Gesù crocifisso e innalzato in croce

Gesù è crocifisso

Dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta:

Gesù a Luisa: Io, sacerdote e vittima, innalzato sul legno della croce, volli che in quello stato di vittima mi assistesse un sacerdote, quale fu San Giovanni, che mi rappresentava la Chiesa nascente. In lui Io vedevo tutti: Papi, vescovi, sacerdoti, e tutti i fedeli insieme, ed egli, mentre mi assisteva, mi offriva quale vittima per la gloria del Padre e per il buon esito della Chiesa nascente. Questo non succedette a caso, che un sacerdote mi assistesse in quello stato di vittima, ma tutto fu profondo mistero predestinato fino ‘ab eterno’ nella Mente divina, significando che, avendo scelto un’anima vittima per i gravi bisogni che si trovano nella Chiesa, un sacerdote me la offre, me la assiste, la aiuta, la incoraggia al patire.

Se queste cose si comprendono bene, loro stessi ne riceveranno il frutto dell’opera che prestano, come San Giovanni. Quanti beni non ebbe per avermi assistito sul monte Calvario? Se invece no, non fanno altro che mettere la mia opera in continui contrasti, distogliendo i miei più bei di-segni. Oltre a ciò, la mia Sapienza è infinita, e nel mandare qualche croce all’anima per santificarla, non ne prendo una, ma cinque, dieci, quanti a Me piace, affinché non uno solo, ma tutti questi insieme si santifichino. Come sul Calvario, non fui Io solo; oltre ad avere un sacerdote, ebbi una Madre, ebbi gli amici e anche i nemici, che nel vedere il prodigio della mia pazienza molti mi credettero Dio qual ero e si convertirono; se Io fossi stato solo, avrebbero ricevuto questi grandi beni? Certo che no”.  (Vol. 4°, 4-12-1902)

“Figlia mia, volli essere crocifisso e innalzato in croce per fare che le anime, a seconda che mi vogliano, mi trovino. Sicché, uno mi vuole maestro, perché sente la necessità di essere ammaestrato, ed Io mi abbasso ad insegnargli tanto le cose piccole quanto le più alte e sublimi, da farlo il più dotto tra tutti i dotti. Un altro geme nell’abbandono, nell’oblio; vorrebbe trovare un padre, viene ai piedi della mia croce, ed Io mi faccio padre, dandogli l’abitazione nelle mie piaghe, il mio sangue per bevanda, per cibo le mie carni e per eredità il mio stesso regno. Quell’altro è infermo e già mi trova medico, che non solo lo guarisco, ma gli do i rimedi sicuri per non cadere più nelle infermità. Quest’altro è oppresso da calunnie, da disprez-zi: ai piedi della mia croce trova il suo difensore, fino a restituirgli le calunnie e i disprezzi [convertiti] in onori divini. Così di tutto il resto, sicché chi mi vuole giudice mi trova giudice, chi amico, chi sposo, chi avvocato, chi sacerdote, tale mi trovano. Perciò volli avere inchiodati mani e piedi, per non oppormi a nulla di ciò che vogliono, per farmi come mi vogliono; ma guai [a coloro] che, vedendo che Io non posso muovere neppure un dito, ardiscono di offendermi”. (Vol. 6°, 15-12-1905)

“Adorabile mio Bene, se quando soffristi la crocifissione tutte le anime tenevano posto nella tua Umanità, il mio posto in quale punto si trovava?”

E Lui: “Figlia mia, il posto delle anime amanti era nel mio Cuore. A te poi, oltre a tenerti nel Cuore, dovendo coadiuvare alla Redenzione con lo stato di vittima, ti tenevo in tutte le mie membra, come [loro] aiuto e sollievo.” (Vol. 7°, 14-9-1906)


La Passione di Gesù Cristo

L’agonia del Getsemani dagli scritti di Maria Valtorta, di Anna Katerina Emmerick e di Luisa Piccarreta
LE VENTIQUATTRO ORE DELLA PASSIONE e i brani corrispondenti nei volumi di Luisa Piccarreta

“Vedi com’è bella la morte e come le cose si cambiano? In vita fui disprezzato, gli stessi miracoli non fecero gli effetti della mia morte; fin sulla croce ci furono insulti, ma non appena spirato, la morte ebbe la forza di cambiare le cose, tutti si percotevano il petto, confessandomi come vero Figlio di Dio; gli stessi miei discepoli presero coraggio e anche quegli occulti si fecero arditi e domandarono il mio corpo, dandomi onorevole sepoltura; Cielo e terra a piena voce mi confessarono Figlio di Dio”. (Vol. 9°, 4-7-1910)

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