La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà
Luisa Piccarreta
“La Piccola Figlia della Divina Volontà”
Meditazioni da farsi, nel mese di Maggio, per la Casa della Divina Volontà
6 Maggio 1930
a cura di D. Pablo Martín
Il quaderno originale, manoscritto autografo di Luisa, fu conservato dal suo ultimo Confessore, Don Benedetto Calvi. A richiesta dell’Arcivescovo di Trani, Mons. Giuseppe Carata, nel Febbraio 1976, la famiglia del defunto sacerdote lo consegnò, insieme con altri scritti originali di Luisa, ad un gruppo di sacerdoti autorizzati a raccogliere gli Scritti, oggetti personali e testimonianze su di lei. Uno dei sacerdoti era l’Autore delle note di questa edizione, che così fece una copia manoscritta del quaderno originale nel 1979. Il presente testo è stato corretto quanto basta, per una lettura senza ostacoli. Le note sono aggiunte alla fine di questo libro. (Per leggera una nota, clicca sul numero della nota. Per tornare al testo, clicca ancora il numero della nota).
FIAT !!!
J.M.J.[1]
Appello materno della Regina del Cielo
Figlia carissima, sento l’irresistibile bisogno di scendere dal Cielo, per farti le mie visite materne; se tu mi assicurerai il tuo amore filiale, la tua fedeltà, io rimarrò sempre con te nell’anima tua, per esserti maestra, modello, esempio e Madre tenerissima. Io vengo per invitarti ad entrare nel regno della tua Mamma, nel regno cioè della Divina Volontà, e busso alla porta del tuo cuore perché tu mi apra…
Sai, con le mie stesse mani ti reco in dono questo libro: te l’offro con premura materna, perché tu a tua volta, leggendolo, impari a vivere di Cielo e non più di terra. Questo libro è d’oro, figlia mia: esso formerà la tua fortuna spirituale e la tua felicità anche terrena. In esso troverai la sorgente di tutti i beni: se sei debole acquisterai la forza, se sei tentata acquisterai la vittoria, se sei caduta nella colpa incontrerai la mano pietosa e potente che ti rialzerà, se ti senti afflitta troverai il conforto; se fredda, il mezzo sicuro per riscaldarti; se affamata, gusterai il cibo prelibato della Divina Volontà. Con esso non ti mancherà nulla, non sarai più sola, poiché la tua Mamma ti farà dolce compagnia e con ogni sua cura materna prenderà l’impegno di farti felice. Io, l’Imperatrice Celeste, penserò a tutti i tuoi bisogni, purché tu acconsenta di vivere unita a me.
Se tu conoscessi le mie ansie, i miei sospiri ardenti e anche le lacrime che verso per i figli miei! Se tu sapessi come Io arda dal desiderio che tu ascolti le mie lezioni tutte di Cielo ed impari a vivere di Volontà Divina! In questo libro tu vedrai meraviglie: troverai una Mamma che ti ama talmente, da sacrificare il suo diletto Figlio per te, onde poterti far vivere di quella medesima Vita di cui Ella stessa visse sulla terra. Deh, non darmi questo dolore, non respingermi; accetta questo Dono del Cielo che ti reco; accogli la mia visita, le mie lezioni…
Sappi che Io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli, e se occorrerà girerò per secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo e come Madre i figli miei, i quali conoscano e facciano regnare ovunque la Divina Volontà.
Eccoti spiegato lo scopo di questo libro. Coloro che lo accoglieranno con amore saranno i primi fortunati figli che apparterranno al regno del FIAT Divino ed Io a caratteri d’oro scriverò i loro nomi nel mio materno Cuore.
Vedi, figlia mia, quello stesso Amore infinito di Dio, che nella Redenzione volle servirsi di me per far scendere il Verbo Eterno sulla terra, mi chiama ora un’altra volta in campo e mi affida l’arduo compito, il sublime mandato di formare sulla terra i figli del regno della sua Divina Volontà. Maternamente premurosa mi metto quindi all’opera e ti preparo la via che ti dovrà condurre a questo felice regno.
A tale scopo di darò sublimi e celesti lezioni ed infine t’insegnerò speciali e nuove preghiere, mediante le quali impegnerai il Cielo, il Sole, la Creazione, la mia stessa Vita e quella del Figlio mio e tutti gli atti dei Santi, affinché a nome tuo essi impetrino il regno adorabile del Volere Divino. Queste preghiere sono le più potenti, perché compromettono lo stesso operato divino. Per mezzo loro Dio si sentirà disarmato e vinto dalla creatura; forte di questo sussidio tu affretterai l’avvento del suo regno felicissimo e con me otterrai che la Divina Volontà si faccia come in Cielo così in terra, secondo il desiderio del Maestro Divino.
Coraggio, figlia mia, fammi contenta ed Io ti benedirò.
1º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Il primo passo della Divina Volontà nell’Immacolato Concepimento della Mamma Celeste.
L’anima alla sua Immacolata Regina:
Eccomi, o Mamma dolcissima, prostrata innanzi a te: oggi è il primo giorno del mese di Maggio, sacro a te, in cui tutti i tuoi figli vogliono offrirti i loro fiorellini per attestarti il loro amore e per impegnare il tuo amore ad amarli, ed io ti vedo come scendere dalla Patria Celeste corteggiata da schiere angeliche per ricevere le belle rose, le umili viole, i casti gigli dei figli tuoi, e ricambiarli coi tuoi sorrisi d’amore, con le tue grazie e benedizioni, e stringendoti al seno materno i doni dei figli tuoi, te li porti al Cielo per riservarli come caparra e corona nel punto della loro morte. Mamma Celeste, in mezzo a tanti, io, che sono la più piccola, la più bisognosa delle figlie tue, voglio venire fin nel tuo grembo materno per portarti, non fiori e rose, ma un sole ogni giorno. Ma la Mamma deve aiutare la figlia, dandomi le sue lezioni di Cielo, per insegnarmi a formare questi soli divini, per darti l’omaggio più bello e l’amore più puro. Mamma cara, Tu hai capito che cosa vuole la figlia tua: voglio essere insegnata da te a vivere di Volontà Divina, ed io, trasformando i miei atti e tutta me stessa nella Divina Volontà, a seconda dei tuoi insegnamenti, ogni giorno ti porterò nel tuo grembo materno tutti i miei atti cambiati in soli.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta, la tua preghiera ha ferito il mio materno Cuore e tirandomi dal Cielo sono già vicina alla figlia mia, per darti le mie lezioni tutte di Cielo. Guardami, figlia cara, migliaia di Angeli mi circondano e riverenti stanno tutti in aspettativa per sentirmi parlare di quel FIAT Divino, di cui possiedo più di tutti la sua sorgente, conosco i suoi mirabili segreti, le sue gioie infinite, la sua felicità indescrivibile ed il suo valore incalcolabile. E sentirmi chiamare dalla figlia mia perché vuole le mie lezioni sulla Divina Volontà, è per me la festa più grande, la gioia più pura, e se tu ascolterai le mie lezioni, Io mi chiamerò fortunata d’essere la Mamma tua. Oh, come sospiro di avere una figlia che voglia vivere tutta di Volontà Divina! Dimmi, o figlia, mi contenterai? Mi darai il tuo cuore, la tua volontà, tutta te stessa nelle mie mani materne, affinché ti prepari, ti disponga, ti fortifichi, ti svuoti di tutto, in modo che possa riempirti tutta di luce di Divina Volontà e formare in te la sua Vita Divina? Perciò poggia il tuo capo sul Cuore della tua Mamma Celeste e sii attenta ad ascoltarmi, affinché le mie sublime lezioni ti facciano decidere a non far mai la tua volontà, ma sempre Quella di Dio.
Figlia mia, ascoltami, è il mio Cuore materno che ti ama tanto e che vuole versarsi sopra di te. Sappi che ti ho qui, scritta nel mio Cuore, e ti amo da vera figlia, ma vi sento un dolore perché non ti vedo simile alla tua Mamma. Ma sai chi ci rende dissimili? Ahi, è la tua volontà, che ti toglie la freschezza della grazia, la bellezza che innamora il tuo Creatore, la fortezza che tutto vince e sopporta, l’amore che tutto consuma; insomma, non è quella Volontà che anima la tua Mamma Celeste. Tu devi sapere che conobbi la mia volontà umana solo per tenerla sacrificata in omaggio al mio Creatore; la mia vita fu tutta di Volontà Divina. Dal primo istante del mio Concepimento fui plasmata, riscaldata e messa nella sua Luce, la quale purificò con la sua potenza il mio germe umano, così che restai concepita senza macchia originale. Perciò, se il mio Concepimento fu senza macchia e così glorioso da formare l’onore della Famiglia Divina, fu solo perché il FIAT onnipotente si riversò sul mio germe, e pura e santa restai concepita. Sicché, se il Volere Divino non si fosse riversato sopra il mio germe più che una tenera madre, per impedire gli effetti del peccato originale, avrei incontrato la triste sorte delle altre creature, di essere concepita col peccato originale. Perciò, tutta la causa primaria fu la Divina Volontà. Ad Essa sia l’onore, la gloria, il ringraziamento d’essere tutta concepita senza macchia d’origine.
Ora, figlia del mio Cuore, ascolta la Mamma tua: metti da banda la tua volontà umana, contentati di morire anziché concederle un atto di vita. La tua Mamma Celeste si sarebbe contentata di morire mille e mille volte, anziché fare un atto solo di sua volontà. Non vuoi tu dunque imitarmi? Ah, se tu la terrai sacrificata in onore del tuo Creatore, il Volere Divino farà il primo passo nell’anima tua e ti sentirai plasmata di un’aura celeste, purificata e riscaldata, in modo da sentirti annientare i germi delle tue passioni, e ti sentirai messa nei primi passi del regno della Divina Volontà. Perciò sii attenta, se tu mi sarai fedele ad ascoltarmi, Io ti guiderò, ti porterò con mano nelle vie interminabili del FIAT Divino, ti terrò difesa sotto il mio manto azzurro e sarai il mio onore, la mia gloria, la mia e la tua vittoria.
Fioretto: Oggi per onorarmi, fin dal mattino ed in tutte le tue azioni, mi darai la tua volontà nelle mie mani dicendomi: “Mamma mia, offri Tu stessa il sacrificio della mia volontà al mio Creatore”.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi la Divina Volontà nell’anima mia, affinché prenda il suo primo posto e vi formi il suo trono e la sua dimora.
2º GIORNO
Il secondo passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. Il primo sorriso della Trinità Sacrosanta sul suo Immacolato Concepimento.
L’anima: Eccomi di nuovo sulle tue ginocchia materne, per ascoltare le tue lezioni. Mamma Celeste, alla tua potenza si affida questa tua povera figlia. Sono troppo povera, lo conosco, ma so che Tu mi ami da Mamma, e ciò mi basta per slanciarmi nelle tue braccia, affinché Tu abbia compassione di me, ed aprendomi le orecchie del cuore, mi farai sentire la tua voce dolcissima per darmi le tue sublimi lezioni. Tu, Mamma santa, purificherai il mio cuore col tocco delle tue dita materne, affinché racchiuda in esso la celeste rugiada dei tuoi celesti insegnamenti.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, ascoltami, se tu sapessi quanto ti amo, ti fideresti più della Mamma tua e non ti faresti sfuggire neppure una sola mia parola. Tu devi sapere che non solo ti ho scritta nel mio Cuore, ma dentro questo Cuore ho una fibra materna che mi fa amare più che madre la figlia mia. Perciò voglio farti sentire il grande prodigio che operò il FIAT Supremo in me, affinché tu, imitandomi, possa darmi il grande onore di essere mia figlia regina. Come sospira il mio Cuore, affogato d’amore, di avere intorno a me la schiera nobile delle piccole regine!
Dunque ascoltami, figlia mia diletta: non appena il Volere Divino si riversò sul mio germe umano per impedire i tristi effetti della colpa, la Divinità sorrise, si mise in festa nel vedere nel mio germe quel germe umano puro e santo, come uscì dalle loro mani creatrici nella creazione dell’uomo. Ed il FIAT Divino fece il secondo passo in me, col portare questo mio germe umano, da Esso purificato e santificato, innanzi alla Divinità, affinché si riversasse a torrenti sulla mia piccolezza in atto di essere concepita, e la Divinità, scorgendo in me bella e pura la loro opera creatrice, sorrise di compiacimento e, volendomi festeggiare, il Padre Celeste versò su di me mari di potenza, il Figlio mari di sapienza, lo Spirito Santo mari d’amore. Sicché Io restai concepita nella luce interminabile della Divina Volontà ed in mezzo a questi mari divini, che la mia piccolezza non poteva contenere, formavo onde altissime per rimandarle come omaggi d’amore e gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. E la Trinità era tutt’occhio su di me, e per non farsi vincere da me in amore, sorridendomi e vezzeggiandomi mi mandava altri mari, i quali mi abbellivano tanto che, come fu formata la mia piccola umanità, acquistai la virtù rapitrice di rapire il mio Creatore. E si faceva veramente rapire, tanto che tra me e Dio fu sempre festa, nulla ci negammo a vicenda; Io non Gli negai mai nulla e Lui neppure. Ma sai tu chi mi animava con questa forza rapitrice? La Divina Volontà, che come vita regnava in me. Perciò la forza dell’Ente Supremo era la mia e perciò avevamo uguale forza per rapirci a vicenda.
Ora, figlia mia, ascolta la Mamma tua, sappi che Io ti amo assai e vorrei vedere l’anima tua riempita dei miei stessi mari. Questi miei mari sono gonfi e vogliono versarsi, ma per fare ciò devi svuotarti del tuo volere, affinché il Volere Divino possa fare il secondo passo su di te e, costituendosi come principio di vita nell’anima tua, chiami l’attenzione del Padre Celeste, del Figlio e dello Spirito Santo a riversarsi su di te coi loro mari rigurgitanti; ma per fare ciò, vogliono trovare in te la stessa loro Volontà, perché non vogliono affidare alla tua volontà umana i loro mari di potenza, di sapienza, d’amore e di bellezza indicibile.
Figlia a me carissima, ascolta la Mamma tua, metti la mano sul tuo cuore, dimmi i tuoi segreti: quante volte sei stata infelice, torturata, amareggiata perché hai fatto la tua volontà? Sappi che tu hai messo fuori una Volontà Divina e sei caduta nel labirinto dei mali. Essa voleva renderti pura e santa, felice e bella, di una beltà incantevole, e tu col fare la tua volontà l’hai guerreggiata e con dolore l’hai messa fuori dalla sua cara abitazione, quale è l’anima tua. Senti, figlia del mio Cuore, questo è un dolore per la Mamma tua, ché non vedo in te il Sole del FIAT Divino, ma le dense tenebre della notte della tua volontà umana. Ma su, coraggio: se tu mi prometti di darmi la tua volontà nelle mie mani, Io, la tua Mamma Celeste, ti prenderò nelle mie braccia, ti metterò sulle mie ginocchia e riordinerò in te la Vita della Divina Volontà, ed anche tu, alle tante mie lacrime, formerai il mio sorriso, la mia festa ed il sorriso e la festa della Trinità Sacrosanta.
L’anima: Mamma Celeste, se tanto mi ami, Ti prego di non permettere che io scenda dalle tue ginocchia materne, e come vedi che io sto per fare la mia volontà, vigila la povera anima mia; e chiudendomi nel tuo Cuore, la forza del tuo amore bruci il mio volere. Così cambierò le tue lacrime in sorrisi di compiacimento.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, per ben tre volte verrai sulle mie ginocchia, facendomi la consegna del tuo volere e dicendomi: “Mamma mia, questa mia volontà voglio che sia tua, affinché Tu me la scambi con la Volontà Divina”.
Giaculatoria: “Sovrana Regina, col tuo impero divino atterra la mia volontà, affinché spunti in me il germe della Divina Volontà”.
3º GIORNO
Il terzo passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. Il sorriso di tutta la Creazione per il concepimento della Celeste Bambina.
L’anima alla Vergine:
Sovrana Mamma, questa tua piccola figlia, rapita dalle tue celesti lezioni, sente l’estremo bisogno di venire ogni giorno sulle tue ginocchia materne per ascoltarti e deporre nel mio cuore i tuoi materni insegnamenti. Il tuo amore, il tuo dolce accento, lo stringermi al tuo Cuore fra le tue braccia, mi infondono coraggio e fiducia che la Mamma mia mi darà la grande grazia di farmi comprendere il gran male della mia volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, ascoltami, è un cuore di madre che ti parla: come ti vedo che mi vuoi ascoltare, il mio Cuore gioisce e sento la speranza certa che la figlia mia prenderà possesso del regno della Divina Volontà, che Io posseggo nel mio materno Cuore per darlo ai figli miei. Perciò, sii attenta ad ascoltarmi e scrivi tutte le mie parole nel tuo cuore, affinché le rimuneri[2] sempre e modelli la tua vita secondo dei miei insegnamenti.
Senti, figlia mia, non appena sorrise la Divinità e festeggiò il mio concepimento, il FIAT Supremo fece il terzo passo sulla mia piccola umanità. Piccina, piccina, mi dotò di ragione divina e, mossa tutta la Creazione a festa, Mi fece riconoscere da tutte le cose create per loro Regina. Riconobbero in me la vita del Volere Divino e tutto l’universo si prostrò ai miei piedi, sebbene piccina e non ancor nata, e inneggiandomi, il sole mi festeggiò e sorrise con la sua luce; il cielo mi festeggiò con le sue stelle, sorridendomi col loro mite e dolce scintillio e offrendosi come fulgida corona sul mio capo; il mare con le sue onde, alzandosi ed abbassandosi pacificamente, mi festeggiò. Insomma, non ci fu cosa creata che non si unì al sorriso e alla festa della Trinità Sacrosanta, tutti accettarono il mio dominio, il mio impero, il mio comando, e si sentirono onorati che dopo tanti secoli, da che Adamo perdette il comando ed il dominio di sé col sottrarsi dalla Divina Volontà, trovarono in me la loro Regina, e la Creazione tutta mi proclamò Regina del Cielo e della terra.
Mia cara figlia, tu devi sapere che la Divina Volontà, quando regna nell’anima, non sa fare cose piccole, ma grandi, vuole accentrare nella fortunata creatura tutte le sue prerogative divine, e tutto ciò che è uscito dal suo FIAT onnipotente la circonda e resta ubbidiente ai suoi cenni. Che cosa non Mi diede il FIAT Divino? Mi diede tutto, Cielo e terra stavano in mio potere, Mi sentivo dominatrice di tutto e anche dello stesso mio Creatore.
Ora, figlia mia, ascolta la Mamma tua. Oh, come mi duole il cuore nel vederti debole, povera. Non hai il vero dominio di dominare te stessa; timori, dubbi, apprensioni sono quelli che ti dominano, tutti miseri cenci della tua volontà umana, ma sai il perché? Perché non c’è in te la vita integra del Volere Divino, che mettendo in fuga tutti i mali dell’umano volere, ti renda felice e ti riempia di tutti i beni che Esso possiede. Ah, se tu con un proposito fermo ti decidi a non dare più vita alla tua volontà, ti sentirai morire tutti i mali e rivivere in te tutti i beni, ed allora tutto ti sorriderà ed il Volere Divino farà anche in te il terzo passo, e tutta la Creazione festeggerà alla nuova arrivata nel regno della Divina Volontà. Dunque, figlia mia, dimmi, mi ascolterai? Mi dai la parola che non farai mai, mai più la tua volontà? Sappi che se ciò farai, Io non ti lascerò mai, mi metterò a guardia dell’anima tua, ti avvolgerò nella mia luce affinché nessuno ardisca di molestare la figlia mia, ti darò il mio impero affinché tu imperi su tutti i mali della tua volontà.
L’anima: Mamma Celeste, le tue lezioni mi scendono nel cuore e me lo riempiano di balsamo celeste. Ti ringrazio che tanto ti abbassi verso di me, poverella. Ma senti, o Mamma mia, temo di me stessa, ma se Tu vuoi, tutto puoi, ed io con te tutto posso; mi abbandono come una piccola bimba nelle braccia della Mamma mia e sono certa che appagherò le sue brame materne.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, guarderai il cielo, il sole, la terra, ed unendoti con tutti, per ben tre volte reciterai tre Gloria per ringraziare Dio di avermi costituito Regina di tutti.
Giaculatoria: Regina potente, domina sulla mia volontà per convertirla in Volontà Divina.
4º GIORNO
Il quarto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. La prova.
L’anima alla Vergine: Eccomi di nuovo sulle materne ginocchia della mia cara Mamma Celeste. Il cuore mi batte forte, forte, smanio d’amore per il desiderio di sentire le tue belle lezioni, perciò dammi la mano e prendimi fra le tue braccia. Nelle tue braccia passo momenti di paradiso, mi sento felice; oh, come sospiro di sentire la tua voce, una nuova vita mi scende nel cuore! Quindi parlami, ed io ti prometto di mettere in pratica i tuoi santi insegnamenti.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, se tu sapessi quanto amo tenerti stretta fra le mie braccia, appoggiata sul mio Cuore materno per farti ascoltare i celesti arcani del FIAT Divino! E se tu tanto sospiri d’ascoltarmi, sono i miei sospiri che fanno ciò nel tuo cuore, è la tua Mamma che vuole la figlia sua, che vuole affidarti i suoi segreti e narrarti la storia di ciò che operò in me la Divina Volontà. Figlia del mio cuore, prestami attenzione, è il mio Cuore di madre che vuol sfogarsi con la figlia sua, voglio dirti i miei segreti, che finora non sono stati rivelati a nessuno, perché non era suonata ancora l’ora di Dio, che volendo largire alle creature grazie sorprendenti che in tutta la storia del mondo non ha concesso, vuole far conoscere i prodigi del FIAT Divino, quello che può operare nella creatura se si lascia dominare, e perciò vuol mettere Me in vista di tutti come modello, perché ebbi il grande onore di formare la mia vita tutta di Volontà Divina.
Ora sappi, figlia mia, che non appena concepita si mise in festa la Divinità, Cielo e terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io restai talmente immedesimata col mio Creatore, che mi sentivo nei domini divini come padrona; Io non conobbi che cosa fosse separazione col mio Creatore. Quello stesso Volere Divino che regnava in me regnava in Loro e ci rendeva inseparabili. E mentre tutto era sorriso e festa tra me e Loro, Io vedevo che non si potevano fidare di me se non avessero avuto una prova. Figlia mia, la prova è la bandiera che dice vittoria, la prova mette al sicuro tutti i beni che Dio ci vuol dare, la prova matura e dispone l’anima per acquisti di grandi conquiste, ed anch’Io vedevo la necessità di questa prova, perché volevo attestare al mio Creatore, per contraccambio dei tanti mari di grazie che mi aveva dato, un atto di mia fedeltà, che mi costasse il sacrificio di tutta la mia vita. Quanto è bello poter dire: “Mi hai amato e ti ho amato”. Ma senza la prova non si può dire giammai.
Or dunque sappi, figlia mia, che il FIAT Divino mi fece conoscere la creazione dell’uomo innocente e santo. Anche per lui tutto era felicità; teneva il comando su tutta la Creazione e tutti gli elementi erano ubbidienti ai suoi cenni. Come in Adamo regnava il Volere Divino, in virtù di Esso anche lui era inseparabile dal suo Creatore. Ai tanti beni che Dio gli aveva dato, per avere un atto di fedeltà in Adamo, gli comandò che non toccasse un solo frutto dei tanti che c’erano in quel Eden terrestre. Era la prova che Dio voleva per confermare la sua innocenza, santità e felicità, e per dargli il diritto del comando su tutta la Creazione. Ma Adamo non fu fedele nella prova e, non essendo fedele, Dio non si potette fidare di lui e perciò perdette il comando, l’innocenza, la felicità e si può dire che capovolse l’opera della Creazione.
Ora sappi, figlia del mio cuore, che nel conoscere i gravi mali della volontà umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, Io, la tua Celeste Madre, sebbene appena concepita, piansi amaramente ed a calde lacrime sull’uomo caduto, ed il Volere Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per prova che Gli cedessi la mia volontà umana. Il FIAT Divino mi disse: “Non ti chiedo un frutto come ad Adamo, no, no, ma ti chiedo la tua volontà; Tu la terrai come se non l’avessi, sotto l’impero del mio Volere Divino, che ti sarà vita e si sentirà sicuro di fare ciò che vorrà di te”. Così il FIAT Supremo fece il quarto passo nell’anima mia, domandandomi per prova la mia volontà, aspettando da me il mio FIAT e l’accettazione di una tale prova.
Ora, domani ti aspetto di nuovo sulle mie ginocchia, per farti sentire l’esito della prova, e siccome voglio che imiti la Mamma tua, ti prego da Madre che non rifiuti mai nulla al tuo Dio, ancorché fossero sacrifici che ti durassero tutta la vita. Il non smuoverti mai nella prova che Dio vuole da te, la tua fedeltà, è il richiamo dei disegni divini su di te, è il riflesso delle sue virtù, che come tanti pennelli fanno dell’anima il capolavoro dell’Ente Supremo. Si può dire che la prova presta la materia prima nelle mani divine per compiere il loro lavoro nella creatura. E di chi non è fedele nella prova, Dio non sa che farsene; non solo, ma scompiglia le opere più belle del suo Creatore. Perciò, mia cara figlia, sii attenta. Se tu sarai fedele nella prova, renderai più felice la Mamma tua. Non farmi stare in pensiero, dammi la parola ed Io ti guiderò, ti sosterrò in tutto come a figlia mia.
L’anima: Mamma santa, conosco la mia debolezza, ma la tua bontà materna mi infonde tale fiducia che tutto spero da te e con te mi sento sicura, anzi metto nelle tue mani materne le stesse prove che Dio disporrà di me, affinché Tu mi dia tutte quelle grazie per fare che non mandi a sfascio i disegni divini.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte sulle mie ginocchia materne e mi porterai tutte le tue pene, d’anima e di corpo; porterai tutto alla Mamma tua, ed Io te le benedirò per infondere in esse la forza, la luce, la grazia che ci vuole.
Giaculatoria: Mamma Celeste, prendimi fra le tue braccia e scrivi nel mio cuore: FIAT, FIAT, FIAT.
