di sangue a parte, facendo quasi a gara col corpo. Il perché fu che –essendo il capo [quello] che unisce tutto il corpo e tutta l’anima, di modo che il corpo senza il capo è niente (tanto che si può vivere senza le altre membra, ma senza il capo è impossibile, essendo la parte essenziale di tutto l’uomo), e tanto è vero, che se il corpo pecca o fa del bene, è il capo che dirige, non essendo il corpo altro che uno strumento dovendo il mio capo restituire il regime e il dominio [all’uomo], meritargli che nella mente umana entrassero nuovi cieli di grazie e nuovi mondi di verità, e ribattere nuovi inferni di peccati, fino a farsi vile schiavo di vili passioni, e volendo coronare tutta l’umana famiglia di gloria, di onore e di decoro, volli perciò coronare ed onorare in primo [luogo] la mia Umanità, sebbene con una corona di spine dolorosissima, simbolo della corona immortale, tolta dal peccato, che restituivo alle creature.

Oltre a ciò, la corona di spine significa che non c’è gloria e onore senza spine, che non ci può mai essere dominio di passioni e acquisto di virtù, senza sentirsi pungere fin dentro la carne e lo spirito, e che il vero regnare sta nel donare se stesso con le punture della mortificazione e del sacrificio. Inoltre queste spine significavano che [il] vero ed unico Re sono Io, e solo chi mi costituisce Re del proprio cuore gode pace e felicità, ed Io la costituisco regina del mio proprio regno. Onde, tutti quei rivoli di sangue che sgorgavano dal mio capo, erano tanti fiumicelli che legavano l’intelligenza umana alla conoscenza della mia sovranità sopra di loro”. (Vol. 5°, 12-10-1903)

Stavo pensando al benedetto Gesù, quando portava la croce al Calvario, specie quando incontrò la Veronica, che gli offrì il pannolino per fare che si rasciugasse il volto, tutto grondante di sangue, e dicevo al mio amabile Gesù: “Amor mio, Gesù, cuore del mio cuore, se la Veronica ti offrì il panno, io intendo non già offrirti pannolini per rasciugarti il sangue, ma ti offro il mio cuore, il mio palpito continuo, tutto il mio amore, la mia piccola intelligenza, il respiro, la circolazione del sangue, i movimenti, tutto il mio essere, a rasciugarti il sangue, e non solo il tuo volto, ma    tutta la tua SS. Umanità. Intendo sminuzzarmi in tanti pezzetti quante sono le tue piaghe, i tuoi dolori, le tue amarezze, le gocce di sangue che spargi, per mettere a tutte le tue sofferenze, dove il mio amore, dove un lenitivo, dove un bacio, dove una riparazione, dove un compatimento, dove un ringraziamento, ecc.; non voglio che resti nessuna particella del mio essere, nessuna goccia del mio sangue, che non si occupi di Te. E sai, o Gesù, la ricompensa che voglio? Che in tutte le più piccole particelle del mio essere mi imprima, mi suggelli la tua immagine, acciocché trovandoti in tutto e dovunque possa moltiplicare il mio amore”. E tanti altri spropositi che dicevo.

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