5º GIORNO
Il quinto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. Il trionfo della prova.
L’anima alla Vergine: Sovrana Celeste, vedo che mi tendi le braccia per prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro, anzi volo per godermi i casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma Celeste. Mamma santa, il tuo aspetto oggi è di trionfatrice ed in aria di trionfo vuoi narrarmi il trionfo della tua prova. Ah, sì, ben volentieri Ti ascolterò, e Ti prego di darmi la grazia che sappia trionfare nelle prove che il Signore disporrà di me.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia a me carissima, oh, come sospiro di confidare i miei segreti alla figlia mia, segreti che Mi daranno tanta gloria e che glorificheranno quel FIAT Divino, che fu causa primaria del mio Immacolato Concepimento, della mia santità, sovranità e maternità. Tutto al FIAT Divino Io debbo, Io non conosco altro; tutte le mie sublimi prerogative con cui la Santa Chiesa tanto mi onora, non sono altro che gli effetti di quella Divina Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me. Perciò sospiro tanto che si conosca chi era Colei che produceva in me tanti privilegi ed effetti mirabili, da far stupire Cielo e terra.
Ora ascoltami, figlia cara, come l’Ente Supremo mi domandò il mio volere umano, avendo compreso il male grave che può fare la volontà umana nella creatura e come essa mette tutto in pericolo, anche le opere più belle del suo Creatore. La creatura col suo volere umano è tutta oscillazioni, è debole, incostante, disordinata, e questo perché Dio, nel crearla, la aveva creata unita, come in natura, con la sua Volontà Divina, in modo che Essa doveva essere la forza, il moto primo, il sostegno, il cibo, la vita dell’umana volontà; sicché, col non dar vita alla Volontà Divina nella nostra, si respingono i beni ricevuti da Dio nella Creazione e i diritti ricevuti in natura, nell’atto in cui fummo creati. Oh, come compresi bene l’offesa grave che si fa a Dio e i mali che piovono sulla creatura! Ebbi tale orrore e paura di fare la mia volontà, e giustamente temevo, perché anche Adamo fu creato da Dio innocente, eppure col fare la sua volontà, in quanti mali non piombò lui e tutte le generazioni? Perciò Io, la Mamma tua, presa da terrore, e più dall’amore verso il mio Creatore, giurai di non fare mai la mia volontà e, per essere più sicura ed attestare maggiormente il mio sacrificio a Colui che tanti mari mi aveva dato di grazie e privilegi, presi questa mia volontà umana e la legai ai piedi del trono divino, in omaggio continuo d’amore e di sacrificio, giurando di non servirmi mai, anche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma sempre di Quella di Dio.
Figlia mia, forse a te non parrà grande il mio sacrificio di vivere senza la mia volontà, ed Io ti dico che non c’è sacrificio simile al mio, anzi si possono chiamare ombre tutti gli altri sacrifici di tutta la storia del mondo paragonati al mio. Sacrificarsi un giorno, ora sì ed ora no, è facile, ma sacrificarsi in ogni istante, in oggi atto, nello stesso bene che si vuol fare, per tutta la vita, senza dare mai vita alla volontà propria, è il sacrificio dei sacrifici, è l’attestato più grande che può offrirsi e l’amore più puro, trafilato dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al nostro Creatore. È tanto grande questo sacrificio, che Dio non può chiedere di più dalla creatura, né essa può trovare come poter sacrificarsi di più per il suo Creatore.
Ora, figlia mia carissima, come feci dono della mia volontà al mio Creatore, Io mi sentii trionfante nella prova voluta da me, e Dio si sentì trionfante nella mia volontà umana. Dio aspettava la mia prova, cioè, un’anima che vivesse senza volontà, per aggiustare le partite del genere umano, per atteggiarsi a clemenza e misericordia. Perciò ti attendo di nuovo, per narrarti la storia di ciò che fece la Divina Volontà dopo il trionfo nella prova.
Ed ora una parolina a te, figlia mia. Se tu sapessi come sospiro di vederti vivere senza la tua volontà! Tu sai che ti sono Madre, e la Mamma vuol vedere felice la figlia sua, ma come puoi essere felice se non ti decidi a vivere senza volontà, come visse la Mamma tua? Se ciò farai, tutto ti darò, mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della figlia mia, purché abbia il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che viva tutta di Volontà Divina.
L’anima: Sovrana trionfatrice, nelle tue mani di Madre metto la mia volontà, affinché Tu stessa come Mamma me la purifichi ed abbellisca, ed insieme con la tua la leghi ai piedi del Trono Divino, affinché possa vivere non con la volontà mia, ma sempre, sempre, con Quella di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, in ogni atto che farai consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà e mi pregherai che al posto della tua Io faccia scorrere la Divina Volontà.
Giaculatoria: Regina trionfatrice, rubami la mia volontà e cedimi la Volontà Divina.
6º GIORNO
Il sesto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. Dopo il trionfo nella prova, il possesso.
L’anima alla Vergine: Mamma Regina, vedo che mi aspetti di nuovo e, stendendomi la mano, mi prendi sulle tue ginocchia, mi stringi al tuo Cuore, per farmi sentire la vita di quel FIAT Divino che Tu possiedi. Oh, com’è refrigerante il suo calore, com’è penetrante la sua luce! Deh, Mamma santa, se tanto mi ami, tuffa il piccolo atomo dell’anima mia in quel Sole della Divina Volontà che Tu nascondi, affinché anch’io possa dire: “La mia volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la Divina Volontà”.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, fidati della Mamma tua e presta attenzione alle mie lezioni; esse ti serviranno per farti aborrire la tua volontà e farti sospirare in te quel FIAT santo che tanto ama formare la sua vita in te. Figlia mia, tu devi sapere che la Divinità, dopo che si assicurò di me nella prova che volle, mentre tutti credono che Io non ebbi nessuna prova e che bastava a Dio di fare il gran portento che fece di me, che fossi concepita senza macchia originale…, oh, come s’ingannano! Anzi chiese da me una prova che non ha chiesto a nessuno, e questo lo fece con giustizia e con somma sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo Eterno, non solo non era decoroso che trovasse in me la macchia d’origine, ma neppure era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante; sarebbe stato troppo disdicevole per Dio scendere in una creatura in cui regnasse l’umana volontà. Ecco perché volle da me per prova, e per tutta la vita, la mia volontà, per assicurare nell’anima mia il regno della Divina Volontà. Assicurato questo in me, Dio poteva fare ciò che voleva di me, tutto poteva darmi e posso dire che nulla poteva negarmi. Per ora ritorniamo al punto dove siamo rimaste. Mi riserberò nel corso delle mie lezioni di narrarti ciò che fece questa Divina Volontà in me.
Ora senti, figlia mia. Dopo il trionfo nella prova, il FIAT Divino fece il sesto passo nell’anima mia, col farmi prendere il possesso di tutte le proprietà divine, per quanto a creatura è possibile ed immaginabile. Tutto era mio, Cielo e terra e lo stesso Dio, di Cui possedevo la stessa sua Volontà. Io mi sentivo posseditrice della santità divina, dell’amore, della bellezza, potenza, sapienza e bontà divine, mi sentivo Regina di tutto, né mi sentivo estranea nella casa del mio Padre Celeste; sentivo al vivo la sua Paternità e la suprema felicità di essere la sua figlia fedele. Posso dire che crebbi sulle ginocchia paterne di Dio e non conobbi altro amore, né altra scienza, se non quella che mi somministrava il mio Creatore. Chi può dirti ciò che fece questa Divina Volontà in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto, tanto, che gli stessi Angeli restano muti e non sanno dove incominciare a parlare di me.
Ora, figlia mia carissima, tu devi sapere che come il FIAT Divino mi fece prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di tutto e di tutti. La Divina Volontà, con la sua potenza, immensità ed onniveggenza, racchiudeva nell’anima mia tutte le creature, ed Io sentivo un posticino nel mio Cuore materno per ciascuna di esse. Da che fui concepita Io ti portai nel mio Cuore, ed oh, quanto ti amai e ti amo! Ti amai tanto che ti feci da Madre presso Dio. Le mie preghiere, i miei sospiri erano per te, e nel delirio di Madre dicevo: “Oh, come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo sono Io”.
Perciò, ascolta la Mamma tua, non voler riconoscere più la tua volontà umana. Se ciò farai, tutto sarà in comune tra me e te, avrai una forza divina in tuo potere, tutte le cose si convertiranno in santità, amore e bellezza divina. Ed Io, nella foga del mio amore, come mi decantò l’Altissimo: “Tutta bella, tutta santa, tutta pura sei Tu, o Maria”, dirò: “Bella, pura e santa è la figlia mia, perché possiede la Volontà Divina”.
L’anima: Regina del Cielo, anch’io ti saluto: “Tutta bella, pura e santa è la mia Mamma Celeste”. Deh, ti prego, se hai un posto per me nel tuo materno Cuore, deh, chiudimi in esso e così sarò sicura che non più farò la mia volontà, ma sempre Quella di Dio, e la Mamma e la figlia saremo felici tutte e due.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai per tre volte tre Gloria Patri, in ringraziamento alla Santissima Trinità per il regno che stabilì in me della Divina Volontà, dandomi il possesso di tutto, e facendo tue le parole dell’Ente Supremo in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella, pura e santa è la Mamma mia”.
Giaculatoria: Regina del Cielo, fammi possedere dalla Volontà Divina.
7º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà prende lo scettro del comando e la Trinità Sacrosanta la costituisce per sua segretaria.
L’anima alla Divina Segretaria: Regina Mamma, eccomi ai tuoi piedi prostrata. Mi sento che io, come figlia tua, non so stare senza la mia Mamma Celeste e, sebbene oggi vieni a me con la gloria dello scettro del comando e con la corona di Regina, pure sei sempre la Mamma mia e, sebbene tremante, mi getto nelle tue braccia, affinché mi sani le ferite che la mia cattiva volontà ha fatto alla povera anima mia. Senti, mia Mamma Sovrana, se Tu non fai un prodigio, se non prendi il tuo scettro del comando per guidarmi e tenere il tuo impero su tutti gli atti miei per fare che il mio volere non abbia vita, ahi, non avrò la bella sorte di venire nel regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia cara, vieni nelle braccia della Mamma tua e presta attenzione ad ascoltarmi, e sentirai gli inauditi prodigi che il FIAT Divino fece alla tua Mamma Celeste. Come presi il possesso nel regno della Divina Volontà, finirono i suoi passi in me[3], ed incominciò la sua vita piena, intera e perfetta nell’anima mia, ed oh, in quale altezze divine fui messa dall’ Altissimo. I Cieli non potevano né raggiungermi, né contenermi, la luce del sole era piccola innanzi alla mia luce, nessuna cosa creata poteva raggiungermi. Io valicavo i mari divini come se fossero miei. Il mio Padre Celeste, il Figlio e lo Spirito Santo mi sospiravano nelle loro braccia per godersi la piccola figlia loro, ed oh, il contento che provavano nel sentirmi che come Li amavo, Li pregavo e adoravo la loro altezza suprema, il mio amore, la mia preghiera e adorazione uscivano da dentro l’anima mia, dal centro della Divina Volontà. Sentivano uscire da me onde d’amore divino, casti profumi, gioie insolite, che partivano da dentro il Cielo che il loro stesso Voler Divino aveva formato nella mia piccolezza, tanto, che non finivano di ripetere: “Tutta bella, tutta pura, tutta santa è la piccola figlia nostra, le sue parole sono catene che Ci avvincano, i suoi sguardi sono dardi che Ci feriscono, i suoi palpiti sono frecce che frecciandoci Ci fanno dare in delirio d’amore”. Sentivano uscire da me la potenza, la fortezza della loro Divina Volontà, che ci rendeva inseparabili, e mi chiamavano “la figlia nostra invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro Essere Divino”.
Ora ascoltami, figlia mia. Presa la Divinità da eccesso d’amore verso di me[4], mi dissero: “Figlia nostra diletta, il nostro amore non regge, si sente soffocato se non ti affidiamo i nostri segreti; perciò ti eleggiamo come nostra fedele Segretaria. A te vogliamo affidare i nostri dolori e i nostri decreti. A qualunque costo vogliamo salvare l’uomo. Guarda come va a precipizio, la sua volontà ribelle lo trascina continuamente al male; senza la vita, la forza, il sostegno del nostro Volere Divino ha deviato dalla via del suo Creatore e cammina strisciando la terra, debole, malato e pieno di tutti i vizi. Ma non ci sono vie di mezzi per salvarlo, né altre vie d’uscita, se non scendere il Verbo Eterno, prendere le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di Sé, affratellarsi con lui, vincerlo a via d’amore e di pene inaudite, dargli tanta fiducia da poterlo riportare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh, come Ci duole la sorte dell’uomo! Il nostro dolore è grande, non potevamo affidarlo a nessuno, perché non avendo una Volontà Divina che li domina, non potevano mai comprendere né il nostro dolore, né i gravi mali dell’uomo caduto nel peccato. A te, che possiedi il nostro FIAT, è dato di poterlo comprendere e perciò, come a Segretaria nostra, vogliamo svelarti i nostri segreti e mettere nelle tue mani lo scettro del comando, affinché domini ed imperi su tutto, ed il tuo dominio vinca Dio e l’uomo e Ce li porti come figli rigenerati nel tuo materno Cuore”. Chi può dirti, figlia cara, che sentì il mio Cuore da questo parlare divino? S’aprì in me una vena d’intenso dolore e mi proposi, anche a costo della mia vita, di vincere Dio e la creatura e unirli insieme.
Ora, figlia mia, ascolta la Mamma tua. Ti ho visto sorpresa nel sentirmi narrare la storia del possesso nel regno della Divina Volontà. Ora sappi che anche a te è data questa sorte, se ti decidi a non fare mai la tua volontà; il Voler Divino formerà il suo Cielo nell’anima tua, sentirai l’inseparabilità divina, ti sarà dato lo scettro del comando su di te stessa, sulle tue passioni; non sarai più schiava di te stessa, perché la sola volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le tarpa le ali dell’amore verso Colui che l’ha creata, le toglie la forza, il sostegno e la fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre Celeste, in modo che non può conoscere né i suoi segreti, né l’amore grande con cui l’ama, e perciò vive come estranea alla casa del suo Padre Divino. Che lontananza getta tra Creatore e creatura l’umano volere! Perciò ascoltami, fammi contenta, dimmi che non darai più vita alla tua volontà, ed Io ti riempirò tutta di Volontà Divina.
L’anima: Mamma santa, aiutami, non vedi come sono debole? Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime e piango la mia grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di fare la mia volontà, e mi sono discostata da Quella del mio Creatore. Deh, fammi da Mamma, non mi lasciare a me stessa; con la tua potenza unisci il Volere Divino al mio e chiudimi nel tuo Cuore materno, dove sarò sicura di non fare mai la mia volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, ti starai sotto il mio manto, per imparare a vivere sotto i miei sguardi, e recitandomi tre Ave Maria mi pregherai che Io faccia conoscere a tutti la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma santa, chiudimi nel tuo Cuore, affinché impari da te a vivere di Volontà Divina.
8º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà ebbe dal suo Creatore il mandato di mettere in salvo le sorti dell’umano genere.
L’anima alla Divina Mandataria: Eccomi a te, Mamma Celeste, mi sento che non so stare senza della mia cara Mamma. Il mio povero cuore è irrequieto e allora me lo sento in pace quando sto nel tuo grembo, come piccola piccina stretta al tuo Cuore per ascoltare le tue lezioni. Il tuo dolce accento mi raddolcisce tutte le mie amarezze e dolcemente lega la mia volontà e, mettendola come sgabello sotto la Divina Volontà, mi fa sentire il suo dolce impero, la sua Vita, la sua felicità.
Lezione della Celeste Mandataria:
Figlia mia carissima, sappi che ti amo assai; fidati della Mamma tua e sii sicura che riporterai vittoria sulla tua volontà. Se tu mi sarai fedele, Io prenderò tutto l’impegno su di te, ti farò da vera Mamma; perciò ascolta ciò che feci per te presso l’Altissimo. Io non facevo altro che portarmi sulle ginocchia del mio Padre Celeste. Io ero piccina, non nata ancora, ma il Volere Divino, del quale Io possedevo la vita, mi rendeva accessibile le mie visite al mio Creatore. Per me, le porte, le vie, tutte erano aperte, né Io avevo paura e timore di Loro. La sola volontà umana mette paura, timore, sfiducia e mette lontana la povera creatura da Colui che tanto l’ama e che vuol essere circondato dai suoi figli. Sicché, se la creatura ha paura e teme e non sa stare come da figlia a Padre col suo Creatore, è segno che la Divina Volontà non regna in lei, e perciò è la torturata, la martire della volontà umana. Perciò non fare mai la tua volontà, non voler torturarti e martirizzarti tu stessa, che è il più orribile dei martiri, senza sostegno e senza forza.
Quindi ascoltami. Io mi portavo nelle braccia della Divinità, molto più che (le Divine Persone) mi aspettavano e facevano festa nel vedermi; mi amavano tanto, che al mio apparire versavano altri mari d’amore e di santità nell’anima mia. Non mi ricordo mai di essermi partita da Loro, senza che non mi aggiungessero altri doni sorprendenti. Onde, mentre stavo nelle loro braccia, Io pregavo per l’uman genere e molte volte con lacrime e sospiri piangevo per te, figlia mia, e per tutti; piangevo per la tua volontà ribelle, per la tua triste sorte di vederti messa nella sua schiavitù, che ti rendeva infelice. Vedere infelice la figlia mia mi faceva versare lacrime amare, fino a bagnare le mani del mio Celeste Padre col mio pianto, e la Divinità, intenerita dal mio pianto, continuò a dirmi: “Figlia nostra diletta, il tuo amore Ci lega, le tue lacrime smorzano il fuoco della divina Giustizia, le tue preghiere Ci tirano tanto verso le creature, che non ti sappiamo resistere; perciò diamo a te il mandato di mettere in salvo la sorte del genere umano. Tu sarai la nostra Mandataria in mezzo a loro. A te affidiamo le loro anime; tu difenderai i nostri diritti lesi per le loro colpe; starai in mezzo, tra loro e Noi, per aggiustare le partite d’ambo le parti. Sentiamo in Te la forza invincibile della nostra Volontà Divina, che per mezzo tuo prega, piange; chi ti può resistere? Le tue preghiere sono comandi, le tue lacrime imperano sul nostro Essere Divino; perciò, avanti nella tua impresa”.
Ora, figlia mia carissima, il mio piccolo Cuore si sentiva consumare d’amore ai modi amorevoli del parlare divino, e con tutto amore accettai il loro mandato, col dire: “Maestà Altissima, sono qui fra le vostre braccia, disponete di me ciò che volete. Io ci metterò anche la vita e se avessi tante vite per quante creature sono, Io le metterei a disposizione loro e vostra, per portarle tutte salve nelle vostre braccia paterne”. E senza sapere allora che Io dovevo essere la Madre del Verbo Divino, Io sentivo in me la doppia maternità, maternità per Dio, per difendere i suoi giusti diritti; maternità per le creature, per metterle in salvo. Mi sentivo Madre di tutti. Il Volere Divino che regnava in me, che non sa fare opere isolate, mi portava in me Dio e tutte le creature, di tutti i secoli. Nel mio materno Cuore sentivo il mio Dio offeso, che voleva essere soddisfatto, e sentivo le creature sotto l’impero della Giustizia divina. Oh, quante lacrime versai! Volevo far scendere le lacrime mie in ogni cuore, per far sentire a tutti la mia maternità tutta d’amore. Piansi per te e per tutti, figlia mia. Perciò ascoltami, abbi pietà del mio pianto, prendi le mie lacrime per smorzare le tue passioni e per fare che la tua volontà perda la vita. Deh, accetta il mio mandato, cioè che tu faccia sempre la Volontà del tuo Creatore.
L’anima: Mamma Celeste, il mio povero cuore non regge nel sentire quanto mi ami. Ah, mi ami troppo, fino a piangere per me! Le tue lacrime me le sento scendere nel mio cuore e come tante ferite mi feriscono e mi fanno comprendere quanto Tu mi ami, ed io voglio unire le mie lacrime alle tue e pregarti piangendo che non mi lasci mai sola, che mi vigili in tutto e, se occorre, battimi pure, fammi da Mamma, ed io, come piccola figlia tua, tutto mi farò fare da te, affinché il tuo mandato sia il mio benvenuto e Tu possa portarmi fra le tue braccia al nostro Padre Celeste, come atto compiuto del tuo mandato divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai la tua volontà, le tue pene, le tue lacrime, le tue ansie, i tuoi dubbi e timori nelle mie mani materne, affinché come Mamma tua le tenga in deposito nel mio Cuore materno, come pegni della figlia mia, ed Io ti darò il prezioso pegno della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Celeste, versa le tue lacrime nell’anima mia, affinché mi guariscano le ferite che mi ha fatto la mia volontà.
9º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà viene costituita da Dio celeste Paciera, vincolo di pace tra il Creatore e la creatura.
L’anima alla sua Celeste Regina: Sovrana Signora e Mamma mia carissima, vedo che mi chiami perché senti la foga dell’amore che brucia nel tuo Cuore, perché vuoi narrarmi ciò che facesti nel regno della Divina Volontà per la figlia tua. Com’è bello vedere rivolgere i tuoi passi verso il tuo Creatore, e le Divine Persone, come sentono il calpestio dei tuoi piedi, ti guardano e si sentono ferire dalla purezza dei tuoi sguardi e ti aspettano per essere spettatori del tuo innocente sorriso, per sorriderti e trastullarsi con te. Ah, Mamma santa, nelle tue gioie, nei tuoi casti sorrisi col tuo Creatore, non ti dimenticare della tua figlia che vive nell’esilio, che tanto ha bisogno e che spesso la sua volontà, facendo capolino, vorrebbe travolgerla per strapparla dal regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia del mio materno Cuore, non temere, non ti dimenticherò giammai, anzi, se tu farai sempre la Divina Volontà e vivrai nel suo regno, saremo inseparabili, ti porterò sempre stretta nella mia mano per guidarti e farti da guida, per insegnarti a vivere nel FIAT Supremo. Perciò bandisci il timore; in Esso tutto è pace e sicurezza. La volontà umana è la turbatrice delle anime e mette in pericolo le opere più belle, le cose più sante. Tutto è pericolante in esse: in pericolo la santità, le virtù, la stessa salvezza dell’anima, e la caratteristica di chi vive di volere umano è la volubilità. Chi mai può fidarsi di chi si fa dominare dalla volontà umana? Nessuno, né Dio, né gli uomini; somigliano a quelle canne vuote che si girano ad ogni soffio di vento. Perciò, figlia mia carissima, se qualche soffio di vento ti vuole rendere incostante, tuffati nel mare della Divina Volontà e vieni a nasconderti nel grembo della Mamma tua, affinché ti difenda dal vento dell’umano volere, e stringendoti fra le mie braccia ti renda ferma e sicura nel cammino del suo regno divino.
Ora, figlia mia, seguimi innanzi alla Maestà Suprema ed ascoltami. Io coi miei rapidi voli giungevo nelle loro braccia divine, e come giungevo sentivo il loro amore[5] rigurgitante, che come onde impetuose mi coprivano dell’amor loro. Oh, com’è bello essere amato da Dio! In questo amore si sente felicità, santità, gioie infinite, e la creatura si sente talmente abbellita, che Dio stesso si sente rapito dalla bellezza speciosa che infonde in essa nell’amarla. Io volevo imitarli e, sebbene piccina, non volevo restar dietro al loro amore, quindi dalle onde d’amore che mi avevano dato, formavo le mie onde per coprire il mio Creatore col mio amore. Nel fare ciò Io sorridevo, perché sapevo che il mio amore mai poteva coprire l’immensità dell’amore loro, ma con tutto ciò Io facevo la prova, e sul mio labbro spuntava il mio sorriso innocente. L’Ente Supremo sorrideva al mio sorriso e con la mia piccolezza festeggiava e si trastullava. Ora, nel più bello dei nostri stratagemmi amorosi, Io ricordavo lo stato doloroso della mia famiglia umana sulla terra, che Io pure ero della loro stirpe, ed oh, come mi doleva e pregavo che scendesse il Verbo Eterno a porvi rimedio; e lo dicevo con tale tenerezza che giungevo a cambiare il sorriso e la festa in pianto. L’Altissimo si commoveva tanto alle mie lacrime, molto più che erano lacrime di una piccina, e stringendomi al seno divino mi asciugavano le lacrime e mi dicevano: “Figlia, non piangere, fatti coraggio; nelle tue mani abbiamo messo la sorte del genere umano, ti abbiamo dato il mandato ed ora, per più consolarti, ti facciamo paciera tra Noi e l’umana famiglia. Quindi a te è dato di rappacificarci; la potenza del nostro Volere che regna in te s’impone su di Noi a dare il bacio di pace alla povera umanità decaduta e pericolante”. Chi può dirti, figlia mia, ciò che provava il mio Cuore a questa condiscendenza divina? Era tanto il mio amore che mi sentivo venir meno e delirando spasimavo, cercando altro amore per ristoro del mio amore.
Ora una parola a te, figlia mia: se tu mi ascolterai col mettere da banda il tuo volere, dando il posto regio al FIAT Divino, anche tu sarai amata con amore specioso dal tuo Creatore, sarai il suo sorriso, Lo metterai in festa e sarai vincolo di pace tra il mondo e Dio.
L’anima: Mamma bella, aiuta la figlia tua, mettimi Tu stessa nel mare della Divina Volontà, coprimi con le onde dell’eterno amore, affinché non veda né senta che Volontà Divina ed amore.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiederai tutti gli atti miei e li chiuderai nel tuo cuore, affinché senta la forza della Divina Volontà che regnava in me, e poi li offrirai all’Altissimo per ringraziarlo di tutti gli uffici che mi affidò per salvare le creature.
Giaculatoria: Regina di pace, fammi dare il bacio di pace dalla Divina Volontà.
10º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Alba che sorge, per mettere in fuga la notte dell’umano volere. La sua nascita gloriosa.
L’anima alla Regina del Cielo: Eccomi, o Mamma santa, vicino alla tua culla, per essere spettatrice della tua nascita portentosa. I Cieli stupiscono, il sole ti fissa con la sua luce, la terra esulta di gioia e si sente onorata perché è abitata dalla sua piccola neonata Regina, gli Angeli fanno a gara a circondare la tua culla per onorarti ed essere pronti ai tuoi cenni; sicché tutti ti onorano e vogliono festeggiare la tua nascita. Anch’io mi unisco con tutti e, prostrata innanzi alla tua culla, in cui vedo come rapiti la tua madre Anna ed il tuo padre Gioacchino, voglio dirti la mia prima parola, voglio affidarti il mio primo segreto, voglio svuotare il mio cuore nel tuo e dirti: “Mamma mia, Tu che sei alba foriera del FIAT Divino sulla terra, deh, metti in fuga la tenebrosa notte dell’umano volere nella mia anima e nel mondo intero. Ah, sì, la tua nascita sia la nostra speranza, che come nuova alba di Grazia ci rigeneri nel regno della Divina Volontà”.
Lezione della neonata Regina:
Figlia del mio Cuore, la mia nascita fu prodigiosa; nessun’altra nascita può dirsi simile alla mia. Io racchiudevo in me il Cielo, il Sole della Divina Volontà ed anche la terra della mia umanità, ma terra benedetta e santa, che racchiudeva le più belle fioriture, e sebbene neonata appena, Io racchiudevo il prodigio dei più grandi prodigi: il Volere Divino regnante in me, il quale racchiudeva in me un Cielo più bello, un Sole più fulgido di quello della Creazione, di cui ero anche Regina, compreso pure un mare di grazie senza confini, che mormorava sempre amore, amore verso il mio Creatore. Perciò la mia nascita fu la vera alba che mette in fuga la notte dell’umano volere, e come andavo crescendo, così formavo l’aurora e chiamavo il giorno splendidissimo per far sorgere il Sole del Verbo Eterno sulla terra.
Figlia mia, vieni nella mia culla ad ascoltare la tua piccola Mammina. Non appena fui nata, aprii gli occhi per vedere questo basso mondo, per andare in cerca di tutti i miei figli per chiuderli nel mio Cuore, dar loro il mio materno amore e, rigenerandoli alla nuova vita d’amore e di grazia, dar loro il passo per farli entrare nel regno del FIAT Divino, di cui ero posseditrice. Volli fare da Regina e da Madre, chiudendo tutti nel mio Cuore per mettere tutti al sicuro e dar loro il gran dono del Regno divino. Nel mio Cuore avevo posto per tutti, perché per chi possiede la Divina Volontà non ci sono strettezze, ma larghezze infinite; quindi guardai anche te, figlia mia, nessuno mi sfuggì, e siccome quel giorno tutti festeggiarono la mia nascita, anche per me fu festa. Ma però nell’aprire i miei occhi alla luce ebbi il dolore di guardare le creature nella fitta notte dell’umano volere. Oh, in quale abisso di tenebre si trova involta la creatura che si fa dominare dalla sua volontà! Essa è la vera notte, ma notte senza stelle, al più qualche lampo fuggitivo, che facilmente è seguito da tuoni, che rumoreggiando addensano più fitte le tenebre e scaricano la tempesta sulla povera creatura, tempesta di paura, di debolezze, di pericoli, di cadute nel male. Il mio piccolo Cuore restò trafitto nel vedere i miei figli sotto questa orribile tempesta, in cui la notte dell’umano volere li aveva travolti. Ora ascolta la Mamma tua: sono nella culla ancora, sono piccina; guarda le mie lacrime che verso per te. Ogni qual volta fai la tua volontà è una notte che formi per te, e se tu sapessi quanto male ti fa questa notte, piangeresti con me. Ti fa perdere la luce del giorno del Volere Santo, ti capovolge, ti paralizza nel bene, ti spezza il vero amore e resti una povera malata alla quale mancano le cose necessarie per guarirsi. Ah, figlia mia, figlia cara, ascoltami, non fare mai la tua volontà, dammi la parola che contenterai la tua piccola Mammina.
L’anima: Mammina santa, mi sento tremare nel sentire la brutta notte della mia volontà, perciò sono qui presso la tua culla per chiederti grazia, che per la tua nascita prodigiosa mi faccia rinascere nella Divina Volontà. Io mi starò sempre vicino a te, Celeste Bambinella, unirò le mie preghiere e le mie lacrime alle tue per impetrare per me e per tutti il regno della Divina Volontà sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a visitarmi nella mia culla, dicendomi ogni volta: “Celeste Bambinella, fammi rinascere insieme con te nella Vita della Divina Volontà”.
Giaculatoria: Mammina mia, fammi sorgere l’alba della Divina Volontà nell’anima mia.
11º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, nei primi anni della sua vita quaggiù forma un’aurora splendidissima, per far sorgere nei cuori il giorno sospirato di luce e di grazia.
L’anima alla Reginetta Bambina: Eccomi di nuovo vicina alla tua culla. Mammina Celeste, il mio piccolo cuore si sente affascinato dalla tua beltà e non so distaccare lo sguardo di una bellezza sì rara. Com’è dolce il tuo sguardo! Il gestire delle tue manine mi chiama per abbracciarmi e stringermi al tuo Cuore affogato d’amore. Mammina santa, dammi le tue fiamme, affinché mi brucino la mia volontà e così possa contentarti, di vivere insieme con Te di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, se tu sapessi come il materno mio Cuoricino gioisce nel vederti vicino alla mia culla per ascoltarmi! Mi sento coi fatti Regina e Madre, perché tenendoti vicino non sono una Madre sterile, né una Regina senza popolo, ma ci ho la cara figlia mia, che mi ama tanto e che vuole da me che le faccia l’ufficio di Mamma e di Regina. Perciò tu sei la portatrice di gioia alla Mamma tua, molto più che vieni nel mio grembo per essere insegnata da me a vivere nel regno della Divina Volontà. Avere una figlia che vuol vivere insieme con me in questo regno sì santo, è per la tua Mamma la gloria, l’onore, la festa più grande.
Quindi prestami attenzione, mia figlia cara, ed Io continuerò a narrarti le meraviglie della mia nascita. La mia culla era circondata da Angeli, che facevano a gara a cantarmi le ninne come a loro Sovrana Regina, e siccome ero dotata di ragione e di scienza infusami dal mio Creatore, feci il mio primo dovere di adorare con la mia intelligenza ed anche con la mia vocina di bimba balbettante la Santissima Trinità adorabile, e fu tanta la foga del mio amore verso una Maestà sì santa, che sentendomi languire, deliravo perché volevo trovarmi fra le braccia della Divinità per ricevere i loro amplessi e dar Loro i miei. Onde gli Angeli, essendo i miei desideri comandi per loro, mi presero e portandomi sulle loro ali, mi condussero nelle braccia amorose del mio Padre Celeste. Oh, con quanto amore mi aspettavano! Io andavo dall’esilio e le piccole soste di separazione tra me e Loro erano causa di nuovi incendi d’amore, erano doni che mi preparavano, ed Io trovavo nuovi ritrovati per chiedere pietà, misericordia per i miei figli, che vivendo nell’esilio stavano sotto le sferze della divina Giustizia, e stemperandomi tutta in amore dicevo Loro: “Trinità adorabile, Io mi sento felice, mi sento Regina; non conosco che cosa sia infelicità e schiavitù, anzi, sono tali e tante le gioie, le felicità del vostro Volere che regna in me, che piccina qual sono non posso abbracciarle tutte. Ma in tanta felicità una vena d’amarezza intensa c’è dentro del mio piccolo Cuore; sento in esso i miei figli infelici, schiavi della loro volontà ribelle. Pietà, Padre santo, pietà! Deh, rendete intera la mia felicità: questi figli infelici che porto più che Madre nel mio materno Cuore, rendeteli felici; fate scendere il Verbo Eterno sulla terra e tutto sarà accordato, ed Io non scenderò dalle vostre ginocchia paterne se non mi date il rescritto di grazia, in modo che possa portare ai miei figli la lieta novella della loro Redenzione”. La Divinità restava commossa alle mie preghiere e colmandomi di nuovi doni mi dicevano: “Ritorna nell’esilio e continua le tue preghiere, stendi il regno della nostra Volontà in tutti gli atti tuoi, che a suo tempo ti contenteremo”. Ma non mi dicevano né quando, né dove sarebbe sceso. Onde Io mi partivo dal Cielo solo per compiere la Divina Volontà. Questo per me era il sacrificio più eroico, ma lo facevo volentieri per fare che Essa sola avesse il pieno dominio su di me.
Ora ascoltami, figlia mia, quanto mi costò l’anima tua, fino ad amareggiarmi l’immenso pelago delle mie gioie e felicità. Ogni qual volta tu fai la tua volontà, ti rendi schiava e senti la tua infelicità, ed Io come Mamma tua sento nel mio Cuore l’infelicità della figlia mia. Oh, com’è doloroso avere figli infelici e come ti deve star a cuore il fare la Divina Volontà, ché Io giungevo fino a partirmi dal Cielo per fare che la mia volontà non avesse vita in Me!
Ora, figlia mia, continua ad ascoltarmi: il primo dovere in tutti gli atti tuoi sia adorare il tuo Creatore, conoscerlo ed amarlo. Questo ti mette nell’ordine della Creazione e vieni a riconoscere Colui che ti ha creato. Questo è il dovere più santo d’ogni creatura, riconoscere la sua origine. Ora tu devi sapere che il mio portarmi al Cielo, scendere, pregare, formava intorno a me l’aurora che, spandendosi in tutto il mondo, circondava i cuori dei figli miei per fare che dopo l’alba sorgesse l’aurora, per far spuntare il giorno sereno delle attese del Verbo Divino sulla terra.
L’anima: Mammina Celeste, nel vederti neonata appena darmi lezioni sì sante, io mi sento rapire e comprendo quanto mi ami, fino a renderti infelice per causa mia. Deh, o Mamma santa, Tu che tanto mi ami fai scendere nel mio cuore la potenza, l’amore, le gioie che ti inondano, affinché riempita di esse, la mia volontà non trovi luogo di vivere in me e liberamente ceda il posto al dominio della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre atti di adorazione al tuo Creatore, recitando tre Gloria Patri per ringraziarlo di quante volte ebbi la grazia di essere ammessa alla sua presenza.
Giaculatoria: Mamma Celeste, fai sorgere l’aurora della Divina Volontà nell’anima mia.
12º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà esce dalla culla e fa i primi passi. Coi suoi atti infantili chiama Dio a scendere sulla terra e chiama le creature a vivere nella Divina Volontà.
L’anima alla Celeste Reginetta: Eccomi di nuovo a te, mia cara Bambinella, nella casa di Nazaret. Voglio essere spettatrice della tua infantile età, voglio darti la mano mentre fai i primi passi, parli con la tua santa mamma e col tuo padre Gioacchino. Piccina qual sei, dopo che ti sei svezzata, nel camminare aiuti Sant’Anna nei piccoli servizi. Mammina mia, quanto mi sei cara e tutta speciosa! Deh, dammi le tue lezioni, affinché segua la tua infanzia ed impari da te a vivere anche nelle piccole azioni umane nel regno della Divina Volontà.
Lezione della piccola Regina del Cielo:
Mia figlia cara, l’unico mio desiderio è di tenermi vicina la figlia mia. Senza di te mi sento sola e non ho a chi confidare i miei segreti. Perciò sono le mie premure materne, che cercano vicina la mia figlia che tengo nel Cuore, per darle le mie lezioni e così farle comprendere come si vive nel regno della Divina Volontà. Ma in esso non entra l’umano volere, questo resta schiacciato ed in atto di subire continue morti innanzi alla luce, santità e potenza della Divina Volontà. Ma credi tu che il volere umano resta afflitto perché il Divino Volere lo tiene in atto di morire continuamente? Ah, no, no, piuttosto si sente felice, ché sulla sua volontà morente rinasce e sorge, vittoriosa e trionfante sulla sua, la Volontà Divina, che le porta gioia e felicità senza termine. Basta comprendere, figlia cara, che significa farsi dominare da Essa e provarlo, per fare che la creatura aborrisca tanto la sua volontà, che si farebbe fare a pezzi anziché uscire dalla Divina Volontà.
Ora ascoltami. Io partii dal Cielo solo per fare la Volontà dell’Eterno, e sebbene Io avevo in me il mio Cielo, qual era la Volontà Divina, ed ero inseparabile dal mio Creatore, pure mi piaceva stare nella Patria Celeste, molto più che stando la Divina Volontà in me, Io sentivo i diritti di figlia di stare con Loro e di farmi cullare come piccola piccina fra le loro braccia paterne, e di partecipare a tutte le gioie e felicità, ricchezze e santità che possedevano, per quanto più ne potevo prendere, e riempirmi tanto, fino a non poterne più contenerle. E l’Ente Supremo godeva nel vedermi che Io, senza timore, anzi con sommo amore, mi riempivo dei loro beni, né Io mi meravigliavo che mi facessero prendere ciò che Io volevo. Ero la figlia loro, una era la Volontà che ci animava, ciò che volevano Loro volevo Io. Sicché mi sentivo che le proprietà del mio Padre Celeste erano mie. La sola differenza è che Io ero piccola e non potevo abbracciare né prendere tutti i loro beni. Per quanti ne prendevo, ne restavano tanti, che non avevo capacità dove metterli, perché ero sempre creatura; invece la Divinità era grande, immensa ed in un solo atto abbracciava tutto. Onde, ad onta di ciò, non appena mi facevano capire di dovermi privare delle loro gioie celesti e dei casti amplessi che ci davamo, Io partivo dal Cielo senza indugio e ritornavo in mezzo ai miei cari genitori. Loro mi amavano molto; Io ero tutta amabile, speciosa, ilare, pacifica e piena di grazia infantile, da rapirmi l’affetto di essi. Erano tutti attenti su di me; ero il loro gioiello. Quando mi prendevano nelle loro braccia sentivano cose insolite ed una Vita divina palpitante in me.
Ora, figlia del mio Cuore, tu devi sapere che come cominciò la mia vita quaggiù, la Divina Volontà stendeva il suo regno in tutti gli atti miei, sicché le mie preghiere, le mie parole, i miei passi, il cibo, il sonno che prendevo, i piccoli servizi con cui aiutavo la madre mia, erano animati dalla Divina Volontà, e siccome ti ho portato sempre nel mio Cuore ti chiamavo come figlia mia. In tutti gli atti miei chiamavo gli atti tuoi insieme coi miei, affinché anche nei tuoi atti, anche indifferenti, si stendesse il regno del Volere Divino. Senti quanto ti ho amato: se pregavo chiamavo la tua preghiera nella mia, affinché la tua e la mia fossero avvalorate di un solo valore e potere, qual era il valore ed il potere di una Volontà Divina; se parlavo chiamavo la tua parola, se camminavo chiamavo i tuoi passi e se facevo le piccole azioni umane indispensabili all’umana natura, quali erano il prendere acqua, scopare, aiutare a porgere la legna alla madre mia per accendere il fuoco, e tante altre cose simile, Io chiamavo questi stessi atti tuoi, affinché fossero avvalorati da una Volontà Divina, e nei miei e nei tuoi atti si stendesse il suo regno; e mentre chiamavo te in ogni atto mio, chiamavo il Verbo Divino a scendere sulla terra. Oh, quanto ti ho amato, figlia mia! Volevo gli atti tuoi nei miei, per renderti felice e farti regnare insieme con me. Ed oh, quante volte Io chiamavo te e gli atti tuoi, ma con sommo mio dolore i miei restavano isolati e i tuoi li vedevo come smarriti nella tua volontà umana, che, orribile a dirsi, formavano il regno non divino, ma umano, il regno delle passioni e il regno del peccato, dell’infelicità e sventura. La Mamma tua piangeva sulla tua sventura e su ogni atto di volontà umana che tu fai, conoscendo nel regno infelice dove ti portano; le mie lacrime si versano ancora per farti comprendere il gran male che fai. Perciò ascolta la Mamma tua: se tu farai la Divina Volontà, come di diritto ti sarà data la gioia, la felicità, tutto sarà in comune col tuo Creatore; le debolezze, le miserie saranno bandite da te e poi sarai la più cara delle mie figlie, ti terrò nel mio stesso regno per farti vivere sempre di Volontà Divina.
L’anima: Mamma santa, chi può resistere nel vederti piangere, e non ascoltare le tue sante lezioni? Io con tutto il cuore lo prometto, lo giuro, di non fare mai, mai più la mia volontà, e Tu, Mamma Divina, non mi lasciare mai sola, affinché l’impero della tua presenza mi schiacci la mia per farmi regnare sempre, sempre nella Volontà di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi per tenermi compagnia nella mia età infantile, dicendomi tre atti d’amore in memoria dei tre anni che Io vissi con mia madre Sant’Anna.
Giaculatoria: Potente Regina, rapisci il mio cuore per chiuderlo nella Volontà di Dio.
13º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà parte al Tempio e dà esempio di totale trionfo nel sacrificio.
L’anima alla Regina trionfatrice: Mamma Celeste, oggi vengo a prostrarmi innanzi a te per chiederti la tua forza invincibile in tutte le mie pene, e Tu sai com’è pieno il mio cuore, fino a sentirmi affogata di pene. Deh, se Tu tanto ami farmi da Madre, prendi il mio cuore nelle tue mani e versa in esso l’amore, la grazia, la forza di trionfare nelle mie pene, e di convertirle tutte in Volontà Divina.
Lezione della Regina trionfatrice:
Figlia mia, coraggio, non temere, la Mamma tua è tutta per te ed oggi ti aspettavo, affinché il mio eroismo e il mio trionfo nel sacrificio ti infondano fortezza e coraggio, onde possa vedere la figlia mia trionfante nelle sue pene e con l’eroismo di sopportarle con amore e per compiere la Divina Volontà.
Ora, figlia mia, ascoltami: Io avevo tre anni appena compiuti e i miei genitori mi fecero conoscere che volevano consacrarmi al Signore nel Tempio. Il mio Cuore gioì nel conoscere ciò, cioè [il desiderio] di consacrarmi e di passare i miei anni nella casa di Dio. Ma sotto la mia gioia c’era un dolore, una privazione delle [persone] più care che si possono avere sulla terra, quali erano i miei cari genitori. Ero piccina, avevo bisogno delle loro cure paterne, mi privavo della presenza di due grandi santi, e poi vedevo che come si avvicinava il giorno di privarsi di me, che rendevo la loro vita piena di gioia e di felicità, sentivano tale amarezza da sentirsi morire; ma mentre soffrivano erano disposti di fare l’atto eroico di condurmi al Signore.
I miei genitori mi amavano in ordine a Dio e mi tenevano come un gran dono dato loro dal Signore, e questo diede loro la forza di compiere il doloroso sacrificio. Perciò, figlia mia, se vuoi aver forza invincibile a soffrire le pene più dure, fa’ che tutte le cose tue siano in ordine a Dio e tienile come doni preziosi dati dal Signore.
Ora, tu devi sapere che Io, con coraggio, mi preparavo alla mia andata al Tempio, perché come consegnai la mia volontà all’Ente Divino e il FIAT Supremo prese possesso di tutto l’essere mio, Io acquistai tutte le virtù in natura. Io ero dominatrice di me stessa, tutte le virtù stavano in me come tante nobili principesse, e a seconda delle circostanze della mia vita prontamente si esibivano a fare il loro ufficio senza alcuna resistenza. Invano mi avrebbero chiamata Regina, se non avessi avuto virtù di fare la Regina su di me stessa. Perciò Io tenevo in mio dominio la carità perfetta, la pazienza invitta, la dolcezza rapitrice, l’umiltà profonda e tutto il corredo delle altre virtù. La Divina Volontà rese la piccola terra della mia umanità fortunata sempre fiorita e senza le spine dei vizi. Vedi dunque, cara figlia, che significa vivere di Volontà Divina. La sua luce, la sua santità e potenza converte in natura tutte le virtù, né si abbassa a regnare in un’anima dove c’è la natura ribelle, no, no. Essa è santità e vuole la natura ordinata e santa dove deve regnare. Quindi, col sacrificio di andare al Tempio, erano conquiste che Io facevo e sul sacrificio veniva formato in me il trionfo di una Volontà Divina; e questi trionfi portavano in Me nuovi mari di grazia, di santità e di luce, fino a sentirmi felice nelle mie pene, per poter acquistare nuovi trionfi.
Ora, figlia mia, metti la mano sul tuo cuore e dì alla Mamma tua: Senti la tua natura cambiata in virtù? Oppure senti le spine dell’impazienza, le erbe nocive delle agitazioni, i cattivi umori degli affetti non santi? Senti, lascia fare alla Mamma tua, metti la tua volontà nelle mie mani, decisa a non volerla più, ed Io ti farò possedere dalla Volontà Divina, la quale tutto bandirà da te, e ciò che non avrai fatto in tanti anni lo farai in un giorno, il quale sarà il principio della vera vita, della felicità e della vera santità.
L’anima: Mamma santa, aiuta la figlia tua, fammi una visita nell’anima mia e tutto ciò che trovi che non è Volontà di Dio, con le tue mani materne strappalo da me, bruciami le spine, le erbe nocive, e Tu stessa chiama la Divina Volontà a regnare nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiamerai tre volte a visitare l’anima tua e mi darai tutta la libertà di fare ciò che voglio da te.
Giaculatoria: Sovrana Regina, prendi nelle tue mani l’anima mia e trasformala tutta in Volontà di Dio.
14º GIORNO
La Regina Del Cielo nel regno della Divina Volontà giunge al Tempio, sua dimora, e si fa modello delle anime consacrate al Signore.
L’anima alla Celeste Regina, modello delle anime: Mamma Celeste, la tua povera figlia sente l’irresistibile bisogno di stare con te, di seguire i tuoi passi, di vedere le tue azioni per copiarle, farsene il modello e riserbarle come guida della sua vita. Sento tanto il bisogno di essere guidata, perché da me non so far nulla, ma con la Mamma che mi ama tanto, saprò far tutto e saprò fare anche la Divina Volontà.
Lezione della Celeste Regina modellatrice delle anime:
Figlia mia cara, è mio ardente desiderio di farti essere spettatrice delle mie azioni, affinché tu ti innamori ed imiti la Mamma tua. Perciò dammi la tua mano [e mettila] nella mia; Io mi sentirò più felice di avere la figlia mia insieme con me. Onde prestami attenzione ed ascoltami.
Io lasciai la casa di Nazaret accompagnata dai miei santi genitori. Nel lasciarla volli dare un ultimo sguardo a quella casetta dove ero nata, per ringraziare il mio Creatore di avermi dato un luogo dove nascere e per lasciarla nella Divina Volontà, affinché la mia infanzia e tanti cari ricordi –che essendo Io piena di ragione tutto comprendevo– fossero tutti custoditi nella Divina Volontà e depositati in Essa come pegni del mio amore verso Colui che mi aveva creato. Figlia mia, il ringraziare il Signore e deporre i nostri atti nelle sue mani come pegni del nostro amore, sono nuovi canali di grazie e comunicazioni che si aprono tra Dio e l’anima e l’omaggio più bello che si può rendere a chi tanto ci ama. Perciò, impara da me a ringraziare il Signore di tutto ciò che dispone di te, ed in tutto ciò che stai per compiere sia la tua parola: “Grazie, o Signore; depongo tutto nelle tue mani”.
Ora, mentre tutto lasciai nel FIAT Divino, siccome regnava in me e mai mi lasciò un istante della mia vita, Io lo portavo come in trionfo nella piccola anima mia, ed oh, i prodigi del Divino Volere! Con la sua virtù conservatrice manteneva l’ordine di tutti gli atti miei, piccoli e grandi, e come in atto dentro di me, come trionfo suo e mio, sicché mai perdetti la memoria di un solo atto mio, e questo mi dava tanta gloria ed onore che mi sentivo Regina, perché ogni mio atto fatto nella Divina Volontà era più che sole, ed Io ero tempestata di luce, di felicità, di gioie; Essa mi portava il suo Paradiso. Figlia mia, il vivere di Volontà Divina dovrebbe essere il desiderio, il sospiro e quasi la passione di tutti; tanta è la bellezza che si acquista ed il bene che si sente. Tutto all’opposto è la volontà umana: essa ha virtù di amareggiare la povera creatura, la opprime, forma la notte, [e la creatura] cammina a tentoni, va sempre zoppicando nel bene e molte volte perde la memoria del poco bene che ha fatto.
Ora, figlia mia, Io partii dalla casa paterna con coraggio e distacco, perché Io guardai solo il Volere Divino, in cui tenevo fissato il mio Cuore, e ciò mi bastò per tutto. Ma mentre camminavo per andare al Tempio, guardai tutta la Creazione, ed oh meraviglia, sentii il palpito della Divina Volontà nel sole, nel vento, nelle stelle, nel cielo, me la sentii palpitante sotto i miei passi, ed il FIAT Divino che regnava in me comandò alla Creazione tutta, che come velo lo nascondeva, che tutti [gli esseri] si inchinassero e mi facessero onori di Regina, e tutti s’inchinarono dandomi segni di sudditanza; perfino il piccolo fiorellino del campo non si risparmiò di darmi il suo piccolo omaggio. Io mettevo tutto in festa e, quando per necessità uscivo dall’abitato, la Creazione si metteva in atto di darmi segni d’onore ed Io ero costretta a comandare che stessero al loro posto e che seguissero l’ordine del nostro Creatore.
Ora ascolta la Mamma tua. Dimmi: nel tuo cuore senti la gioia, la pace, il distacco da tutto e da tutti? Ed il coraggio che tutto puoi fare per compiere la Divina Volontà, in modo da sentire in te festa continua? Figlia mia, la pace, il distacco, il coraggio, formano il vuoto nell’anima dove può prendere posto la Divina Volontà, ed Essa, essendo intangibile da ogni pena, porta la festa perenne nella creatura. Perciò coraggio, figlia mia, dimmi che vuoi vivere di Volontà Divina e la tua Mamma ci penserà a tutto. Ora, domani ti attendo per dirti il modo come mi comportai nel Tempio.
L’anima: Mamma mia, le tue lezioni mi rapiscono e mi scendono fin nel cuore. Deh, Tu che tanto ami che la figlia tua viva di Volontà Divina, col tuo impero svuotami di tutto, infondimi il coraggio necessario per farmi dar morte alla mia volontà, ed io confidando in te ti dirò: “Voglio vivere di Volontà Divina”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi come pegno d’amore per me, ed Io li depositerò nella Divina Volontà, dicendomi ogni volta: “Ti amo, Mamma mia”.
Giaculatoria: Mamma Celeste, svuotami di tutto per nascondermi nella Volontà di Dio.
15º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Continua lo stesso argomento. La sua vita nel Tempio.
L’anima alla Regina del Cielo: Mamma Regina, ecco la tua figlia al tuo fianco, per seguire i tuoi passi nell’entrare nel Tempio. Oh, come vorrei che la Mamma mia prendesse la piccola anima mia e la chiudesse nel vivo Tempio della Volontà di Dio, che mi isolasse da tutti, all’infuori del mio Gesù e della sua dolce compagnia!
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, come è dolce il tuo sussurro al mio udito, sentirti dire che vuoi essere chiusa da me nel vivo Tempio della Divina Volontà e non vuoi altra compagnia se non quella del tuo Gesù e della mia! Ah, figlia cara, tu fai sorgere nel mio materno Cuore le gioie di vera Madre, e se ciò mi farai fare, Io sono certa che la mia figlia sarà felice, le mie gioie saranno le sue, e avere una figlia felice è la più grande felicità e gloria di un cuore materno.
Ora ascoltami, figlia mia. Io giunsi nel Tempio solo per vivere di Volontà Divina. I miei santi genitori mi consegnarono ai superiori del Tempio, consacrandomi al Signore, e mentre ciò fecero Io ero vestita a festa, cantarono inni e profezie che riguardavano il futuro Messia. Oh, come gioiva il mio Cuore. Dopo diedi con coraggio l’addio ai miei cari e santi genitori, baciai la loro destra, li ringraziai della cura che ebbero della mia infanzia e che con tanto amore e sacrificio mi avevano consacrata al Signore. La mia presenza pacifica, senza piangere e coraggiosa, infusero loro tale coraggio, che ebbero la forza di lasciarmi e partirsi da me. La Volontà Divina imperava su di Me e stendeva il suo regno in tutti quegli atti miei. O potenza del FIAT, tu sola potevi darmi l’eroismo, che sebbene così piccina, ebbi la forza di distaccarmi da chi tanto mi amava, che Io vedevo che si sentivano spezzare il cuore nel separarsi da me.
Ora, figlia mia, ascoltami. Io mi chiusi nel Tempio e lo volle il Signore, per farmi stendere il regno della Divina Volontà nei miei atti che dovevo fare in esso, per farmi preparare a tutte le anime consacrate al Signore il terreno coi miei atti umani e il Cielo che doveva formarsi sopra questo terreno della Divina Volontà. Io ero attentissima a tutti i doveri che si usavano di fare in quel luogo santo; Io ero pacifica con tutti, né diedi mai amarezze e disturbo a nessuno. Mi sottoponevo ai servizi più umili, non trovavo difficoltà a nulla, né a scopare né a fare i piatti. Qualunque sacrificio era per me un onore, un trionfo; ma vuoi sapere il perché? Io non guardavo nulla, tutto per me era Volontà di Dio. Sicché il mio campanello che mi chiamava era il FIAT: Io sentivo il suono misterioso del Volere Divino che mi chiamava nel suono del campanello ed il mio Cuore gioiva e correvo per andare dove il FIAT mi chiamava. La mia regola era la Divina Volontà, i miei superiori li vedevo come comandanti di un Volere sì santo; quindi per me il campanello, la regola, i superiori, le mie azioni, anche le più umili, erano gioie e feste che mi imbandiva il FIAT Divino, il quale, stendendosi anche fuori di me, mi chiamava a stendere la sua Volontà per formare il suo regno nei più piccoli atti miei. Ed Io facevo come il mare, che nasconde tutto ciò che possiede e non fa vedere altro che acqua. Così facevo Io, nascondevo tutto nel mare immenso del FIAT Divino e non vedevo altro che il mare di Volontà Divina, e perciò tutte le cose Mi portavano gioie e feste.
Ah, figlia mia, nei miei atti correvi tu e tutte le anime. Io non sapevo far nulla senza la figlia mia. Era proprio per i figli miei, che preparavo il regno della Divina Volontà. Oh, se tutte le anime consacrate al Signore nei luoghi santi facessero scomparire tutto nella Divina Volontà, come sarebbero felici! Convertirebbero le comunità in tante famiglie celesti e popolerebbero la terra di tante anime sante. Ma, ahimè, debbo dire con dolore di Madre, quante amarezze, disturbi, discordie non ci sono? Mentre la santità non sta nell’ufficio che tocca loro, ma nel compiere in qualunque ufficio loro assegnato la Volontà Divina, che è la paciera delle anime, la forza e il sostegno nei sacrifici più duri.
L’anima: Oh, Mamma santa, come sono belle le tue lezioni, come scendono dolci nel mio cuore! Deh, ti prego di stendere in me il mare del FIAT Divino e che me lo muri d’intorno, affinché la figlia tua non veda e non conosca più nulla che Volontà Divina, in modo che valicandola sempre, possa conoscere i suoi segreti, le sue gioie, la sua felicità.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi farai dodici atti d’amore, per onorare i dodici anni che vissi nel Tempio, pregandomi che ti ammetta nell’unione degli atti miei.
Giaculatoria: Regina Mamma, chiudimi nel sacro Tempio della Volontà di Dio.
16º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà continua la sua vita nel Tempio e forma il nuovo giorno, per far spuntare il fulgido Sole del Verbo Divino sulla terra.
L’anima alla sua Mamma Celeste: Mamma mia dolcissima, sento che mi hai rubato il cuore ed io corro dalla Mamma mia, che tiene il mio cuore nel suo come pegno del mio amore, e al posto del mio cuore vuol mettere come pegno d’amore di Madre la Divina Volontà. Perciò vengo nelle tue braccia, acciocché come figlia tua mi prepari, mi dia le tue lezioni e faccia di me ciò che vuoi. Perciò ti prego di non lasciare mai sola la figlia tua, ma di tenermi sempre, sempre insieme con te.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, oh, come sospiro di tenerti sempre insieme con me! Vorrei essere il tuo palpito, il tuo respiro, le opere delle tue mani, il passo dei tuoi piedi, per farti sentire per mezzo mio come operava la Divina Volontà in me; vorrei riversare in te la sua Vita. Oh, come è dolce, amabile, incantevole e rapitrice! Oh, come mi renderesti doppiamente felice se avessi te, figlia mia, sotto l’impero totale di quel FIAT Divino che formò tutta la mia fortuna, la mia felicità, la mia gloria.
Ora prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua, che vuole dividere insieme con te la sua fortuna. Io continuavo la mia vita nel Tempio, ma il Cielo per me non era chiuso; Io potevo andare quante volte lo volevo, avevo il passo libero per salire e scendere. Nel Cielo avevo la mia Famiglia Divina ed Io ardevo e sospiravo di trattenermi insieme con Essa. La Divinità stessa mi aspettava con tanto amore per conversare insieme con me, per felicitarsi e rendermi più felice, più bella, più cara ai suoi occhi. Del resto, [le Divine Persone] non mi avevano creata per tenermi lontano, no, no; volevano godermi come figlia, volevano sentire come le mie parole animate dal FIAT avevano il potere di mettere pace tra Dio e le creature, amavano di essere vinti dalla loro piccola figlia e sentirsi ripetere: “Scenda, scenda il Verbo sulla terra”. Posso dire che la stessa Divinità mi chiamava ed Io correvo, volavo in mezzo a Loro. La mia presenza, non avendo fatto mai la volontà umana, ricambiava Loro dell’amore e della gloria, della grande opera di tutta la Creazione, e perciò mi affidavano il segreto della storia del genere umano, ed Io pregavo e ripregavo che avvenisse la pace tra Dio e l’uomo.
Ora, figlia mia, tu devi sapere che la sola volontà umana chiuse il Cielo; perciò non le era dato di penetrare in quelle celesti regioni, né di avere commercio familiare col suo Creatore, anzi l’umana volontà la aveva gettata lontano da Colui che la aveva creata. Come l’uomo si sottrasse dalla Volontà Divina divenne pauroso, timido, perdette il dominio di se stesso e di tutta la Creazione. Tutti gli elementi, perché dominati dal FIAT, erano rimasti superiori a lui e gli potevano fare del male. L’uomo aveva paura di tutto, e ti pare poco, figlia mia, che colui che era stato creato re, dominatore di tutto, giungesse ad avere paura di Colui che lo aveva creato? Strano, figlia mia, e direi quasi contro natura, che un figlio abbia paura di suo padre, mentre è in natura che come si genera, si generi insieme amore e fiducia tra padre e figlio, e questa si può chiamare la prima eredità che tocca al figlio e il primo diritto che tocca al padre. Sicché Adamo, col fare la sua volontà, perdette l’eredità del Padre suo, perdette il suo regno e si rese lo zimbello di tutte le cose create.
Figlia mia, ascolta la Madre tua e pondera bene il gran male dell’umana volontà. Essa toglie gli occhi dell’anima e la fa diventare cieca, in modo che tutto è tenebre e paura per la povera creatura. Perciò metti la mano sul tuo cuore e giura alla Mamma tua, che vorresti piuttosto morire anziché fare la tua volontà. Io, col non fare mai la mia volontà, non avevo nessuna paura del mio Creatore; e come potevo avere paura se mi amava tanto? E il regno si stendeva in me tanto, che coi miei atti andavo formando il pieno giorno per far sorgere il nuovo Sole del Verbo eterno sulla terra, ed Io, come vedevo che si andava formando il giorno, così aumentavo le mie suppliche per ottenere il sospirato giorno della pace tra il Cielo e la terra. Ora, domani ti aspetto per narrarti un’altra sorpresa della mia vita quaggiù.
L’anima: Sovrana Mamma mia, come sono dolci le tue lezioni! Oh, come mi fanno comprendere il gran male della mia volontà umana! Oh, quante volte anch’io sentivo in me paura, timidezza, e come lontana dal mio Creatore. Ahi, era la mia volontà umana che regnava in me, non la Divina, e perciò io sentivo i suoi tristi effetti. Quindi, se mi ami da figlia, prendi il mio cuore fra le tue mani e mettimi fuori la paura e la timidezza che m’impediscono il volo verso il mio Creatore, ed al posto di esse mettimi quel FIAT che Tu tanto ami, che vuoi che regni nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, metterai nelle mie mani tutto ciò che senti di molestia, di paura, di sfiducia, affinché te lo converta in Volontà di Dio, dicendomi tre volte: “Mamma mia, fa’ che regni la Divina Volontà nell’anima mia”.
Giaculatoria: Mamma mia, fiducia mia, forma il giorno della Volontà Divina nell’anima mia.
17º GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà esce dal tempio. Sposalizio con San Giuseppe, specchio divino in cui chiama a specchiarsi tutti coloro che sono chiamati da Dio allo stato coniugale.
L’anima alla sua Mamma Celeste: Mamma santa, oggi più che mai sento il bisogno di starmi stretta tra le braccia della Mamma mia, affinché quel Divin Volere che regna in te formi il dolce incanto alla mia volontà, affinché la tenga atterrata e non ardisca di far cosa che non sia Volontà di Dio. Le tue lezioni di ieri mi hanno fatto comprendere l’ergastolo in cui l’umana volontà getta la povera creatura, ed io temo tanto che faccia le scappatine e prenda di nuovo il suo posto in me; perciò mi fido della mia Mamma, affinché mi vigili tanto, che io possa star sicura di vivere sempre di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo:
Su, figlia mia, coraggio e fiducia nella Mamma tua e proposito ferreo di non mai dar vita alla tua volontà. Oh, come vorrei di sentire sul tuo labbro: “Mamma mia, la mia volontà è finita e tutto l’impero lo tiene in me il FIAT Divino”. Queste sono le armi che la fanno stare morendo continuamente e vincono il Cuore della Mamma tua ad usare tutte le arti amorose di Madre, affinché la sua figlia viva nel regno della sua Mamma. Per te sarà dolce morte, che ti darà la vera Vita, e per me sarà la più bella delle vittorie che farò nel regno della Divina Volontà. Perciò, fiducia e coraggio in me. La sfiducia è dei vili e di quelli che non sono veramente decisi ad ottenere vittoria e perciò sono sempre senza armi, e senza armi non si vince e si è sempre intermittente e vacillante nel fare il bene.
Ora, figlia mia, ascoltami. Io continuavo la mia vita nel Tempio e le mie scappatine lassù nella mia Patria Celeste. Io avevo i miei diritti di figlia, di fare le mie visitine alla mia Famiglia Divina, che più che padre mi apparteneva; ma quale non fu la mia sorpresa, quando in una di queste mie visite mi fecero conoscere che era loro Volontà che uscissi dal Tempio, con unirmi prima con vincolo di sposalizio, secondo l’uso esterno di quei tempi, con un uomo santo chiamato Giuseppe, e ritirarmi insieme con lui a vivere nella casa di Nazaret?
Figlia mia, in questo passo della mia vita, apparentemente parve che Dio voleva mettermi in cimento. Io non avevo amato mai nessuno al mondo[6], e siccome la Volontà Divina teneva la sua estensione in tutto l’essere mio, la mia volontà umana non ebbe mai un atto di vita, quindi in me mancava il germe dell’amore umano: come potevo amare un uomo per quanto gran santo fosse, nell’ordine umano? È vero che Io amavo tutti, ed era tanto l’amore verso tutti, che il mio amore di Madre me li aveva scritti con caratteri di fuoco incancellabili, uno per uno, nel mio materno Cuore, ma ciò era tutto nell’ordine d’amore divino, perché l’amore umano paragonato al divino si può chiamare ombra, sfumatura, atomi d’amore.
Eppure, figlia cara, di ciò che apparentemente parve cimento e come strano alla santità della mia vita, Dio se ne servì mirabilmente per compiere i suoi disegni e concedermi la grazia che Io tanto sospiravo, cioè che scendesse il Verbo sulla terra. Dio mi dava la salvaguardia, la difesa, l’aiuto, affinché nessuno potesse parlare sul conto mio, sulla mia onestà. San Giuseppe doveva essere il cooperatore, il tutore che doveva prendere interesse di quel poco d’umano che bisognava e l’ombra della Paternità Celeste, in cui doveva essere formata la nostra piccola famiglia celeste sulla terra. Onde, ad onta della mia sorpresa, dissi subito FIAT, sapendo che la Divina Volontà non mi avrebbe fatto male, né pregiudicato alla mia santità. Oh, se avessi voluto mettere un atto di mia volontà umana, anche sotto l’aspetto di non voler conoscere uomo, avrei mandato in rovina i piani della venuta del Verbo sulla terra! Quindi, non è la diversità degli stati [di vita] che pregiudica la santità, ma la mancanza della Divina Volontà e il non compimento dei propri doveri nello stato in cui Dio chiama la creatura. Tutti gli stati sono santi, anche il matrimonio, purché dentro ci sia la Divina Volontà e il sacrificio esatto dei propri doveri, ma la maggior parte sono indolenti e pigri e, non solo non si fanno santi, ma formano dello stato di ciascuno, chi un purgatorio e chi un inferno.
Onde, come conobbi che dovevo uscire dal Tempio, Io non feci motto a nessuno, aspettando che Dio stesso movesse le circostanze esterne per farmi compiere la sua adorabile Volontà, come difatti avvenne. I superiori del Tempio mi chiamarono e mi dissero che era volontà loro ed anche l’uso di quei tempi, che Io dovessi prepararmi allo sposalizio; Io accettai. Miracolosamente, la scelta fra tanti cadde su San Giuseppe e così si formò lo sposalizio e uscii dal Tempio. Perciò ti prego, figlia del Cuore mio, che in tutte le cose ti stia a cuore la sola Divina Volontà, se vuoi che i disegni divini si compiano su di te.
L’anima: Celeste Regina, la tua figlia a te si affida; con la mia fiducia voglio ferirti il Cuore e che questa ferita dica sempre nel tuo materno Cuore: “FIAT! FIAT! FIAT!” ti chiede sempre la piccola figlia tua.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai sulle mie ginocchia e reciterai 15 Gloria Patri per ringraziare il Signore di tutte le grazie che mi concesse fino al quindicesimo anno della mia vita, specialmente che mi diede per compagnia un uomo sì santo, qual era San Giuseppe.
Giaculatoria: Regina potente, dammi le armi per muovere battaglia per farmi vincere la Volontà di Dio.
18° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, nella casa di Nazaret. Cielo e terra stanno per darsi il bacio di pace. L’ora divina è vicina.
L’anima alla sua Mamma Regina: Mia sovrana Mamma, sono di ritorno per seguire i tuoi passi. Il tuo amore mi lega e come calamita potente mi tiene fissa e tutta intenta a sentire le belle lezioni della Mamma mia. Ma ciò non mi basta; se mi ami da figlia, chiudimi dentro del regno della Divina Volontà, dove vivesti e vivi, e serrami la porta, in modo che, anche a volerlo, non possa uscirne più. Così Madre e figlia faremo vita comune e saremo tutte e due felici.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, se tu sapessi come sospiro di tenerti chiusa nel regno della Divina Volontà! Ogni mia lezione che ti faccio, sono cancelli che formo per impedirti il passo e l’uscita e sono fortezze per murare la tua volontà, affinché comprenda ed ami di stare sotto il dolce impero del FIAT Supremo. Perciò sii attenta ad ascoltarmi, perché non sono altro che lavoro che fa la Mamma tua per adescare e rapire la tua volontà e far vincere la Divina Volontà sopra di te.
Ora, mia cara figlia, ascoltami. Io partii dal Tempio con lo stesso coraggio con cui vi entrai e solo per compiere la Divina Volontà. Io andavo a Nazaret e non trovavo più i miei cari e santi genitori. Andavo accompagnata solo da san Giuseppe, ed Io guardavo in lui il mio buon angelo, che Dio mi aveva dato per mia custodia, sebbene avevo schiere di Angeli che mi accompagnavano nel viaggio. Tutte le cose create mi fecero gli inchini d’onore ed Io, ringraziandole, diedi a ciascuna cosa creata il mio bacio ed il mio saluto di Regina, e così si giunse a Nazaret.
Onde tu devi sapere che con San Giuseppe ci guardavamo con ritegno e ci sentivamo il cuore gonfio, ché l’uno voleva far conoscere all’altro che eravamo legati con Dio col voto di verginità perenne. Finalmente si ruppe il silenzio ed ambedue manifestammo il voto. Oh, come ci sentimmo felici e ringraziando il Signore protestammo di vivere insieme come fratello e sorella. Io ero attentissima nel servirlo; ci guardavamo con venerazione e l’aurora della pace regnava in mezzo a noi. Oh, se tutti si specchiassero in me con imitarmi! Io mi adattavo molto alla vita comune, nulla facevo trasparire fuori dei grandi mari di grazia che possedevo.
Ora senti, figlia mia: nella casa di Nazaret Io mi sentivo più che mai accesa e pregavo che il Verbo Divino scendesse sulla terra. La Divina Volontà che regnava in me non faceva altro che investire tutti i miei atti di luce, di bellezza, di santità, di potenza; sentivo che formava in me il regno della luce, ma la luce che sempre sorge, il regno della bellezza, santità e potenza che sempre cresce. Sicché tutte le qualità divine che il FIAT Divino stendeva in me, col suo regnare, mi portavano la Fecondità. La luce che mi invadeva era tanta, che la stessa mia umanità restava talmente abbellita ed investita da questo Sole del Volere Divino, che non faceva altro che produrre fiori celesti. Io sentivo il Cielo, che si abbassava fino a me, e la terra della mia umanità, che saliva, e Cielo e terra si abbracciavano, si rappacificavano, per darsi il bacio di pace e d’amore. La terra si disponeva a produrre il germe per formare il Giusto, il Santo, e il Cielo si apriva per far scendere il Verbo in questo germe. Io non facevo altro che scendere e salire alla mia Patria Celeste e gettarmi nelle braccia paterne del mio Padre Celeste, e Gli dicevo col cuore: “Padre Santo, non ne posso più, mi sento bruciata, e mentre brucio sento una forza potente in me che vuole vincervi; con le catene del mio amore voglio legarvi per disarmarvi, affinché non più indugiate, ma sulle ali del mio amore voglio trasportare il Verbo Divino dal Cielo in terra”. E pregavo e piangevo che mi avesse ascoltato. E la Divinità, vinta dalle mie lacrime e preghiere, Mi assicurò col dirmi: “Figlia, chi ti può resistere? Hai vinto, l’ora divina è vicina. Tu ritorna alla terra e continua i tuoi atti nella potenza del mio Volere, e con questi tutti resteranno scossi e Cielo e terra si daranno il bacio di pace”. Ma ad onta di ciò, Io non sapevo ancora che dovevo essere la Madre del Verbo Eterno.
Ora, figlia cara, ascoltami e comprendi bene che significa vivere di Volontà Divina. Io col vivere di Essa formai il Cielo ed il suo regno divino nell’anima mia. Se non avessi formato in me questo regno, mai il Verbo avrebbe potuto scendere dal Cielo in terra. Se scese fu perché scese nel regno suo, che la Divina Volontà aveva formato in me; trovò in me il suo Cielo, le sue gioie divine, né mai il Verbo sarebbe disceso dentro di un regno estraneo, ah, no, no; volle prima formarsi il suo regno in me e scendere da vincitore nel regno suo. Non solo, ma col vivere sempre di Divina Volontà, Io acquistai per grazia ciò che in Dio è in natura, la Fecondità divina, per formare senza opera di uomo il germe per far germogliare da me l’Umanità del Verbo Eterno. Che cosa non può fare la Divina Volontà operante in una creatura? Tutto e tutti i beni possibili ed immaginabili. Perciò ti stia a cuore che tutto sia in te Volontà Divina, se vuoi imitare la Mamma tua e rendermi contenta e felice.
L’anima: Mamma santa, se Tu vuoi, puoi. Come hai avuto il potere di vincere Dio fino a farlo discendere dal Cielo in terra, non ti mancherà il potere di vincere la mia volontà, affinché non abbia più vita; io in te spero e da te tutto otterrò.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi farai una visitina nella casa di Nazaret e come omaggio mi darai tutti gli atti tuoi, affinché li unisca ai miei per convertirli in Volontà Divina.
Giaculatoria: Imperatrice Celeste, porta il bacio della Volontà di Dio all’anima mia.
19° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Le porte del Cielo si aprono, il Sole del Verbo Eterno si mette alla vedetta e spedisce il suo Angelo per avvisare la Vergine che l’ora di Dio è arrivata.
L’anima alla sua Mamma Celeste: Mamma santa, eccomi di nuovo sulle ginocchia della Mamma mia. Sono la tua figlia, che voglio essere imboccata con il cibo della tua parola dolcissima, che mi porta il balsamo per sanare le ferite della mia misera volontà umana. Mamma mia, parlami, scendano le tue potenti parole nel mio cuore e formino una nuova creazione, per formare il germe della Divina Volontà nell’anima mia.
Lezione della sovrana Regina:
Figlia carissima, è proprio questo lo scopo che amo tanto, di farti sentire gli arcani celesti del FIAT Divino e i portenti che può operare dove Esso regna completamente, ed il gran male di chi si fa dominare dall’umano volere, affinché tu ami il primo, per fargli formare il suo trono in te, ed aborrisca il secondo, per fare della tua volontà lo sgabello del Volere Divino, tenendola sacrificata ai suoi piedi divini.
Ora, figlia mia, ascoltami. Io continuavo la mia vita in Nazaret. Il FIAT Divino continuava ad allargare in me il suo regno e se ne serviva dei più piccoli atti miei, anche dei più indifferenti, quali erano il mantenere l’ordine della piccola casetta, accendere il fuoco, scopare, e tutti quei servizi che si usano nelle famiglie, per farmi sentire la sua vita palpitante nel fuoco, nell’acqua, nel cibo, nell’aria che respiravo, in tutto, ed investendoli, formava sopra i miei piccoli atti mari di luce, di grazia, di santità, perché dove regna il Divin Volere, tiene la potenza di formare dai piccoli nonnulla nuovi cieli di bellezza incantevole, perché Esso, essendo immenso, non sa fare cose piccole, ma con la sua potenza avvalora i nonnulla e ne forma le cose più grandi, da far strabiliare cieli e terra. Tutto è santo, tutto è sacro per chi vive di Volontà Divina.
Ora, figlia del mio Cuore, prestami attenzione ed ascoltami. Alquanti giorni prima della discesa del Verbo sulla terra, Io vedevo il Cielo aperto ed il Sole del Verbo Divino alle sue porte, come per guardare su chi doveva prendere il suo volo, per rendersi Celeste Prigioniero di una creatura. Oh, come era bello vederlo alle porte del Cielo, come alla vedetta e a spiare la fortunata creatura che doveva albergare il suo Creatore. La Trinità Sacrosanta guardava la terra non più estranea a Loro, perché c’era la piccola Maria, che possedendo la Divina Volontà, aveva formato il regno divino dove poteva scendere sicuro, come nella sua propria abitazione, in cui trovava il Cielo e i tanti soli di tanti atti di Volontà Divina fatti nell’anima mia. La Divinità rigurgitò d’amore e [le Divine Persone] togliendosi il manto di Giustizia, che da tanti secoli avevano tenuto con le creature, si coprono con il manto di Misericordia infinita e decretano tra Loro la discesa del Verbo, e stanno in atto di suonare l’ora del compimento. A questo suono Cieli e terra stupiscono e si mettono tutti sull’attenti, per essere spettatori di un eccesso d’amore sì grande e di un prodigio sì inaudito.
La Mamma tua si sentiva incendiata d’amore, e facendo eco all’amore del mio Creatore, volevo formare un solo mare d’amore, affinché scendesse in esso il Verbo sulla terra. Le mie preghiere erano incessanti e, mentre pregavo nella mia stanzetta, un Angelo viene spedito dal Cielo come messaggero del gran Re, mi si fa davanti ed inchinandosi mi saluta: “Ave, o Maria, Regina nostra, il FIAT Divino ti ha riempito di grazia. Già ha pronunciato il FIAT, ché vuole scendere; è già dietro le mie spalle, ma vuole il tuo FIAT per formare il compimento del Suo”. Ad un annuncio sì grande, da me tanto desiderato, ma che non avevo mai pensato che fossi Io l’eletta, restai stupita ed esitai un istante, ma l’Angelo del Signore mi disse: “Non temere, Regina nostra, Tu hai trovato grazia presso Dio, Tu hai vinto il tuo Creatore; perciò, per compiere la vittoria, pronuncia il tuo FIAT”. Io pronunciai il FIAT e, o meraviglia, i due FIAT si fusero ed il Verbo Divino scese in me. Il mio FIAT, che era avvalorato dallo stesso valore del FIAT Divino, dal germe della mia umanità formò la piccina, piccina umanità che doveva racchiudere il Verbo e fu compiuto il gran prodigio dell’Incarnazione.
O potenza del FIAT Supremo, Tu mi innalzasti tanto, da rendermi potente fino a poter Io creare in me quell’umanità che doveva racchiudere il Verbo Eterno, che Cieli e terra non potevano contenere! I Cieli si scossero e tutta la Creazione si atteggiò a festa, e tripudiando di gioia [tutte le cose] echeggiavano sulla casetta di Nazaret per dare gli omaggi ed ossequi al Creatore umanato, e nel loro muto linguaggio dicevano: “O prodigio dei prodigi, che solo un Dio poteva fare! L’Immensità si è impicciolita, la Potenza si è resa impotente, la sua Altezza inarrivabile si è abbassata fin nell’abisso del seno di una Vergine, e nel medesimo tempo è rimasto piccolo ed immenso, potente ed impotente, forte e debole”. Figlia mia cara, tu non puoi comprendere ciò che provò la Mamma tua nell’atto dell’Incarnazione del Verbo. Tutti mi premuravano e aspettavano il mio FIAT, potrei dire onnipotente.
Ora, figlia cara, ascoltami, quanto ti deve stare a cuore il fare ed il vivere di Volontà Divina! La mia potenza esiste ancora: fammi pronunciare il mio FIAT sull’anima tua. Ma per fare ciò voglio il tuo; da solo non si può fare un vero bene, sempre tra due si fanno le opere più grandi. Dio stesso non volle fare da solo, ma volle me insieme, per formare il gran prodigio dell’Incarnazione, e nel mio FIAT e nel Loro si formò la vita dell’Uomo-Dio, si aggiustarono le sorti dell’umano genere, il Cielo non fu più chiuso; tutti i beni venivano racchiusi in mezzo ai due FIAT. Perciò pronunciamo insieme: FIAT, FIAT, e il mio amore materno chiuderà in te la Vita della Divina Volontà. Per ora basta, domani ti aspetto di nuovo, per narrare alla figlia mia il seguito dell’Incarnazione.
L’anima: Mamma bella, io mi sento stupita nel sentire le tue belle lezioni. Deh, ti prego che pronunci il tuo FIAT su di me ed io pronuncio il mio, affinché resti concepito in me quel FIAT che Tu tanto sospiri che come vita regni in me.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a dare il primo bacio a Gesù e Gli dirai per ben nove volte che vuoi fare la sua Volontà, ed Io ripeterò il prodigio di concepire[7] Gesù nell’anima tua.
Giaculatoria: Regina potente, pronuncia il tuo FIAT e crea in me la Volontà di Dio.
20° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. La Vergine, cielo tempestato di stelle. In questo cielo il Sole Divino sfolgora coi suoi raggi fulgidissimi e riempie Cielo e terra. Gesù nel seno della Mamma sua.
L’anima alla sua Madre Regina: Eccomi a te di nuovo, mia Mamma Celeste; vengo a rallegrarmi con te e, inchinandomi ai tuoi santi piedi, ti saluto piena di Grazia e Madre di Gesù. Oh, non più troverò sola la Mamma mia, ma troverò insieme con te il mio piccolo prigioniero Gesù. Sicché saremo in tre, non più due: insieme la Mamma, Gesù ed io. Quale fortuna per me, che se voglio trovare il mio piccolo Re Gesù, basta trovare la Mamma sua e mia. Deh, Mamma santa, nell’altezza di Madre di un Dio, in cui ti trovi, abbi pietà della misera e piccola figlia tua e di’ la prima parola per me al piccolo prigioniero Gesù, che mi dia la grande grazia di vivere della sua Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo, Madre di Gesù:
Mia cara figlia, oggi ti aspetto più che mai. Il mio materno Cuore è gonfio, sento il bisogno di sfogare il mio ardente amore con la figlia mia. Voglio dirti che sono Madre di Gesù: le mie gioie sono infinite, mari di felicità m’inondano. Io posso dire sono Madre di Gesù; la sua creatura, la sua ancella è Madre di Gesù, e solo al FIAT lo debbo, che mi rese piena di Grazia, preparò la degna abitazione al mio Creatore. Perciò gloria sia sempre, onore, ringraziamento al FIAT Supremo.
Ora ascoltami, figlia del mio Cuore. Non appena fu formata con la potenza del FIAT Divino la piccola Umanità di Gesù nel mio seno, il Sole del Verbo Eterno s’incarnò in Essa. Io avevo il mio cielo, formato dal FIAT, tutto tempestato di stelle fulgidissime che scintillavano gioie, beatitudini, armonie di bellezze divine, ed il Sole del Verbo Eterno, sfolgorante di luce inaccessibile, venne a prendere il suo posto dentro di questo cielo, nascosto nella sua piccola Umanità, ma non potendo essere contenuto da Essa, il centro del Sole stava in Essa, ma la sua luce straripava fuori e investendo Cielo e terra giungeva ad ogni cuore, e col suo picchiare di luce picchiava a ciascuna creatura e con le voci di luce penetrante diceva loro: “Figli miei, apritemi, datemi il posto nel vostro cuore. Sono sceso dal Cielo in terra per formare in ciascuno di voi la mia vita; la mia Madre è il centro dove Essa risiede e tutti i miei figli saranno la circonferenza, dove voglio formare tante mie vite per quanti figli ci sono”. E la luce picchiava e ripicchiava senza mai cessare, e la piccola Umanità di Gesù gemeva, piangeva, spasimava e dentro di quella luce, che giungeva nei cuori, faceva scorrere le sue lacrime, i suoi gemiti e i suoi spasimi d’amore e di dolore.
Ora, tu devi sapere che per la tua Mamma incominciò una nuova vita. Io ero a giorno di tutto ciò che faceva il Figlio mio, Lo vedevo divorato di mari di fiamme d’amore; ogni suo palpito, respiro e pena, erano mari d’amore che sprigionava, involgeva tutte le creature per farle sue a forza d’amore e di dolore. Perché tu devi sapere che, come fu concepita la sua piccola Umanità, concepì tutte le pene che doveva soffrire fino all’ultimo della sua vita, racchiuse in Se stesso tutte le anime, perché come Dio nessuno Gli poteva sfuggire; la sua immensità racchiudeva tutte le creature, la sua onniveggenza Gli faceva tutte presenti, quindi il mio Gesù, il Figlio mio, sentiva il peso ed il fardello di tutti i peccati di ciascuna creatura. Ed Io, la Mamma tua, Lo seguivo in tutto e sentivo nel mio materno Cuore la nuova generazione delle pene del mio Gesù e la nuova generazione di tutte le anime, che come Madre dovevo generare insieme con Gesù alla Grazia, alla Luce, alla Vita novella che il mio caro Figlio venne a portare sulla terra.[8]
Figlia mia, tu devi sapere che, dacché Io fui concepita, ti amai da madre, ti sentivo nel mio Cuore, ardevo d’amore per te, ma non capivo il perché. Il FIAT Divino mi faceva fare i fatti, ma mi teneva celato il segreto, ma come s’incarnò, mi svelò il segreto e compresi la fecondità della mia Maternità, che non solo dovevo essere Madre di Gesù, ma Madre di tutti, e questa Maternità doveva essere formata sul rogo del dolore e dell’amore. Figlia mia, quanto ti ho amato e ti amo!
Ora ascoltami, figlia cara, dove si può giungere quando il Divino Volere prende la vita operante nella creatura e la volontà umana Lo lascia fare senza impedirgli il passo. Questo FIAT, che in natura possiede la virtù generativa, genera tutti i beni nella creatura, la rende feconda, dandole la maternità su tutti, su tutti i beni, e su Colui che l’ha creata. Maternità dice e significa vero amore, amore eroico, amore che si contenta di morire per dar vita a chi ha generato. Se non c’è questo, la parola maternità è sterile, è vuota e si riduce a parole, ma coi fatti non esiste. Quindi, figlia mia, se vuoi la generazione di tutti i beni, fa’ che il FIAT prenda in te la vita operante, la quale ti darà la maternità ed amerai tutti con amore di madre, ed Io, la Mamma tua, ti insegnerò il modo come fecondare in te questa maternità tutta santa e divina.
L’anima: Mamma santa, mi abbandono nelle tue braccia. Oh, come vorrei bagnare le tue mani materne delle mie lacrime, per muoverti a compassione dello stato della povera anima mia. Deh, se mi ami da Mamma, chiudimi nel tuo Cuore ed il tuo amore bruci le mie miserie, le mie debolezze, e la potenza del FIAT Divino, che Tu possiedi da Regina, formi la sua vita operante in me, in modo che possa dire: “La mia Mamma è tutta per me, ed io sono tutta per Lei”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, ringrazierai il Signore per ben tre volte a nome di tutti, perché s’incarnò e si fece prigioniero nel mio seno, dandomi il grande onore di eleggermi per Madre sua.
Giaculatoria: Mamma di Gesù, fammi da Mamma e guidami nella via della Volontà di Dio.
21º GIORNO [9]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Sole che sorge. Pieno meriggio. Il Verbo Eterno in mezzo a noi.
L’anima alla sua Mamma Regina: Mamma dolcissima, il mio povero cuore sente il bisogno estremo di venire sulle tue ginocchia materne per confidarti i suoi piccoli segreti e affidarli al tuo Cuore materno. Senti, o Mamma mia, nel guardare i grandi prodigi che operò in te il FIAT Divino, sento che non mi è dato di imitarti perché sono piccola, debole, e poi le lotte tremende della mia esistenza, che mi atterrano e non mi lasciano che un filo di vita. Mamma mia, oh, come vorrei sfogare il mio cuore nel tuo, per farti sentire le pene che mi amareggiano e il timore che mi tortura, che possa mancare di compiere la Divina Volontà. Pietà, o Madre Celeste, pietà! Nascondimi nel tuo Cuore ed io perderò la memoria dei miei mali, per ricordarmi solo di vivere di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo, Madre di Gesù:
Figlia carissima, non temere, fidati della Mamma tua; versa tutto nel mio Cuore ed Io terrò conto di tutto, ti farò da Mamma, cambierò le tue pene in luce e me ne servirò per allargare i confini del regno della Volontà Divina nell’anima tua. Perciò metti tutto da parte per ora e ascoltami; voglio dirti ciò che operò il piccolo Re Gesù nel mio seno materno, e come la Mamma tua non perdette neppure un respiro del piccolo Gesù.
Onde, figlia mia, la piccola Umanità di Gesù andava crescendo unita ipostaticamente con la Divinità. Il mio seno materno era strettissimo, oscuro, non c’era spiraglio di luce, ed Io lo vedevo nel mio seno materno immobile, involto dentro di una notte profonda. Ma sai tu chi formava questa oscurità sì intensa all’infante Gesù? La volontà umana, in cui l’uomo volontariamente si era involto, e per quanti peccati commetteva, tanti abissi di tenebre formava intorno e dentro di sé, in modo che Lo rendevano immobile a fare il bene. E il mio caro Gesù, per mettere in fuga le tenebre di questa notte sì profonda, in cui l’uomo si era reso prigioniero della sua stessa volontà tenebrosa, fino a perdere il moto per fare il bene, scelse la dolce prigione della Mamma sua e volontariamente si esibì all’immobilità di nove mesi.
Figlia mia, se tu sapessi come il mio materno Cuore era martoriato nel vedere il piccolo Gesù immobile nel mio seno, piangere, sospirare! Il suo palpito ardente palpitava forte, forte, e smaniando d’amore, faceva sentire il suo palpito in ogni cuore per chiedere loro per pietà le loro anime, per chiuderle nella luce della sua Divinità, perché Lui, per amor loro, volontariamente aveva scambiato la luce con le tenebre, affinché tutti potessero ottenere la vera luce per mettersi in salvo.
Figlia mia carissima, chi può dirti ciò che soffrì il mio piccolo Gesù nel mio seno? Pene inaudite ed indescrivibili. Era dotato di piena ragione, era Dio ed uomo, ed era tanto il suo amore, che metteva come da parte i mari infiniti di gioie, di felicità, di luce, e tuffava la sua piccina Umanità nei mari di tenebre, di amarezza, d’infelicità, di miserie, che Gli avevano preparato le creature, ed il piccolo Gesù se le addossava tutte sopra le sue spalle, come se fossero sue. Figlia mia, il vero amore non dice mai basta, non guarda le pene, e a via di pene cerca colui che ama; e allora è contento, quando mette la sua vita per ridare la vita a colui che ama. Figlia mia, ascolta la Mamma tua: vedi che gran male è fare la tua volontà? Non solo prepari la notte al tuo Gesù e a te, ma formi mari d’amarezza, d’infelicità e di miserie, in cui resti tanto travolta che non sai come uscire. Perciò sii attenta, rendimi felice col dirmi: “Voglio fare sempre la Divina Volontà”.
Ora senti, figlia mia: il piccolo Gesù, spasimante d’amore, sta in atto di muovere il passo per uscire alla luce del giorno. Le sue ansie, i suoi sospiri ardenti e desideri, perché vuole abbracciare la creatura, farsi vedere, guardarla per rapirla a Sé, non Gli danno più requie, e come un giorno si mise alla vedetta alle porte del Cielo per chiudersi nel mio seno, così sta in atto di mettersi alla vedetta alle porte del mio seno, che è più che Cielo, e il Sole del Verbo Eterno sorge in mezzo al mondo e vi forma il suo pieno meriggio. Sicché per le povere creature non ci sarà più notte, né alba, né aurora, ma sempre Sole, più che nella pienezza del mezzogiorno.
La Mamma tua si sentiva che non lo poteva contenere più dentro di sé. Mari di luce e d’amore m’inondavano, e come dentro di un mare di luce Lo concepii, così dentro di un mare di luce uscì dal mio seno materno. Figlia cara, per chi vive di Volontà Divina tutto è luce e tutto si converte in luce. Onde in questa luce, Io, rapita, aspettavo di stringere fra le mie braccia il mio piccolo Gesù, e come uscì dal mio seno sentii i suoi primi vagiti amorosi; l’Angelo del Signore me Lo consegnò fra le mie braccia ed Io Lo strinsi forte forte al mio Cuore e Gli diedi il mio primo bacio, ed il piccolo Gesù mi diede il suo. Per ora basta; domani ti aspetto di nuovo per seguire la narrazione della nascita di Gesù.
L’anima: Mamma santa, oh, come sei fortunata, sei la vera benedetta fra tutte le donne. Deh, ti prego, per quelle gioie che provasti quando stringesti Gesù al tuo seno e Gli desti il primo bacio, che per pochi istanti Tu mi ceda nelle mie braccia il piccolo Gesù, affinché Gli dia il contento di dirgli che giuro di amarlo sempre, sempre, e che non voglio conoscere che la sua Santa Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a baciare i piedini al Bambinello Gesù e Gli darai la tua volontà nelle sue manine, per farlo giocare e sorridere.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi nel mio cuore il piccolo Gesù, affinché me lo trasformi tutto in Volontà di Dio.
22° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Il piccolo Re Gesù è nato. Gli Angeli lo additano e chiamano i pastori ad adorarlo. Cieli e terra esultano, e il Sole del Verbo Eterno, facendo il suo corso, divide la notte del peccato e dà principio al pieno giorno della Grazia. Dimora in Betlemme.
L’anima alla sua Mamma Celeste: Oggi, Mamma santa, sento una foga d’amore e sento che non posso stare se non vengo alle tue ginocchia materne, per trovare nelle tue braccia il celeste Bambinello. La sua bellezza mi rapisce, i suoi sguardi mi feriscono, le sue labbra atteggiate a gemere e a dare in singhiozzo di pianto mi strappano il cuore ad amarlo. Mamma mia carissima, io so che Tu mi ami, e perciò ti prego che mi dia un posticino nelle tue braccia, affinché Gli dia il mio primo bacio, versi il mio cuore nel piccolo Re Gesù, Gli affidi i miei segreti interessanti che tanto mi opprimono e gli dica per farlo sorridere: “La mia volontà è tua e la tua è mia, perciò forma in me il regno del tuo FIAT Divino”.
Lezione della Regina del Cielo alla figlia sua:
Figlia mia carissima, oh, come ti sospiro nelle mie braccia, per avere il gran contento di poter dire al nostro piccolo Re Bambinello: “Non piangere carino mio; vedi, qui con Noi c’è la piccola figlia mia, che vuole riconoscerti come Re e darti il dominio nell’anima sua, per farti distendere il regno della tua Divina Volontà in essa”.
Ora, figlia del mio Cuore, mentre starai tutta intenta a vagheggiare il Pargoletto Gesù, prestami attenzione ed ascoltami. Tu devi sapere che era mezzanotte quando il piccolo Re neonato uscì dal mio seno materno, ma la notte si cambiò in giorno; Colui che era padrone della luce metteva in fuga la notte dell’umana volontà, la notte del peccato, la notte di tutti i mali; e come segno di ciò che faceva nell’ordine delle anime, col solito suo FIAT onnipotente la mezzanotte si cambiò in giorno fulgidissimo. Tutte le cose create correvano per inneggiare in quella piccola Umanità il loro Creatore. Il sole correva per dare i suoi primi baci di luce al Bambinello Gesù e riscaldarlo col suo calore; il vento imperante, con le sue ondate purificava l’aria di quella stalla e col suo dolce gemito Gli diceva “ti amo”; i cieli si scuotevano fin dalle fondamenta; la terra esultava e fremeva fin nell’abisso; il mare tumultuava con le sue onde altissime; insomma, tutte le cose create riconobbero che il loro Creatore già stava in mezzo a loro, e tutte facevano a gara ad inneggiarlo. Gli stessi Angeli, formando luce nell’aria, con voce melodiosa da potersi sentire da tutti, dicevano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! Già è nato il celeste Bambino nella grotta di Betlemme, avvolto in poveri pannicelli”. Tanto che i pastori, perché stavano in veglia, ascoltarono le voci angeliche e corsero a visitare il piccolo Re divino.
Onde, figlia cara, continua ad ascoltarmi. Come Io Lo ricevetti nelle mie braccia e Gli diedi il mio primo bacio, sentii il bisogno d’amore di dare del mio al mio Figlio Bambino e, porgendogli il mio seno, Gli diedi latte abbondante, latte formato dallo stesso FIAT Divino nella mia persona per alimentare il piccolo Re Gesù. Ma chi può dirti ciò che Io provavo nel fare ciò e i mari di grazia, d’amore, di santità, che per contraccambiarmi mi dava il Figlio mio? Quindi Lo involsi in poveri ma nitidi pannicelli e Lo adagiai nella mangiatoia; questa era la sua Volontà ed Io non potevo fare a meno di eseguirla. Ma prima di fare ciò, feci parte al caro San Giuseppe, dandoglielo nelle sue braccia; ed oh, come gioì, se Lo strinse al cuore, e il dolce Bambinello versò nell’anima sua torrenti di grazia. Quindi, insieme con San Giuseppe aggiustammo un po’ di fieno nella mangiatoia e distaccandolo dalle mie braccia materne Lo posi a giacere dentro di essa. E la Mamma tua, rapita dalla beltà dell’Infante divino, se ne stava la maggior parte [del tempo] genuflessa innanzi a Lui; mettevo in moto tutti i miei mari d’amore, che il Volere Divino aveva formato in Me, per amarlo, adorarlo e ringraziarlo. E il celeste Pargoletto, che faceva nella mangiatoia? Un atto continuato della Volontà del nostro Padre Celeste, che era anche sua, ed emettendo gemiti e sospiri, vagiva, piangeva e chiamava tutti, col dire nei suoi gemiti amorosi: “Venite tutti, figli miei; per amore vostro sono nato al dolore, alle lacrime. Venite tutti a conoscere l’eccesso del mio amore, datemi un ricetto nei vostri cuori”. E ci fu un via vai di pastori che vennero a visitarlo, e a tutti dava il suo sguardo dolce ed il suo sorriso d’amore nelle sue stesse lacrime.
Ora, figlia mia, una parolina a te. Tu devi sapere che tutta la mia gioia era tenere nel mio grembo il mio caro Figlio Gesù, ma il Volere Divino mi fece intendere che Lo mettessi nella mangiatoia a disposizione di tutti, affinché chiunque Lo volesse, potesse vezzeggiarlo, baciarlo e prenderlo nelle proprie braccia come se fosse suo; era il piccolo Re di tutti, quindi avevano il diritto di farsene un dolce pegno d’amore. Ed Io, per compiere il Volere Supremo, mi privai delle mie gioie innocenti ed incominciai con le opere e i sacrifici l’ufficio di Madre, di dare Gesù a tutti. Figlia mia, la Divina Volontà è esigente, vuole tutto, anche il sacrificio delle cose più sante, e a seconda delle circostanze, il grande sacrificio di privarsi dello stesso Gesù; ma questo per distendere maggiormente il suo regno e per moltiplicare la vita dello stesso Gesù, perché quando la creatura per amore suo si priva di Lui, è tale e tanto l’eroismo e il sacrificio, che ha virtù di produrre una vita novella di Gesù, per poter formare un’altra abitazione a Gesù. Perciò, figlia cara, sii attenta e sotto qualunque pretesto non negare mai nulla alla Divina Volontà.
L’anima: Mamma santa, le tue belle lezioni mi confondono, ma se vuoi che le metta in pratica, non mi lasciare sola, affinché quando mi veda soccombere sotto il peso enorme delle privazioni divine, mi stringa al tuo materno Cuore ed io sentirò la forza di non negare mai nulla alla Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai per ben tre volte a visitare il Bambinello Gesù, baciandogli le sue piccole manine, e Gli farai cinque atti d’amore per onorare le sue lacrime e per quietargli il pianto.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa le lacrime di Gesù nel cuore mio, affinché disponga in me il trionfo della Volontà di Dio.
23° GIORNO [10]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Suona la prima ora del dolore. Una stella con voce muta chiama i Magi ad adorare Gesù. Un profeta si fa rivelatore dei dolori della Sovrana Regina.
L’anima alla sua Mamma Regina: Mamma mia dolcissima, eccomi di nuovo presso le tue ginocchia. Questa tua figlia non può stare più senza di te, Mamma mia. Il dolce incanto del celeste Bambino, che ora stringi fra le tue braccia ed ora genuflessa adori ed ami nella mangiatoia, mi rapisce, pensando che la tua sorte felice e lo stesso piccolo Re Gesù, non sono altro che frutti e dolci e preziosi pegni di quel FIAT che distese in te il regno suo. Deh, o Mamma, dammi la parola che farai uso della tua potenza di formare in me il regno della Divina Volontà.
Lezione della mia Mamma Celeste:
Figlia mia carissima, come sono contenta di tenerti vicina, per poterti insegnare come in tutte le cose si può distendere il regno della Divina Volontà. Tutte le croci, i dolori, le umiliazioni, investite dalla vita del FIAT Divino, sono come materia prima nelle sue mani per alimentare il suo regno e distenderlo sempre più. Perciò, prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua. Io continuavo la mia dimora nella grotta di Betlemme con Gesù e il caro San Giuseppe. Come eravamo felici! Quella grotticella, stando l’Infante Divino e la Divina Volontà operante in Noi, si era cambiata in paradiso. È vero che pene e lacrime non ci mancavano, ma confrontate ai mari immensi di gioia, di felicità, di luce, che il FIAT Divino faceva sorgere in ogni atto nostro, erano goccioline appena gettate in questi mari. E poi, la dolce ed amabile presenza del mio caro Figlio era una delle più grandi felicità.
Ora, figlia cara, tu devi sapere che giunse l’ottavo giorno che il celeste Bambino era nato alla luce del giorno, e il FIAT Divino suonò l’ora del dolore, comandandoci di circoncidere il vezzoso Bambinello. Era un taglio dolorosissimo, a cui si doveva sottoporre il piccolo Gesù. Era legge di quei tempi che tutti i primogeniti si dovevano sottoporre a questo taglio doloroso. Si può chiamare legge del peccato, ma il mio Figlio era innocente e la sua legge era la legge dell’amore, ma con tutto ciò, siccome venne a trovare, non l’uomo re, ma l’uomo degradato, per affratellarsi a lui ed innalzarlo, si volle degradare e si sottopose alla legge.
Figlia mia, San Giuseppe ed Io sentimmo un fremito di dolore, ma impavidi e senza esitare chiamammo il ministro e si fece circoncidere con un taglio dolorosissimo. Al dolore acerbo, il bimbo Gesù piangeva e si slanciava nelle mie braccia chiedendomi aiuto. San Giuseppe ed Io mescolammo le nostre lacrime con le sue, si raccolse il primo sangue sparso da Gesù per amore delle creature, Gli si impose il nome di Gesù, nome potente che doveva far tremare Cielo e terra e lo stesso inferno, nome che doveva essere il balsamo, la difesa, l’aiuto ad ogni cuore. Ora, figlia mia, questo taglio era l’immagine del taglio crudele che l’uomo s’era fatto nell’anima sua col fare la sua volontà, ed il mio caro Figlio si faceva fare questo taglio per sanare il duro taglio delle volontà umane e sanare col suo sangue le ferite dei tanti peccati che il veleno della volontà umana ha prodotto nelle creature. Sicché ogni atto di volontà umana è un taglio che si fa e una piaga che si apre, e il celeste Bambino, col suo taglio doloroso, preparava il rimedio a tutte le ferite umane.
Ora, figlia mia, un’altra sorpresa: una stella nuova splende sotto la volta dei cieli e con la sua luce va cercando adoratori per condurli a riconoscere ed adorare il Bambino Gesù. Tre personaggi, l’uno lontano dall’altro, ne restano colpiti ed investiti da luce suprema seguono la stella, la quale li conduce nella grotta di Betlemme[11], ai piedi del Bambino Gesù. Ma quale non fu la meraviglia di questi re Magi, nel riconoscere in quell’infante divino il Re del Cielo e della terra, Colui che veniva ad amare ed a salvare tutti? Perché nell’atto che i Magi Lo adoravano, rapiti da quella celeste beltà, il nato Bambino fece trasparire fuori dalla sua piccola Umanità la sua Divinità e la grotta si cambiò in paradiso, tanto che non sapevano più distaccarsi dai piedi dell’Infante divino, se non quando ebbe ritirato di nuovo nella sua Umanità la luce della Divinità, ed Io, mettendo in esercizio l’ufficio di Madre, parlai a lungo della discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità, simbolo dei loro doni offerti a Gesù; e pieni di gioia si ritirarono nelle loro regioni, per essere i primi propagatori.
Figlia mia cara, non ti spostare dal mio fianco, seguimi ovunque. Già stanno per compiersi quaranta giorni dalla nascita del piccolo Re Gesù, e il FIAT Divino ci chiama al Tempio per adempiere la legge della presentazione del Figlio mio. Ebbene, si va al Tempio: era la prima volta che uscivo insieme col mio dolce Bambino. Una vena di dolore si aprì nel mio Cuore: andavo ad offrirlo vittima per la salvezza di tutti. Quindi si entra nel Tempio, e prima adorammo la Divina Maestà; poi si chiamò il sacerdote e, messolo nelle sue braccia, feci l’offerta del celeste Bambino all’Eterno Padre, offrendolo in sacrificio per la salvezza di tutti. Il sacerdote era Simeone[12], e come lo deposi nelle sue braccia, riconobbe che era il Verbo Divino ed esultò d’immensa gioia e, dopo l’offerta, atteggiandosi a profeta, profetizzò tutti i miei dolori. Oh, come il FIAT Supremo suonò a distesa sul mio materno Cuore con suono vibrante la ferale tragedia di tutte le pene del mio Figlio Bambino! Ma quello che più mi trafisse furono le parole che mi disse il santo profeta, cioè: “Questo caro Bambino sarà la salvezza e la rovina di molti, e sarà il bersaglio delle contraddizioni”. Se il Volere Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore. Invece mi diede vita e se ne servì per formare in me il regno dei dolori, nel regno della sua stessa Volontà. Sicché, oltre al diritto di Madre che avevo su tutti, acquistai il diritto di Madre e Regina di tutti i dolori. Ah, sì, coi miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei figli miei e anche dei figli ingrati.
Ora, figlia mia, tu devi sapere che nella luce della Divina Volontà Io già sapevo tutti i dolori che dovevano toccarmi, e anche più di quello che mi disse il santo profeta, ma in quell’atto sì solenne di offrire il mio Figlio, a sentirmelo ripetere, mi sentii talmente trafitta che mi sanguinò il Cuore ed aprì squarci profondi nell’anima mia.
Ora ascolta la Mamma tua: nelle tue pene, negli incontri dolorosi che non ti mancano, non ti abbattere mai, ma con amore eroico fa’ che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché te le converta in monetine d’infinito valore, con cui potrai pagare i debiti dei tuoi fratelli[13], per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà, per farli rientrare come figli liberi nel regno del FIAT Divino.
L’anima: Mamma santa, nel tuo Cuore trafitto metto tutte le mie pene, e Tu sai come mi trafiggono il cuore. Deh, fammi da Mamma e versa nel mio il balsamo dei tuoi dolori, affinché subisca la tua stessa sorte, di servirmi delle mie pene come monetine per conquistare il regno della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia affinché versi in te il primo sangue che sparse il celeste Bambino, per sanarti le ferite che ti ha fatto la tua volontà umana, e reciterai tre atti d’amore per mitigare lo spasimo della ferita del Bambino Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia, versa il tuo dolore nell’anima mia e converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
24° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Un empio tirano. Il piccolo Re Gesù viene portato dalla sua Mamma e da san Giuseppe in terra straniera come poveri esiliati. Ritorno in Nazaret.
L’anima alla sua Regina, travolta nel dolore: Mia Mamma sovrana, la tua piccola figlia sente il bisogno di venire presso le tue ginocchia per tenerti un po’ di compagnia. Vedo il tuo volto velato di mestizia e qualche lacrima fuggitiva scorre dai tuoi occhi; il dolce Bambinello trema e singhiozzando piange. Mamma santa, unisco le mie pene alle tue per confortarti e per quietare il pianto al celeste Bambino. Ma, deh, Mamma mia, non mi negare di svelarmi il segreto: che c’è di funesto per il mio caro Bambinello?
Lezione della Madre Regina:
Figlia mia carissima, il Cuore della Mamma tua oggi è gonfio dall’amore e dal dolore, tanto che non posso trattenermi dal piangere. Tu sai la venuta dei re Magi, i quali fecero rumore in Gerusalemme, domandando del nuovo Re. E l’empio Erode, per timore di essere rovesciato dal trono, ha già dato il mandato di uccidere il mio dolce Gesù, la mia cara vita, con tutti gli altri bambini. Figlia mia, che dolore! Colui che è venuto a dare la vita a tutti e a portare nel mondo la nuova era di pace, di felicità, di grazia, me Lo vogliono uccidere! Che ingratitudine, che perfidia! Ah, figlia mia, dove giunge la cecità della volontà umana! Fino a rendersi feroce, a legare le mani allo stesso Creatore ed a rendersi padrona di Colui che l’ha creata. Perciò compatiscimi, figlia mia, e cerca di quietare il pianto al dolce Bambino. Lui piange per l’ingratitudine umana, ché appena nato Lo vogliono morto, e per salvarlo siamo costretti a fuggire. Già il caro San Giuseppe è stato avvisato dall’Angelo, di partire presto per terra straniera. Tu accompagnaci, figlia cara, non ci lasciare soli, ed Io continuerò a darti le mie lezioni sui gravi mali della volontà umana.
Ora, tu devi sapere che non appena l’uomo si sottrasse della Divina Volontà, ruppe col suo Creatore. Tutto era stato fatto da Dio sulla terra, tutto era suo, e l’uomo col non fare il Volere Divino perdette tutti i diritti e si può dire che non aveva dove mettere il passo, sicché divenne il povero esiliato, il pellegrino che non poteva possedere stanza permanente, e questo non solo nell’anima, ma anche nel corpo. Tutte le cose si fecero mutabili per il povero uomo e, se qualche cosa fuggevole tiene, fu in virtù dei meriti previsti di questo celeste Bambino; e questo, perché tutta la magnificenza della Creazione fu destinata da Dio per darla a coloro che avrebbero fatto e vissuto nel regno della Divina Volontà. Tutti gli altri, se prendono stentatamente qualche cosa, sono i veri ladroncelli del loro Creatore, e con ragione: non vogliono fare la Divina Volontà, e vogliono i beni che ad Essa appartengono? Ora, figlia cara, senti quanto ti amiamo Io e questo caro Bambino, che ai primi albori della vita va in esilio ed in terra straniera, per liberarti dall’esilio in cui ti ha messo l’umano volere, per richiamarti a vivere, non in terra straniera, ma nella tua patria, che ti fu data da Dio quando fosti creata, cioè nel regno del FIAT Supremo. Figlia del mio Cuore, abbi pietà delle lacrime della Madre tua, e delle lacrime di questo dolce e caro Bambino, perché piangendo ti preghiamo di non fare mai la tua volontà; ma ritorna, ti preghiamo, ti scongiuriamo, nel grembo del Volere Divino che tanto ti sospira.
Ora, figlia cara, tra il dolore dell’ingratitudine umana e tra le immense gioie e felicità che il FIAT Divino ci dava e la festa che tutta la Creazione faceva al dolce Bambino, la terra rinverdiva e fioriva sotto i nostri passi, per dare omaggio al suo Creatore. Il sole Lo fissava ed inneggiandoLo con la sua luce si sentiva onorato di dargli la luce e il calore; il vento Lo carezzava; gli uccelli, quasi come nubi, si abbassavano intorno a Noi e coi loro trilli e canti facevano le più belle ninne al caro Bambino, per quietargli il pianto e riconciliargli il sonno. Figlia mia, stando in Noi il Volere Divino avevamo il potere su tutto. Quindi, si giunse in Egitto e dopo un lungo periodo di tempo, l’Angelo del Signore avvertì San Giuseppe che ritornassimo nella casa di Nazaret, perché l’empio tiranno era morto. E così rimpatriammo nelle nostre terre natie. Ora, l’Egitto simboleggia l’umana volontà, terra piena d’idoli, e dovunque passava il pargoletto Gesù, atterrava questi idoli e li rintanava nell’inferno. Quanti idoli possiede l’umano volere! Idoli di vanagloria, di propria stima e di passioni, che tiranneggiano la povera creatura! Perciò sii attenta, ascolta la Mamma tua, che per non farti fare mai la tua volontà, farei qualunque sacrificio e metterei anche la mia vita, per darti il gran bene che tu viva sempre nel grembo della Divina Volontà.
L’anima: Mamma dolcissima, quanto ti ringrazio che mi fai comprendere il gran male dell’umano volere! Perciò ti prego, per il dolore che soffristi nell’esilio in Egitto, di far uscire l’anima mia dall’esilio della mia volontà e farmi rimpatriare nella cara patria della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, offrirai le tue azioni unite con le mie, in atto di gratitudine al santo Bambino, pregandolo che entri nell’Egitto del tuo cuore per cambiarlo tutto in Volontà di Dio.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi il piccolo Gesù nel cuor mio, affinché me lo riordini tutto in Volontà Divina.
25° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Nazaret, simbolo e realtà del regno del FIAT Divino. Vita nascosta. Lei ne è Depositaria, Sorgente e Canale perenne.
L’anima alla sua Sovrana Regina: Mamma dolcissima, eccomi di nuovo vicino alle tue ginocchia materne, dove ti trovo insieme col fanciullino Gesù, e Tu vezzeggiandolo Gli dici la tua storia d’amore e Gesù ti dice la sua. Oh, come è bello trovare Gesù e la Mamma che si parlano a vicenda, ed è tanta la foga del loro amore, che restano muti, rapita la Madre nel Figlio e il Figlio nella Madre. Mamma santa, non mi mettete da parte, ma tenetemi insieme, affinché ascoltando ciò che dite impari ad amarvi e a fare sempre la Santissima Volontà di Dio.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, oh, come ti aspettavo per continuare le mie lezioni sul regno che sempre più distendeva in me il FIAT Supremo. Ora, tu devi sapere che la piccola casa di Nazaret per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San Giuseppe era un paradiso. Il mio caro Figlio, essendo Verbo Eterno, possedeva in Se stesso, per virtù propria, la Divina Volontà, e in quella piccola Umanità risiedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze infinite. Io possedevo per grazia il Volere Divino e, sebbene non potevo abbracciare l’immensità come l’amato Gesù, perché Lui era Dio ed Uomo ed Io ero sempre la sua creatura finita, con tutto ciò, il FIAT Divino mi riempì tanto, che aveva formato i suoi mari di luce, di santità, d’amore, di bellezza e di felicità, ed era tanta la luce, l’amore e tutto ciò che può possedere un Volere Divino che usciva da Noi, che San Giuseppe restava eclissato, inondato e viveva dei nostri riflessi.
Figlia cara, in questa casa di Nazaret stava in pieno vigore il regno della Divina Volontà. Ogni nostro piccolo atto, cioè, il lavoro, l’accendere il fuoco, il preparare il cibo, erano tutti animati dal Volere Supremo e formati sulla sodezza della santità del puro amore. Quindi dal più piccolo al più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini immense, e Noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto una pioggia dirotta di nuove gioie e contenti indescrivibili. Figlia mia, tu devi sapere che la Divina Volontà possiede per natura la sorgente delle gioie e quando regna nella creatura si diletta di dare in ogni suo atto l’atto nuovo continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace, unione somma, e l’uno si sentiva onorato di ubbidire all’altro; anche il mio caro Figlio faceva a gara, ché voleva essere comandato nei piccoli lavori da Me e dal caro San Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell’atto che aiutava il suo padre putativo nei lavori fabbrili, vederlo che prendeva il cibo, ma quanti mari di grazia faceva scorrere in quegli atti a pro delle creature?
Ora, figlia cara, ascoltami: in questa casa di Nazaret fu formato nella Mamma tua e nell’Umanità di mio Figlio il regno della Divina Volontà, per farne dono all’umana famiglia, quando si sarebbero disposti a ricevere il bene di questo regno. E, sebbene mio Figlio fosse Re ed Io Regina, eravamo Re e Regina senza popolo; il nostro regno, sebbene poteva racchiudere tutti e dare vita a tutti, era deserto, perché ci voleva prima la Redenzione, per preparare e disporre l’uomo a venire in questo regno sì santo. Molto più che, essendo posseduto da me e da mio Figlio, che appartenevamo secondo l’ordine umano all’umana famiglia e in virtù del FIAT Divino e del Verbo Incarnato alla Famiglia Divina, le creature ricevevano il diritto ad entrare in questo regno e la Divinità cedeva il diritto e lasciava le porte aperte a chi volesse entrare. Perciò la nostra vita nascosta di così lunghi anni, servì a preparare il regno della Divina Volontà alle creature. Ecco perché voglio farti conoscere ciò che operò in me questo FIAT supremo, affinché dimentichi la tua volontà e dando la mano alla Madre tua ti possa condurre nei beni che con tanto amore ti ho preparato. Dimmi, figlia del mio Cuore, contenterai me ed il tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo regno sì santo, a vivere insieme con Noi per vivere tutta di Volontà Divina?
Ora ascolta, figlia cara, un altro tratto d’amore che in questa casa di Nazaret mi fece il mio caro Gesù: Lui mi fece depositaria di tutta la sua vita[14]. Dio, quando fa un’opera, non la lascia sospesa, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura dove poter rinchiudere e appoggiare tutta l’opera sua; altrimenti passerebbe pericolo che Dio espone le opere sue all’inutilità, ciò che non può essere. Quindi il mio caro Figlio deponeva in me le sue opere, le sue parole, le sue pene, tutto; perfino il respiro depositava nella Mamma sua, e quando ritirati nella nostra stanzetta, Lui prendeva il suo dolce dire e mi narrava tutti i Vangeli che doveva predicare al pubblico, i Sacramenti che doveva istituire, tutto mi affidava e, deponendo tutto in me, mi costituiva canale e sorgente perenne, perché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni a pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice nel sentirmi deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù! Il Volere Divino che regnava in me mi dava lo spazio per poter tutto ricevere, e Gesù sentiva il contraccambio dell’amore, della gloria della grande opera della Redenzione, dalla Mamma sua. Che cosa non ricevetti da Dio, perché non feci mai la mia volontà, ma sempre la Sua? Tutto, anche la stessa vita di mio Figlio era a mia disposizione; e mentre restava sempre in me, potevo bilocarla, per darla a chi con amore me la chiedesse.
Ora, figlia mia, una parolina a te. Se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua e vivrai in Essa, Io, la Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio nell’anima tua. Oh, come ti sentirai fortunata! Avrai a tua disposizione una Vita divina, che tutto ti darà; ed Io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia, affinché questa Vita cresca in te e vi formi il regno della Divina Volontà.
L’anima: Mamma santa, nelle tue braccia mi abbandono; sono una piccola figlia che sente il bisogno estremo delle tue cure materne. Deh, ti prego, prendi questa mia volontà e chiudila nel tuo Cuore, non me la dare più, affinché possa essere felice di vivere sempre di Volontà Divina; così contenterò te ed il mio caro Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a fare tre visitine nella casa di Nazaret, per onorare la Sacra Famiglia, recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregandoci che ti ammettiamo a vivere in mezzo a Noi.
Giaculatoria: Gesù, Maria e Giuseppe, mettetemi insieme a vivere nel regno della Volontà di Dio.
26° GIORNO [15]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. L’ora del dolore si approssima. Dolorosa separazione. Gesù nella sua vita pubblica ed apostolica.
L’anima alla sua Madre Celeste: Eccomi a te di nuovo, mia Mamma Regina; oggi il mio amore di figlia verso di te mi fa correre per essere spettatrice, quando il mio dolce Gesù, separandosi da te, prende la via per formare la sua vita apostolica in mezzo alle creature. Mamma santa, so che soffrirai molto; ogni momento di separazione da Gesù ti costerà la vita, ed io, la figlia tua, non voglio lasciarti sola, voglio asciugarti le lacrime e con la mia compagnia voglio spezzare la tua solitudine; e mentre staremo insieme, Tu continuerai a darmi le tue belle lezioni sulla Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, la tua compagnia mi sarà molto gradita, perché sentirò in te il primo dono che mi fa Gesù, dono formato di puro amore, prodotto dal suo e dal mio sacrificio, dono che mi costerà la vita del Figlio mio.
Ora prestami attenzione ed ascoltami. Senti, figlia mia, per la tua Mamma incomincia una vita di dolore, di solitudine e di lunghe separazioni dal mio sommo Bene Gesù. La vita nascosta è finita e Lui sente l’irresistibile bisogno d’amore di uscire in pubblico, di farsi conoscere e di andare in cerca dell’uomo smarrito nel labirinto della sua volontà, in preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto, Gesù partiva ed Io restavo sola nella piccola casetta. Quando il mio amato Gesù mi chiese l’ubbidienza di partire, perché non faceva mai nulla se prima non me lo diceva, Io sentii lo schianto nel Cuore, ma conoscendo che quella era la Volontà Suprema, Io dissi subito il mio FIAT, non esitai un istante, e tra il mio FIAT e il FIAT di mio Figlio ci separammo. Nella foga del nostro amore mi benedisse e mi lasciò. Io lo accompagnai col mio sguardo finché potetti, e poi, ritirandomi, mi abbandonai in quel Volere Divino che era la mia vita. Ma, o potenza del FIAT Divino, questo Volere Santo non mi faceva perdere mai di vista mio Figlio, né Lui perdeva me, anzi sentivo il suo palpito nel mio e Gesù sentiva il mio nel suo. Figlia cara, Io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere Divino e ciò che questo Volere Santo dà non è soggetto a finire né a subire separazione; i doni suoi sono permanenti ed eterni. Quindi mio Figlio era mio, nessuno me lo poteva togliere, né la morte, né il dolore, né la separazione, perché il Volere Divino me lo aveva donato. Quindi la nostra separazione era apparente, ma in realtà eravamo fusi insieme. Molto più che una era la Volontà che ci animava: come potevamo separarci?
Ora, tu devi sapere che la luce della Divina Volontà mi faceva vedere come trattavano malamente mio Figlio e con quanta ingratitudine. Il suo passo lo rivolse verso Gerusalemme; la sua prima visita fu nel Tempio santo, nel quale incominciò la serie delle sue predicazioni. Ma, ahi, dolore! La sua parola, piena di vita, portatrice di pace, d’amore e di ordine, veniva interpretata e malamente ascoltata, specie dai dotti e sapienti di quei tempi, e quando mio Figlio diceva che era il Figlio di Dio, il Verbo del Padre, Colui che era venuto a salvarli, lo avevano tanto a male, che coi loro sguardi furibondi Lo volevano divorare. Oh, come soffriva il mio amato bene Gesù! La sua parola creatrice, rigettata, Gli faceva sentire la morte che davano alla sua parola divina, ed Io ero tutta attenzione, tutt’occhio nel guardare quel Cuore Divino che sanguinava e Gli offrivo il mio materno Cuore per ricevere le stesse ferite, per consolarlo e dargli un appoggio nell’atto che stava per soccombere. Oh, quante volte dopo aver spezzato la sua parola, Lo vedevo dimenticato da tutti, senza che nessuno Gli offrisse un ristoro, solo, solo, fuori delle mura della città, all’aperto, sotto la volta del cielo stellato, appoggiato ad un albero, piangere, pregare per la salvezza di tutti. E la tua Mamma, figlia cara, dalla mia casetta piangevo insieme e nella luce del FIAT Divino Gli mandavo le mie lacrime per ristoro, i miei casti amplessi e i miei baci per conforto. Quindi il mio amato Figlio, nel vedersi rigettato dai grandi, dai dotti, non si arrestò, né poteva arrestarsi; il suo amore correva, perché voleva le anime. Onde si circondò di poveri, di afflitti, di infermi, di zoppi, di ciechi, di muti e di tanti altri mali di cui erano oppresse le povere creature, tutti immagini dei tanti mali che aveva prodotto l’umana volontà in esse. E il caro Gesù sanava tutti, consolava ed istruiva tutti, sicché divenne l’amico, il padre, il medico, il maestro dei poveri.
Figlia mia, si può dire che furono i poveri pastori quelli che con le loro visite Lo ricevettero nel nascere, e sono i poveri che Lo seguono negli ultimi anni della sua vita quaggiù, fino al suo morire. Perciò i poveri, gli ignoranti, sono più semplici, meno attaccati al loro giudizio, e quindi sono i più favoriti, i più benedetti e i beniamini del mio caro Figlio, tanto, che sceglie poveri pescatori per Apostoli, come colonne della Chiesa futura.
Ora, figlia carissima, se ti volessi dire ciò che operò e soffrì il mio Figlio ed Io in questi tre anni della sua vita pubblica, sarei troppo distesa. Quello che ti raccomando è che in tutto ciò che puoi fare e soffrire, il tuo atto primo ed il ultimo sia il FIAT Divino. Nel FIAT ci separammo dal mio Figlio, ed il FIAT mi diede la forza di fare il sacrificio. Così troverai la forza in tutto, anche nelle pene che ti costano la vita, se il tutto chiuderai nell’eterno FIAT. Perciò dai la parola, alla Mamma tua, che ti farai trovare sempre nella Divina Volontà. Così anche tu sentirai l’inseparabilità da me e dal nostro sommo Bene Gesù.
L’anima: Mamma dolcissima, quanto ti compatisco nel vederti tanto soffrire. Deh, ti prego, le tue lacrime e quelle di Gesù, versale nell’anima mia, per riordinarla e chiuderla nel FIAT divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutte le tue pene come compagnia della mia solitudine, ed in ogni pena metterai un “ti amo” a me ed al tuo Gesù, per riparare per quelli che non vogliono ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Giaculatoria: Mamma divina, la tua parola e quella di Gesù scendano nel mio cuore e formino in me il regno della Divina Volontà.
27° GIORNO
La Regina dei dolori nel regno della Divina Volontà. Suona l’ora del dolore: la Passione, un deicidio. Il pianto di tutta la natura.
L’anima alla sua Madre dolente: Mia cara Madre addolorata, oggi più che mai sento l’irresistibile bisogno di starmi a Te vicina. No, non mi sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi acerbi dolori e chiederti, come figlia, la grazia che deponga in me i tuoi dolori e quelli del tuo Figlio Gesù, e anche la sua stessa morte, affinché la sua morte ed i tuoi dolori mi diano la grazia di farmi morire continuamente alla mia volontà e sopra di essa farmi risorgere la vita della Divina Volontà.
Lezione della Regina dei dolori:
Figlia carissima, non Mi negare la tua compagnia in tanta mia amarezza. La Divinità ha già decretato l’ultimo giorno del mio Figlio quaggiù. Già un apostolo Lo ha tradito, dandolo nelle mani dei Giudei per farlo morire. Già il mio caro Figlio, dando in eccesso d’amore e non volendo lasciare i suoi figli, che con tanto amore venne a cercare sulla terra, si lascia nel Sacramento dell’Eucaristia, affinché chiunque lo vuole lo possa possedere. Sicché la vita del Figlio mio sta per finire e per prendere il volo alla sua Patria Celeste. Ah, figlia cara, il FIAT Divino me lo diede; Io nel FIAT Divino lo ricevetti ed ora nello stesso FIAT ne faccio la consegna. Mi si strazia il Cuore, mari immensi di dolori mi inondano, sento che la vita mi vien meno per lo spasimo atroce. Ma nulla potevo negare al FIAT Divino, anzi mi sentivo disposta a sacrificarlo con le mie stesse mani se lo avesse voluto. La forza del Volere Divino è onnipotente, ed Io mi sentivo tale fortezza in virtù di Esso, che mi sarei contentata di morire anziché negare nulla alla Divina Volontà.
Ora, figlia mia, ascoltami: il mio materno Cuore è affogato di pene. Il solo pensare che mi deve morire il mio Figlio, il mio Dio, la mia Vita, è più che morte per la Mamma tua; eppure so che devo vivere. Che strazio! Che squarci profondi si formano nel mio Cuore, che come spade taglienti me lo passano da parte a parte! Eppure, figlia cara, mi duole il dirlo, ma devo dirtelo: in queste pene e squarci profondi e nelle pene del mio amato Figlio c’era l’anima tua, la tua volontà umana, che non facendosi dominare da Quella di Dio, Noi la coprivamo di pene, la imbalsamavamo, la fortificavamo con le nostre pene, affinché si disponesse a ricevere la vita della Divina Volontà.
Ah, se il FIAT Divino non mi avesse sostenuta e non continuasse il suo corso dei mari infiniti di luce, di gioia, di felicità a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, Io sarei morta tante volte per quante pene soffrì il mio caro Figlio. Oh, come mi sentii straziare quando l’ultima volta mi si fece vedere pallido, con una mestizia di morte sul volto, e con voce tremante come se volesse dare in singhiozzo mi disse: “Mamma, addio! Benedici il tuo Figlio e dammi l’ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo FIAT Divino Mi fece incarnarmi[16], il mio e il tuo FIAT Divino Mi devono far morire. Presto, o Mamma cara, pronunzia il tuo FIAT e dimmi: Ti benedico e Ti do l’ubbidienza di morire crocifisso; così vuole l’eterno Volere, così voglio anch’Io”.
Figlia mia, che schianto al mio Cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in Noi non esistevano pene forzate, ma tutte volontarie. Quindi d’ambo le parti ci benedimmo e dandoci quello sguardo che non sa distaccarsi più dall’oggetto amato, il caro mio Figlio, la dolce mia Vita, partì, ed Io, la tua Mamma dolente, restai, ma l’occhio dell’anima mia non Lo perdette mai di vista. Lo seguii nell’orto, nella sua tremenda agonia, ed oh, come mi sanguinò il Cuore nel vederlo abbandonato da tutti, fin dai suoi più fidi e cari Apostoli!
Figlia mia, l’abbandono delle persone care è uno dei dolori più grandi per un cuore umano nelle ore tempestose della vita, specie per il mio Figlio, che tanto li aveva amati e beneficati e stava in atto di dare la vita per quelli stessi che già Lo avevano abbandonato nelle ore estreme della sua vita, anzi erano fuggiti. Che dolore, che dolore! Ed Io, nel vederlo agonizzare, sudare sangue, agonizzavo insieme e Lo sostenevo nelle mie braccia materne. Io ero inseparabile dal Figlio mio, le sue pene riflettevano nel mio Cuore liquefatto dal dolore e dall’amore, ed Io le sentivo più che se fossero mie. Così Lo seguii tutta la notte. Non ci fu pena né accusa che Gli fecero che non risuonasse nel mio Cuore. Ma all’alba del mattino, non potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena e da altre pie donne, Lo volli seguire passo passo, da un tribunale all’altro, anche corporalmente.
Figlia mia carissima, Io sentivo lo scroscio delle battiture che piovevano sul corpo nudo di mio Figlio, sentivo le burle, le rise sataniche ed i colpi che Gli davano sulla testa nell’atto di coronarlo di spine. Lo vidi quando Pilato Lo mostrò al popolo sfigurato ed irriconoscibile, sentii assordarmi le orecchie dal “crocifiggi, crocifiggi”, Lo vidi addossarsi la croce sulle spalle, sfinito, affannato; ed Io, non potendo reggere, affrettai il passo per dargli l’ultimo abbraccio e asciugargli il volto tutto bagnato di sangue. Macché! Per Noi non c’era pietà, i soldati crudeli Lo strappano con le funi e Lo fanno cadere. Figlia cara, che pena straziante il non poter soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! Perciò, ogni pena apriva un mare di dolore nel mio trafitto Cuore. Finalmente Lo seguii al Calvario, dove in mezzo a pene inaudite e contorcimenti orribili, fu crocifisso ed innalzato in croce, e solo allora mi fu concesso di stare ai piedi della croce, per ricevere dalle sue labbra morenti il dono di tutti i miei figli e il diritto e suggello della mia maternità su tutte le creature. E dopo poco, fra spasimi inauditi, spirò. Tutta la natura si vestì di lutto e pianse la morte del suo Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e ritirandosi inorridito dalla faccia della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi in vari punti per il dolore della morte del suo Creatore. Tutti piansero, le sepolture con l’aprirsi, i morti col risorgere ed anche il velo del Tempio pianse di dolore con lo squarciarsi. Tutti persero il brio e sentirono terrore e spavento, figlia mia, e la tua Mamma stava impietrita dal dolore, aspettandolo nelle mie braccia per chiuderlo nel sepolcro.
Ora ascoltami: nel mio intenso dolore, con le pene del mio Figlio voglio parlarti dei gravi mali della tua volontà umana. Guardalo nelle mie braccia dolenti, come è sfigurato: è il vero ritratto dei mali che il volere umano fa alle povere creature, ed il mio caro Figlio volle soffrire tante pene per rialzare questa volontà caduta nel basso di tutte le miserie. Ed ogni pena di Gesù ed ogni mio dolore la chiamavano a risorgere nella Volontà Divina. Fu tanto il nostro amore, che per mettere al sicuro questa volontà umana la riempimmo delle nostre pene, fino ad affogarla e a chiuderla dentro i mari immensi dei miei dolori e di quelli del mio amato Figlio. Perciò, in questo giorno di dolori per la tua Madre dolente e tutto per te, dammi per contraccambio nelle mie mani la tua volontà, affinché la chiuda nelle piaghe sanguinanti di Gesù, come la più bella vittoria della sua passione e morte e come trionfo dei miei acerbissimi dolori.
L’anima: Mamma dolente, le tue parole mi feriscono il cuore e mi sento morire nel sentire che è stata la mia volontà ribelle che vi ha fatto tanto soffrire. Perciò ti prego che la chiuda nelle piaghe di Gesù, per vivere delle sue pene e dei tuoi acerbi dolori.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù dicendo cinque atti d’amore, pregandomi che i miei dolori suggellino la tua volontà nell’apertura del suo sacro costato.
Giaculatoria: Le piaghe di Gesù ed i dolori della Mamma mia, mi diano la grazia di farmi risorgere la volontà mia nella Volontà di Dio.
28° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Il limbo, l’aspettazione, la vittoria sulla morte, la Resurrezione.
L’anima alla sua Madre Regina: Mamma trafitta, la tua piccola figlia, sapendoti sola senza l’amato Bene Gesù, vuole tenersi stretta a te, per farti compagnia nella tua amarissima desolazione. Senza Gesù tutte le cose si cambiano in dolore per te. Il ricordo delle sue pene strazianti, il dolce suono della sua voce, che ancora ti risuona all’udito, l’affascinante sguardo del caro Gesù, ora dolce, ora mesto, ora gonfio di lacrime, ma che sempre rapiva il tuo materno Cuore, al non averli più con te, sono spade taglienti che passano da parte a parte il tuo trafitto Cuore. Mamma desolata, la tua cara figlia vuole ad ogni pena darti un sollievo, un compatimento. Anzi, vorrei essere Gesù per poterti dare tutto l’amore, tutti i conforti, sollievi e compatimenti che ti avrebbe dato lo stesso Gesù in questo tuo stato di amara desolazione. Il dolce Gesù mi ha dato a te come figlia; perciò mettimi al suo posto nel tuo materno Cuore ed io sarò tutta della Mamma mia, ti rasciugherò le lacrime e ti farò sempre compagnia.
Lezione della Regina e Madre desolata:
Figlia carissima, grazie della tua compagnia, ma se vuoi che essa mi sia dolce e cara e portatrice di sollievo al mio trafitto Cuore, voglio trovare in te la Volontà Divina operante, dominante e che non ceda alla tua volontà neppure un respiro di vita. Allora sì, ti scambierò col mio Figlio Gesù, perché stando la sua Volontà in te, in Essa sentirò Gesù nel tuo cuore, ed oh, come sarò felice di trovare in te il primo frutto delle sue pene e della sua morte. Trovare nella figlia mia il mio amato Gesù! Le mie pene si cambieranno in gioie ed i miei dolori in conquiste.
Ora ascoltami, figlia dei miei dolori. Non appena il mio caro Figlio spirò, scese nel limbo come trionfatore ed apportatore di gloria e di felicità, in quel carcere dove si trovavano tutti i Patriarchi e Profeti, il primo padre Adamo, il caro San Giuseppe ed i miei santi genitori, e tutti quelli che in virtù dei meriti previsti del futuro Redentore si erano salvati. Io ero inseparabile dal Figlio mio e neppure la morte me Lo poteva togliere, quindi nella foga dei miei dolori Lo seguii nel limbo e fui spettatrice della festa, dei ringraziamenti che tutta quella grande turba di gente diede al Figlio mio, che aveva tanto sofferto e il cui primo suo passo era stato verso di loro, per beatificarli e portarli con Sé nella celeste Gloria. Sicché, come morì, così incominciarono le conquiste e la gloria per Gesù e per tutti quelli che lo amavano. Questo, figlia cara, è simbolo, che come la creatura fa morire la sua volontà con l’unione della Volontà Divina, incominciano le conquiste nell’ordine divino, la gloria, la gioia, anche in mezzo ai più grandi dolori. Quindi, ad onta che gli occhi dell’anima mia seguirono mio Figlio e mai Lo perdetti di vista, pure in quei tre giorni che stette sepolto, Io sentivo tale ansia di vederlo risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d’amore: “Sorgi, Gloria mia, sorgi, Vita mia”. I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di fuoco, fino a sentirmi consumare. Ora, in queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato da quella gran turba di gente, uscì dal limbo in atto di trionfo, e si portò al sepolcro. Era l’alba del terzo giorno, e come tutta la natura lo pianse, così ora gioisce, tanto che il sole anticipò il suo corso per essere presente nell’atto che risuscitava il mio Figlio. Ma, oh meraviglia, prima che risorgesse, fece vedere a quella turba di gente la sua Santissima Umanità sanguinante, piagata, sfigurata, come era stata ridotta per amor loro e di tutti. Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi d’amore ed il grande portento della Redenzione.
Ora, figlia mia, oh, come ti vorrei presente nell’atto che risuscitò mio Figlio! Lui era tutto maestà; la sua Divinità, unita alla sua Anima, scaturiva mari di luce e di bellezza incantevoli, da riempire Cielo e terra, e come trionfatore, facendo uso del suo potere, comandò alla sua morta Umanità che ricevesse di nuovo la sua Anima e che risorgesse trionfante e gloriosa a vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù trionfava sulla morte dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma vita”. Con quest’atto di trionfo, metteva il suggello che era Uomo e Dio, e con la sua Risurrezione confermava la sua dottrina, i miracoli, la vita dei Sacramenti e tutta la vita della Chiesa, e non solo, ma dava il trionfo sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero bene, di far trionfare su di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva portare alle creature la pienezza della santità e di tutti i beni; e nel medesimo tempo gettava nei corpi, in virtù della sua Risurrezione, il germe di risorgere alla gloria imperitura. Figlia mia, la Risurrezione del mio Figlio racchiude tutto, dice tutto, conferma tutto ed è l’atto più solenne che Lui fece per amore delle creature.
Ora ascoltami, figlia mia, ti voglio parlare da Mamma che ama assai la figlia sua. Voglio dirti che significa fare la Volontà Divina e vivere di Essa, e l’esempio te lo diamo mio Figlio ed Io. La nostra vita fu cosparsa di pene, di povertà, di umiliazioni, fino a vedere morire di pene il mio amato Figlio, ma in tutto ciò correva la Volontà Divina. Essa era la vita delle nostre pene e Noi ci sentivamo trionfanti e conquistatori, da cambiare la stessa morte in vita. Tanto, che nel vedere il gran bene, volontariamente ci esibivamo a patire, perché stando in Noi la Divina Volontà, nessuno si poteva imporre su di Essa né su di Noi. Il patire stava in nostro potere e lo chiamavamo come alimento e trionfo della Redenzione, da poter portare il bene al mondo intero. Ora, figlia cara, se la tua vita, le tue pene avranno per centro di vita la Divina Volontà, sii certa che il dolce Gesù se ne servirà di te e delle tue pene per dare aiuto, luce, grazia a tutto l’universo. Perciò fatti coraggio, la Divina Volontà sa fare cose grandi dove Essa regna, e in tutte le circostanze specchiati in Me e nel tuo dolce Gesù e cammina avanti.
L’anima: Mamma santa, se Tu mi aiuti mi terrai sotto il tuo manto difesa, facendomi da celeste sentinella, io sono certa che tutte le mie pene le convertirò in Volontà di Dio e ti seguirò passo, passo, nelle vie interminabili del FIAT Supremo, perché so che il tuo amore affascinante di Madre, la tua potenza, vinceranno la mia volontà, la terrai in tuo potere e me la ricambierai con lo scambio della Divina Volontà. Perciò, Mamma mia, a te mi affido e nelle tue braccia mi abbandono.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, dirai sette volte: “Non la mia volontà, ma la Tua sia fatta”, offrendomi i miei dolori, per chiedermi la grazia che tu faccia sempre la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, per la Resurrezione del tuo Figlio, fammi risorgere nella Volontà di Dio.
29° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. L’ora del trionfo. Apparizioni di Gesù. I fuggitivi si stringono intorno alla Vergine come arca di salvezza e di perdono. Gesù parte per il Cielo.
L’anima alla sua Madre Regina: Madre ammirabile, eccomi di nuovo a te, sulle tue ginocchia materne, per unirmi a te nella festa e trionfo della Resurrezione del nostro caro Gesù. Come è bello oggi il tuo aspetto, tutta amabile, tutta dolcezza, tutta gioia! Mi sembra di vederti risorta insieme con Gesù. Deh, o Mamma santa, in tanta gioia e trionfo non ti dimenticare della figlia tua, anzi, chiudi nell’anima mia il germe della Risurrezione di Gesù, affinché in virtù di Essa risorga pienamente nella Divina Volontà e viva sempre unita con Te e col mio dolce Gesù.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta del mio materno Cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella Resurrezione del Figlio mio. Io mi sentii rinata e risorta in Lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in gioie ed in mari di grazie, di luce, d’amore, di perdono per le creature, e stendevano la mia maternità sopra di tutti i figli miei, dati a me da Gesù col suggello dei miei dolori.
Ora ascoltami, figlia cara: tu devi sapere che dopo la morte del mio Figlio mi ritirai nel Cenacolo insieme con l’amato Giovanni e Maddalena. Ma il mio Cuore restava trafitto, ché solo Giovanni mi era vicino, e nel mio dolore dicevo: “E gli altri Apostoli, dove sono?” Ma come questi sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie speciali, tutti, commossi e piangendo, ad uno ad uno i fuggitivi si ritirarono intorno a me, facendomi corona, e con lacrime e sospiri mi chiedevano perdono, ché così vilmente avevano abbandonato il loro Maestro ed erano fuggiti. Io li accolsi maternamente nell’arca di rifugio e di salvezza del mio Cuore ed assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, li incoraggiai a non temere, dissi loro che la loro sorte stava nelle mie mani, perché tutti me li aveva dati come figli ed Io come tali li riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai che Io fui presente alla Risurrezione del Figlio mio. Ma non feci motto a nessuno, aspettando che Gesù stesso si fosse manifestato, che era risorto glorioso e trionfante. La prima che Lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne, e tutte venivano a Me dicendomi che avevano visto Gesù risorto, che il sepolcro era vuoto, ed Io ascoltavo tutti e con aria di trionfo confermavo tutti nella fede della Risurrezione. Fino a sera quasi tutti gli Apostoli Lo videro e tutti si sentivano come trionfanti[17] di essere stati Apostoli di Gesù. Che cambiamento di scena, figlia cara, simbolo di chi si è fatto dominare prima dalla volontà umana, che rappresenta gli Apostoli che fuggono, che abbandonano il loro Maestro, e con tanto timore e paura, che si nascondono e Pietro giunge fino a negarlo. Oh, se fossero stati dominati dalla Divina Volontà, mai sarebbero fuggiti dal loro Maestro, ma coraggiosi e come trionfatori non si sarebbero mai staccati dal suo fianco e si sarebbero sentiti onorati di mettere la vita per difenderlo.
Ora, figlia cara, il mio amato Figlio Gesù si trattenne risuscitato sulla terra quaranta giorni. Spesso, spesso compariva agli Apostoli e discepoli per confermarli nella fede e certezza della sua Risurrezione, e quando non stava con gli Apostoli, se ne stava insieme con la Mamma sua nel Cenacolo, circondato dalle anime uscite dal limbo. Ma come spirò il termine dei quaranta giorni, l’amato Gesù ammaestrò gli Apostoli, lasciando la sua Mamma come guida e Maestra, ci promise la discesa dello Spirito Santo e, benedicendoci tutti, si partì, prendendo il volo per la volta dei Cieli, insieme con quella gran turba di gente uscita dal limbo. Tutti quelli che stavano, ed erano in gran numero, Lo videro salire, ma quando arrivò su in alto, una nube di luce Lo tolse dalla loro vista.
Ora, figlia mia, la tua Mamma Lo seguì nel Cielo ed assistette alla gran festa dell’Ascensione. Molto più che a me non mi era estranea la Patria Celeste, e poi senza di me non sarebbe stata completa la festa del Figlio mio asceso al Cielo.
Ora una parolina a te, figlia carissima. Tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato, non è stato altro che il potere del Volere Divino operante in me e nel Figlio mio. Perciò amo tanto di chiudere in te la vita della Divina Volontà: è vita operante, perché tutti ce l’hanno, ma la maggior parte la tiene soffocata e per farsi servire, e mentre potrebbe operare prodigi di santità, di grazia, ed opere degne della sua potenza, è costretta dalle creature a stare con le mani piegate, senza poter svolgere il suo potere. Perciò sii attenta e fa’ che il Cielo della Divina Volontà si stenda in te ed operi col suo potere ciò che vuole e come vuole.
L’anima: Mamma Santissima, le tue belle lezioni mi rapiscono, ed oh, come vorrei e sospiro la vita operante della Divina Volontà nell’anima mia. Voglio essere anch’io inseparabile dal mio Gesù e da te, Mamma mia. Ma per essere certa di ciò, Tu devi prendere l’impegno di tenere la mia volontà chiusa nel tuo materno Cuore e, ad onta che veda che mi costasse molto, non me la devi dare giammai. Solo così potrò essere sicura, altrimenti saranno sempre parole, ma i fatti non li farò giammai. Quindi, la tua figlia a te si raccomanda e da te tutto spera.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre genuflessioni nell’atto che il mio Figlio ascese al Cielo e Lo pregherai che ti faccia ascendere nella Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, col tuo potere trionfa nell’anima mia e fammi rinascere nella Volontà di Dio.
30° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, Maestra degli apostoli, sede di centro della Chiesa nascente, barca di rifugio. La discesa dello Spirito Santo.
L’anima alla sua Madre Celeste: Eccomi a te di nuovo, Sovrana del Cielo: mi sento verso di te talmente tirata, che numero i minuti, aspettando quando la tua Altezza Suprema mi chiama per darmi le belle sorprese delle tue lezioni materne. Il tuo amore di Madre mi rapisce, e a sapere che Tu mi ami, il mio cuore gioisce e sento tutta la fiducia che la Mamma mia mi darà tanto amore, tanta grazia, da formare il dolce incanto alla mia volontà umana, in modo che il Volere Divino stenderà i suoi mari di luce nell’anima mia e vi metterà il suggello del suo FIAT in tutti gli atti miei. Deh, o Mamma santa, non mi lasciare più sola e fa’ che scenda in me lo Spirito Santo, affinché mi bruci ciò che alla Divina Volontà non appartiene.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia benedetta, le tue parole fanno eco nel mio Cuore e, sentendomi ferire, mi riverso in te coi miei mari di grazie. Oh, come corrono verso la figlia mia, per darle la vita della Divina Volontà! Se tu mi sarai fedele, Io non ti lascerò più, starò sempre con te per darti in ogni tuo atto, parola e palpito, il cibo della Divina Volontà.
Ora ascoltami, figlia mia. Il nostro sommo Bene Gesù è partito al Cielo e sta innanzi al suo Celeste Padre a perorare per i suoi figli e fratelli lasciati sulla terra. Lui, dalla Patria celeste guarda tutti, non Gli sfugge nessuno, ed è tanto il suo amore che lascia la sua Mamma ancora sulla terra come conforto, aiuto, ammaestramento e compagnia dei suoi e miei figli.
Ora tu devi sapere che, come il mio Figlio partì al Cielo, Io continuai a stare insieme con gli Apostoli nel Cenacolo, aspettando lo Spirito Santo. Tutti stretti a me d’intorno, si pregava insieme, non facevano nulla senza il mio consiglio, e quando Io prendevo la parola per istruirli o dire qualche aneddoto del mio Figlio, che loro non conoscevano, come per esempio le particolarità della sua nascita, le sue lacrime infantili, i suoi tratti amorosi, gli incidenti successi in Egitto, le tante meraviglie della vita nascosta in Nazaret, oh, come erano attenti ad ascoltarmi, restavano rapiti nel sentire le tante sorprese, i tanti insegnamenti che mi dava, che dovevano servire per loro, perché mio Figlio poco o nulla parlò di Se stesso con gli Apostoli, riserbando a me il compito di far loro conoscere quanto li aveva amati e le particolarità che solo la sua Mamma conosceva. Sicché, figlia mia, Io ero in mezzo ai miei Apostoli più che il sole del giorno, e fui l’ancora, il timone, la barca dove trovarono il rifugio per essere sicuri e difesi da ogni pericolo. Perciò posso dire che partorii la Chiesa nascente sulle mie ginocchia materne e le mie braccia furono la barca che la guidò a porto sicuro e la guida tuttora.
Onde giunse il tempo in cui scese lo Spirito Santo, promesso dal Figlio mio, nel Cenacolo. Che trasformazione, figlia mia! Come furono investiti, acquistarono nuova scienza, fortezza invincibile, amore ardente; scorreva in essi una nuova vita, che li rendeva impavidi e coraggiosi, in modo che si divisero in tutto il mondo per far conoscere la Redenzione e mettervi la vita per il loro Maestro; ed Io restai con l’amato Giovanni e fui costretta ad uscire da Gerusalemme, perché incominciò la tempesta della persecuzione.
Figlia mia carissima, tu devi sapere che Io continuo ancora il mio magistero nella Chiesa: non vi è cosa che da me non discenda[18]. Posso dire che mi sviscero per amore dei figli miei e li nutrisco col mio latte materno. Ora, in questi tempi, voglio mostrare un amore più speciale, col far conoscere come tutta la mia vita fu formata nel regno della Divina Volontà. Perciò ti chiamo sulle mie ginocchia, fra le mie braccia materne, affinché facendoti da barca tu resti sicura di vivere nel mare della Divina Volontà. Grazia più grande non potrei farti. Deh, ti prego, contenta la Mamma tua, vieni a vivere in questo regno sì santo, e quando vedi che la tua volontà vorrebbe avere qualche atto di vita, vieni a rifugiarti nella sicura barca delle mie braccia, dicendomi: “Mamma mia, la mia volontà mi vuol tradire ed io la consegno a te, affinché metta al suo posto la Divina Volontà”. Oh, come sarò felice se potrò dire: “La figlia mia è tutta mia, perché vive di Volontà Divina”. Ed Io farò scendere lo Spirito Santo nell’anima tua, affinché ti bruci ciò che è umano e col suo soffio refrigerante imperi su di te e ti confermi nella Divina Volontà.
L’anima: Maestra divina, oggi la tua piccola figlia sente il cuore gonfio, tanto da sfogarmi in pianto e bagnare con le mie lacrime le tue mani materne. Un velo di mestizia mi invade e temo che non farò profitto dei tanti tuoi insegnamenti e delle tante tue più che materne premure. Mamma mia, aiutami, fortifica la mia debolezza, metti in fuga i miei timori, ed io, abbandonandomi nelle tue braccia, sarò certa di vivere tutta di Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai sette Gloria in onore dello Spirito Santo, pregandomi che si rinnovino i suoi prodigi su tutta la santa Chiesa.
Giaculatoria: Mamma Celeste, fuoco e fiamme versa nel cuor mio, perché mi consumi e bruci tutto ciò che non è Volontà di Dio.
31° GIORNO
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Passaggio dalla terra al Cielo. Ingresso felice. Cielo e terra festeggiano la nuova arrivata.
L’anima alla sua gloriosa Regina: Mia cara Mamma Celeste, sono di ritorno tra le tue braccia materne e nel guardarti vedo che un dolce sorriso affiora sulle tue labbra purissime. Il tuo atteggiamento oggi è tutto a festa; mi sembra che qualche cosa di più sorprendente vuoi narrarmi e confidare alla figlia tua. Mamma santa, deh, ti prego, con le tue mani materne tocca la mia mente, svuota il mio cuore, affinché possa comprendere i tuoi santi insegnamenti e metterli in pratica.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, oggi la tua Mamma è in festa, perché voglio parlarti della mia partita dalla terra al Cielo, giorno in cui finii di compiere la Divina Volontà sulla terra, perché non ci fu in me né un respiro, né un palpito, né un passo in cui il FIAT Divino non avesse il suo atto completo, e questo mi abbelliva, mi arricchiva, mi santificava tanto, che gli stessi Angeli ne restavano rapiti.
Ora, tu devi sapere che, prima di partire per la Patria celeste, Io col mio amato Giovanni ritornai di nuovo a Gerusalemme. Era l’ultima volta che in carne mortale passai la terra, e la Creazione tutta, come se lo avessero intuito, si prostravano a me d’intorno; perfino dai pesci del mare che Io valicavo al più piccolo uccellino, volevano essere benedetti dalla loro Regina, ed Io tutti benedivo e davo loro l’ultimo addio. Onde giunsi a Gerusalemme e, ritirandomi dentro di un appartamento dove mi portò Giovanni, mi chiusi per non uscirne più.
Ora, figlia benedetta, tu devi sapere che incominciai a sentire in me un tale martirio d’amore, unito con ansie ardenti di raggiungere il mio Figlio al Cielo, da sentirmi consumare, fino a sentirmi inferma d’amore[19], ed avevo dei forti deliri e deliqui tutti d’amore. Perché Io non conobbi mai malattia né qualunque indisposizione leggera; alla mia natura concepita senza peccato e vissuta tutta di Volontà Divina mancava il germe dei mali naturali. Se le pene mi corteggiarono tanto, furono tutte in ordine soprannaturale, e queste pene furono per la tua Mamma Celeste trionfi e onori e mi davano campo per fare che la mia maternità non fosse sterile, ma conquistatrice di molti figli. Vedi dunque, figlia cara, che significa vivere di Volontà Divina: sperdere il germe dei mali naturali che producono, non onori e trionfi, ma debolezze, miserie e sconfitte. Perciò, figlia carissima, ascolta l’ultima parola della tua Mamma che sta per partire al Cielo. Non partirei contenta se non lasciassi la figlia mia al sicuro. Prima di partire voglio fare il mio testamento, lasciandoti per dote quella stessa Volontà Divina che possiede la Mamma tua e che tanto mi ha aggraziata, fino a rendermi Madre del Verbo, Signora e Regina del Cuore di Gesù e Madre e Regina di tutti.
Senti, figlia cara, è l’ultimo giorno del mese a me consacrato; Io ti ho parlato con tanto amore di ciò che operò la Divina Volontà in me, del gran bene che Essa sa fare e che significa farsi dominare da Essa. Ti ho parlato pure dei gravi mali dell’umano volere; ma credi tu che sia stato per farti una semplice narrazione? No, no, la tua Mamma quando parla vuol dare. Io, nella foga del mio amore, in ogni parola che ti dicevo legavo l’anima tua al FIAT Divino e ti preparavo la dote in cui tu potessi vivere ricca, felice, dotata di forza divina. Ora che sto per partire, accetta il mio testamento: l’anima tua sia la carta in cui Io scriva con la penna d’oro del Volere Divino e con l’inchiostro del mio ardente amore che mi consuma, la testificazione della dote che ti faccio. Figlia benedetta, assicurami che non farai mai più la tua volontà; metti la mano sul mio Cuore materno e giurami che chiudi la tua volontà nel mio Cuore. Così, non sentendola, non avrai occasione di farla, ed Io me la porterò in Cielo come trionfo e vincita della figlia mia.
Deh, figlia cara, ascolta l’ultima parola della tua Mamma morente di puro amore, ricevi l’ultima mia benedizione come suggello della vita della Divina Volontà che lascio in te, che formerà il tuo cielo, il tuo sole, il tuo mare d’amore e di grazia. In questi ultimi momenti, la tua Mamma Celeste vuole affogarti d’amore, sviscerarsi in te, purché ottenga l’intento di sentire l’ultima tua parola: che ti contenterai di morire e farai qualunque sacrificio anziché dare un atto di vita alla tua volontà. Dimmela figlia mia, dimmela!
L’anima: Mamma santa, nella foga del mio dolore te la dico piangendo, che se Tu vedi che io sto per fare un atto solo della mia volontà, fammi morire, vieni Tu stessa a prendere l’anima mia nelle tue braccia e portami lassù, ed io di cuore lo prometto, lo giuro di non fare mai, mai, la mia volontà.
La Regina d’amore:
Figlia benedetta, come ne sono contenta, non mi sapevo decidere a narrarti la mia partita al Cielo, se non fosse rimasta assicurata la figlia mia sulla terra, dotata di Volontà Divina. Ma sappi che dal Cielo non ti lascerò, non ti farò rimanere orfana, ti guiderò in tutto, e dal più piccolo tuo bisogno fino al più grande, chiamami, ed Io verrò subito a farti da Mamma.
Ora, figlia cara, ascoltami: Io ero già inferma d’amore; il FIAT Divino, per consolare gli Apostoli e me pure, permise quasi in modo prodigioso che tutti gli Apostoli, eccetto uno, mi facessero corona nell’atto che stavo per partire al Cielo. Tutti sentivano lo schianto del cuore e piangevano amaramente. Io consolai tutti, raccomandai in modo speciale la santa Chiesa nascente ed impartii a tutti la materna benedizione, lasciando nei loro cuori, in virtù di essa, la paternità d’amore verso le anime. Il mio caro Figlio non faceva altro che andare e venire dal Cielo, non poteva più stare senza della sua Mamma, e dando l’ultimo anelito di puro amore nell’interminabilità del Volere Divino, mio Figlio mi ricevette fra le sue braccia e mi condusse al Cielo in mezzo alle schiere angeliche che inneggiavano alla loro Regina. Posso dire che il Cielo si svuotò per venirmi incontro, tutti mi festeggiavano e nel mirarmi restavano rapiti ed in coro dicevano: “Chi è Costei che viene dall’esilio tutta appoggiata al suo Signore, tutta bella, tutta santa, con lo scettro di Regina? Ed è tanta la sua grandezza, che i Cieli si sono abbassati per riceverla! Nessun’altra creatura è entrata in queste regioni celesti così ornata e speciosa, così potente, che tiene la supremazia su tutto”.
Ora, figlia mia, vuoi tu sapere chi è Costei che tutto il Cielo inneggia e restano rapiti? Sono Colei che non fece mai la sua volontà, e il Volere Divino mi abbondò tanto, che distese cieli più belli, soli più fulgidi, mari di bellezza, d’amore, di santità, che potevano dare luce a tutti, amore, santità a tutti, e racchiudere dentro del mio cielo tutto e tutti. Era l’operato della Divina Volontà operante in me, che aveva operato prodigio sì grande; ero l’unica creatura che entrava in Cielo, che aveva fatto la Divina Volontà sulla terra come si fa nel Cielo e che aveva formato il suo regno nell’anima sua. Ora, tutta la corte celeste nel guardarmi restava meravigliata, perché guardandomi mi trovavano cielo, e ritornando a guardarmi mi trovavano sole, e non potendo distaccare il loro sguardo, guardandomi più in fondo, mi vedevano mare e trovavano anche in me la terra tersissima della mia umanità con le più belle fioriture, e rapiti esclamavano: “Com’è bella! Tutto ha accentrato in Essa, nulla le manca di tutte le opere del suo Creatore; è la sola opera compiuta di tutta la Creazione!”.
Ora, figlia benedetta, tu devi sapere che fu la prima festa che si fece in Cielo alla Divina Volontà, che tanti prodigi aveva operato nella sua creatura. Sicché alla mia entrata in Cielo fu festeggiato, da tutta la Corte celeste, ciò che può operare di bello, di grande nella creatura il FIAT Divino. D’allora in poi non si sono ripetute più queste feste e perciò la Mamma tua ama tanto che la Divina Volontà regni in modo assoluto nelle anime, per darle campo di farle ripetere i suoi grandi prodigi e le sue feste meravigliose.
L’anima: Mamma d’amore, Imperatrice Sovrana, deh! dal Cielo dove gloriosamente regni, volgi lo sguardo pietoso sulla terra ed abbi pietà di me, oh, come sento il bisogno della mia cara Mamma, sento che mi manca la vita senza di te, tutto mi vacilla senza della Mamma mia, perciò non lasciarmi a metà del mio cammino, ma continua a guidarmi fino a tanto che tutte le cose per me non si convertono in Volontà di Dio, affinché formi in me la sua vita ed il suo regno.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre Gloria alla Santissima Trinità per ringraziarla a nome mio della grande gloria che mi diede quando fui assunta in Cielo, e mi pregherai che ti venga ad assistere nel punto della tua morte.
Giaculatoria: Mamma Celeste, chiudi la mia volontà nel Cuor tuo e lasciami il Sole della Divina Volontà nell’anima mia.
Offerta della volontà umana alla Regina Celeste.
Mamma dolcissima, eccomi innanzi ai piedi del tuo trono prostrata. Sono la tua piccola figlia, che voglio darti tutto il mio amore filiale e come figlia tua voglio intrecciare tutti i fioretti, le giaculatorie, le promesse che tante volte ho fatto in questo mese di grazia, di non fare mai la mia volontà, e formando corona, voglio metterla nel tuo grembo come attestato d’amore, di ringraziamento alla Mamma mia. Ma ciò non basta, voglio che la prenda fra le tue mani, come segno che accetti il mio dono, e al tocco delle tue dita materne me la converta in tanti soli, almeno per quante volte ho cercato di fare la Volontà Divina nei piccoli miei atti. Ah, sì, Madre Regina, la tua figlia vuole darti omaggi di luce e di soli fulgidissimi. So che Tu ne hai tanti di questi soli, ma non sono i soli della figlia tua; invece io voglio darti i miei, per dirti che ti amo e per impegnarti ad amarmi. Mamma Santa, Tu mi sorridi e con tutta bontà accetti il mio dono, ed io ti ringrazio di cuore… Ma voglio dirti tante cose, voglio chiudere nel tuo Cuore materno le mie pene, i miei timori, le mie debolezze, tutto l’essere mio come in luogo di mio rifugio, voglio consacrarti la mia volontà. Deh, o Mamma mia, accettala, fanne un trionfo della Grazia e un campo dove la Divina Volontà stenda il suo regno. Questa mia volontà a te consacrata ci renderà inseparabili e ci terrà in continui rapporti; le porte del Cielo non si chiuderanno per me, perché avendoti consacrato la mia volontà, in cambio mi darai la tua, sicché o la Mamma verrà a stare con la sua figlia in terra, o la figlia andrà a vivere con la sua Mamma in Cielo. Oh, come sarò felice!
Senti, Mamma carissima, per fare più solenne la consacrazione della mia volontà a te, chiamo la Trinità Sacrosanta, tutti gli Angeli, tutti i Santi, e innanzi a tutti mi protesto, e con giuramento, di fare solenne consacrazione della mia volontà alla mia Mamma Celeste. E ora, Sovrana Regina, come compimento ti chiedo la tua santa benedizione per me e per tutti, la tua benedizione sia la celeste rugiada che scenda sui peccatori e li converta, sugli afflitti e li consoli, scenda sul mondo intero e lo trasformi nel bene, scenda sulle anime purganti e smorzi il fuoco che le brucia; la tua benedizione materna sia pegno di salvezza per tutte le anime.
APPENDICE
32ª MEDITAZIONE [20]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Nella foga del suo amore, Maria, sentendosi Madre di Gesù, si avvia in cerca di cuori da santificare. Visita a S. Elisabetta; santificazione di Giovanni.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Celeste, la tua povera figlia ha bisogno estremo di Te! Essendo Tu la Madre mia e la Madre di Gesù, io sento il diritto di stare vicina a Te, di mettermi al tuo fianco, di seguire i tuoi passi per modellare i miei. Deh, Mamma Santa, dammi la mano e conducimi con Te, affinché io possa imparare a comportarmi bene nelle diverse azioni della mia vita.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta, quanto mi è dolce la tua compagnia! Nel vedere che vuoi seguirmi per imitarmi, sento refrigerio alle fiamme d’amore che mi divorano. Oh, sì! Avendoti vicina, potrò con più facilità insegnarti a vivere di Volontà Divina. Mentre mi segui, ascoltami:
Appena diventai Madre di Gesù e Madre tua, i miei mari d’amore si raddoppiarono e, non potendo contenerli tutti, sentivo il bisogno di espanderli e di essere, anche a costo dei più grandi sacrifici, la prima portatrice di Gesù alle creature. Ma che dico, sacrifici !? Quando si ama davvero, i sacrifici, le pene sono refrigeri, sono sollievi e sfoghi dell’amore che si possiede.
Oh, figlia mia, se tu non provi il bene del sacrificio, se non senti come esso rechi le gioie più intime, è segno che l’Amore Divino non riempie tutta l’anima tua e quindi che la Divina Volontà non regna Regina in te. Essa sola dà tale forza all’anima, da renderla invincibile e capace di sopportare qualunque pena.
Metti la mano sul tuo cuore ed osserva quanti vuoti d’amore siano in esso. Rifletti: quella segreta stima di te stessa, quel turbarti per ogni minima contrarietà, quei piccoli attacchi che senti a cose ed a persone, quella stanchezza nel bene, quel fastidio che ti causa ciò che non ti va a genio, equivalgono ad altrettanti vuoti d’amore nel tuo cuore, vuoti che, pari a febbrette, ti privano della forza e del desiderio di colmarti di Volontà Divina. Oh, come sentirai anche tu la virtù refrigerante e conquistatrice nei tuoi sacrifici, se riempirai d’amore questi tuoi vuoti!
Figlia mia, dammi ora la mano e seguimi, perché Io continuerò a darti le mie lezioni. Mi partii dunque da Nazaret accompagnata da S. Giuseppe, affrontando un lungo viaggio e valicando montagne per andare a visitare nella Giudea Elisabetta, che a tarda età era miracolosamente diventata madre. Io mi recavo da lei non già per farle una semplice visita, ma bensì perché ardevo dal desiderio di portarle Gesù. La pienezza di Grazia, di Amore, di Luce che sentivo in me mi spingeva a portare, a moltiplicare, a centuplicare la vita di mio Figlio nelle creature. Sì, figlia mia, l’amore di Madre che ebbi per tutti gli uomini e per te in particolare fu così grande, che Io sentii il bisogno estremo di dare a tutti il mio caro Gesù, affinché tutti Lo potessero possedere ed amare. Il diritto di Madre largitomi dal FIAT mi arricchì di tale potenza, da moltiplicare tante volte Gesù quante erano le creature che Lo volevano ricevere. Questo era il più grande miracolo che Io potessi compiere: tenere pronto Gesù per darlo a chiunque Lo desiderasse. Come mi sentivo felice!
Quanto vorrei che anche tu, figlia mia, avvicinandoti alle persone e facendo visite, fossi sempre la portatrice di Gesù, capace di farlo conoscere e desiderosa di farlo amare.
Dopo parecchi giorni di viaggio giunsi finalmente nella Giudea e premurosamente mi recai alla casa di Elisabetta. Essa mi venne incontro festante. Al saluto che le diedi, successero fenomeni meravigliosi. Il mio piccolo Gesù esultò nel mio seno e, fissando coi raggi della propria Divinità il piccolo Giovanni nel seno della Madre sua, lo santificò, gli diede l’uso di ragione e gli fece conoscere che Egli era il Figlio di Dio. Giovanni allora sussultò così fortemente di amore e di gioia, che Elisabetta si sentì scossa; colpita anch’essa dalla luce della Divinità del Figlio mio, conobbe che Io ero diventata la Madre di Dio e, nell’enfasi del suo amore, tremebonda di gratitudine, esclamò: “Donde a me tanto onore, che la Madre del Signor mio venga a me?” Io non negai l’altissimo mistero, anzi lo confessai umilmente. Inneggiando a Dio col canto del Magnificat, cantico sublime, per mezzo del quale continuamente la Chiesa mi onora, annunziai che il Signore aveva fatto grandi cose in me, sua ancella, e che per questo tutte le genti mi avrebbero chiamata beata. Figlia mia, Io mi sentivo struggere dal desiderio di dare uno sfogo alle fiamme d’amore che mi consumavano e di esternare il mio segreto ad Elisabetta, la quale anch’essa sospirava il Messia sulla terra. Il segreto è un bisogno del cuore che irresistibilmente si rivela alle persone capaci d’intendersi.
Chi potrà mai dirti quanto bene abbia recato la mia visita ad Elisabetta, a Giovanni, a tutta quella casa? Ognuno restò santificato, pieno d’allegrezza, avvertì gioie insolite, comprese cose inaudite e Giovanni in particolare ricevette tutte le grazie che gli erano necessarie per prepararsi ad essere il Precursore del Figlio mio. Figlia carissima, la Divina Volontà fa cose grandi ed inaudite ovunque Essa regna; se Io operai tanti prodigi, fu perché Essa teneva il suo posto regio in me. Se anche tu lascerai regnare il Divin Volere nell’anima tua, diverrai tu pure la portatrice di Gesù alle creature, sentirai anche tu l’irresistibile bisogno di darli a tutti!
L’anima: Mamma santa, quanto ti ringrazio per le tue belle lezioni! Sento che esse hanno tale potere su di me, da farmi sospirare continuamente di vivere nella Divina Volontà. Ma per ottenere questa grazia, vieni, scendi insieme con Gesù nell’anima mia, rinnova a me la visita che facesti a S. Elisabetta e i prodigi che per lei operasti. Ah, sì, Mamma mia, portami Gesù, santificami; con Gesù saprò fare la sua SS. Volontà.
Pratica[21]: Per onorarmi, reciterai tre volte il Magnificat, in ringraziamento della visita che Io feci a S. Elisabetta.
Giaculatoria: Mamma Santa, visita l’anima mia e prepara in essa una degna abitazione alla Divina Volontà.
33ª MEDITAZIONE [22]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Suona la prima ora del dolore. Eroismo nel sottoporre l’Infante Divino al duro taglio della Circoncisione.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Divina, il tuo amore mi chiama potentemente presso di te, perché vuoi farmi partecipe delle tue gioie e dei tuoi dolori, per chiuderli nel mio cuore come pegno dell’amore tuo e del Bambinello Gesù, affinché comprenda quanto mi avete amato e quanto sono obbligata ad imitarvi, tenendo il modello della vostra vita per fare [nella mia] una copia perfetta. E Tu, Mamma Santa, aiutami, affinché possa imitarvi.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, come sospiro la tua compagnia per dirti la nostra storia d’amore e di dolore! La compagnia rende più dolce, soave e care le gioie, ed il dolore resta mitigato e contraccambiato dalla dolce compagnia di chi ci ama. Ora, tu devi sapere che appena erano trascorsi otto giorni della nascita dell’Infante Divino. Tutto era festa e felicità e la stessa Creazione, atteggiandosi a festa, festeggiava il Creatore Bambino. Ma il dovere interruppe le nostre gioie, perché in quei tempi c’era una legge: che tutti i figli primogeniti dovevano sottoporsi al duro taglio della Circoncisione. Il mio Cuore di Madre sanguinava dal dolore, nel dover sottoporre il mio caro Figlio, la mia Vita, il mio stesso Creatore, ad un dolore sì acerbo. Oh, come avrei voluto farne il cambio, ma il Volere Supremo s’impose sul mio amore e, dandomi l’eroismo, mi comandò di circoncidere il Dio Bambino. Figlia mia, tu non puoi comprendere quanto mi costò, ma vinse il Fiat Divino ed ubbidii. Insieme con S. Giuseppe, entrambi d’accordo, si circoncise il mio caro Figlio. Al taglio doloroso Io mi senti strappare il Cuore e piansi, S. Giuseppe piangeva ed il mio caro Bambino singhiozzava, ed era tanto il dolore che tremava e, guardandomi, in me cercava aiuto. Che ora di dolore e di spasimo, da parte di tutti e tre! Fu tanto, che più che mare travolgeva le creature tutte per portare loro il primo pegno e la stessa vita di mio Figlio, per metterle in salvo.
Ora, figlia benedetta, tu devi sapere che questo taglio racchiudeva profondi misteri. Il primo era il suggello che nella piccola Umanità del Celeste Bambino imprimeva la fratellanza con tutta l’umana famiglia, e il sangue che versò era il primo sborso innanzi alla D. Giustizia, per riscattare tutte le umane generazioni. Il caro Bambino era innocente, non era obbligato alla legge; ma volle sottoporsi, prima per dare esempio, e poi per dare fiducia e coraggio e dire a tutti: “non temete, sono un vostro fratellino, simile a voi. Amiamoci e vi metterò tutti in salvo, vi porterò tutti al mio Padre Celeste, come miei cari fratelli”.
Figlia mia, che esempio che dà il Celeste Bambino! Lui, che è Autore della Legge, ubbidisce alla Legge. Sono appena otto giorni dacché è nato, e se ne fa un dovere e si sottopone al duro taglio della Circoncisione, taglio incancellabile, come è incancellabile l’unione che venne a fare con l’umanità degradata. E ciò dice che la santità sta nel proprio dovere, nell’osservanza delle leggi e nel compiere la D. Volontà. Santità senza dovere non esiste; è il dovere che mette l’ordine, l’armonia, il suggello alla santità.
Oltre a ciò, figlia mia, tu devi sapere che, dopo la sua piccola vita d’innocenza, col sottrarsi Adamo dalla Volontà Divina, la sua volontà umana restò ferita più che da coltello micidiale, e da questa ferita entrò la colpa, le passioni; perdette il bel giorno della Volontà Divina e si degradò tanto che faceva pietà. Ed il mio caro Figlio, dopo le pure gioie della sua nascita, volle essere circonciso, affinché questa sua ferita sanasse la ferita che si fece Adamo col fare la propria volontà, e col suo sangue gli preparò il bagno per lavarlo da tutte le sue colpe, fortificarlo e abbellirlo, in modo da renderlo degno di ricevere di nuovo quella Volontà Divina che respinse, che formava la sua santità e la sua felicità. Figlia, non ci fu opera o pena che Lui soffrì, con cui non cercasse di riordinare di nuovo la Divina Volontà nelle creature. Perciò ti stia a cuore in tutte le circostanze, anche dolorose ed umilianti, di fare in tutto la Divina Volontà, perché esse sono la materia prima, in cui si nasconde per operare nella creatura, per farle acquistare la sua vita praticante[23] nella creatura.
Ora, figlia carissima, in tanto dolore sorge la più bella gioia, tanto da arrestare le nostre lacrime: come fu circonciso Gli imponemmo il Nome Santissimo di Gesù, voluto dall’Angelo. Nel pronunciare questo nome Santissimo fu tale la nostra gioia, il nostro contento, che raddolcì il nostro dolore. Molto più che in questo nome, chi lo volesse, avrebbe trovato il balsamo ai suoi dolori, la difesa nei pericoli, la vittoria nelle tentazioni, la mano per non cadere in peccato, la medicina a tutti i suoi mali. Questo nome Santissimo di Gesù fa tremare l’inferno, lo riveriscono gli Angeli, suona dolce all’orecchio del Padre Celeste; innanzi a questo Nome tutti si inchinano e lo adorano. Nome potente, nome santo, nome grande, e chi lo invoca con fede sentirà le meraviglie, il segreto miracoloso delle virtù di questo Nome Santissimo. Ora, figlia mia, ti raccomando: pronuncialo sempre questo Nome, Gesù. Quando vedi che la tua volontà umana debole, vacillante, tentenna nel fare la Divina, il nome Gesù te la farà risorgere nel FIAT Divino. Se sei oppressa chiama Gesù, se lavori chiama Gesù, se dormi chiama Gesù, e se ti svegli la prima parola sia Gesù. Chiamalo sempre; è un nome che contiene mari di grazia, ma la dà a chi Lo chiama ed ama.
L’anima alla sua Regina: Mamma Celeste, quanto ti debbo ringraziare delle tante belle lezioni che mi hai dato Deh, ti prego di scriverle nel mio cuore, affinché mai le dimentichi, e ti prego di dare il bagno del sangue del Celeste Bambino all’anima mia, affinché mi sani le ferite della mia volontà umana per chiudere la Divina; e per guardia scrivimi su ogni ferita il Nome SS. di Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai cinque atti d’amore al Nome Santissimo di Gesù, e mi compatirai del dolore che soffrii nella Circoncisione di mio Figlio Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia, scrivi nel mio cuore Gesù, affinché mi dia la grazia di vivere di Volontà Divina.
34ª MEDITAZIONE
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Una stella nuova col suo dolce scintillio chiama i Magi ad adorare Gesù. L’Epifania.
L’anima alla sua Madre Celeste: Eccomi di nuovo, Mamma Santa, sulle tue ginocchia materne. Il dolce Bambino che stringi al seno e la tua beltà rapitrice mi incatenano, in modo che non posso allontanarmi da te. Ma oggi il tuo aspetto è più bello ancora; mi sembra che il dolore della Circoncisione ti ha resa più bella. Il tuo dolce sguardo guarda lontano, per vedere se giungono persone a te care, perché senti la smania che vuoi far conoscere Gesù. Io non mi sposterò dalle tue ginocchia, per ascoltare anch’io le tue belle lezioni, affinché possa conoscerlo ed amarlo di più.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, tu hai ragione, che mi vedi più bella. Tu devi sapere che quando vidi circonciso mio Figlio e sgorgare sangue dalla ferita, io amai quel sangue, quella ferita, e restai doppiamente Madre, Madre del Figlio mio e Madre del suo sangue e del suo crudo dolore, sicché acquistai innanzi alla Divinità doppio diritto di Maternità, doppio diritto di grazia per me e per tutto il genere umano. Ecco perché mi vedi più bella. Figlia mia, come è bello fare il bene, soffrire in pace e per amor di Colui che ci ha creato. Questo lega la Divinità alla creatura e le dà tanto, fino ad affogarla di grazie e d’amore. Questo amore e queste grazie non sanno stare oziosi, ma vogliono correre, darsi a tutti, per far conoscere Colui che tanto le ha dato. Ecco perché sentivo il bisogno di far conoscere mio Figlio.
Ora, figlia mia benedetta, la Divinità, che non sa negare nulla a chi la ama, fa sorgere una nuova stella più bella e luminosa sotto l’azzurro cielo, che con la sua luce va in cerca di adoratori, per dire col suo muto scintillio a tutto il mondo: “è nato Colui che è venuto a salvarvi! Venite ad adorarlo e a conoscerlo come vostro Salvatore!” Ma, ingratitudine umana, fra tanti, solo tre Personaggi fecero attenzione e senza badare ai sacrifici si misero in via per seguire la stella. E come una stella guidava nel cammino le loro persone, così le mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie, che volevano far conoscere il Celeste Bambino, l’Aspettato di tutti i secoli, come tante stelle scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti, guidavano il loro interno, in modo che sentivano che, senza conoscerlo ancora, amavano Colui che cercavano, ed affrettavano il passo per raggiungere e vedere Colui che tanto amavano.
Figlia mia carissima, il mio Cuore di Madre gioiva per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, per venire a conoscere ed adorare mio Figlio. Ma non ti posso nascondere un mio segreto dolore: fra tanti, tre appena, e nella storia dei secoli, quante volte non mi si ripete questo dolore ed ingratitudine umana!
Io e mio Figlio non facciamo altro che far sorgere stelle, una più bella dell’altra, per chiamare chi a conoscere il suo Creatore, chi alla santità, chi a risorgere dal peccato, chi all’eroismo di un sacrificio. Ma vuoi sapere tu quali sono queste stelle? Un incontro doloroso è una stella, una verità che si conosce è una stella, un amore non corrisposto da altre creature è una stella; un rovescio, una pena, un disinganno, una fortuna inaspettata, sono tante stelle che fanno luce nelle menti delle creature, che carezzandole vogliono far loro trovare il Celeste Infante, che spasima d’amore e che, intirizzito dal freddo, vuole un rifugio nei loro cuori per farsi conoscere ed amare. Ma ahimè, Io che Lo tengo nelle mie braccia, aspetto invano che le stelle mi portino le creature per deporlo nei loro cuori, e la mia Maternità viene ristretta, inceppata, e mentre sono Madre di Gesù, mi viene impedito di fare da Madre a tutti, perché non sono intorno a me, non cercano Gesù; le stelle si nascondono e loro restano nella Gerusalemme del mondo, senza Gesù. Quale dolore, figlia mia, quale dolore! Ci vuole corrispondenza, fedeltà e sacrificio per seguire le stelle e, se sorge il Sole della Divina Volontà nell’anima, quale attenzione non ci vuole! Altrimenti si resta nel buio dell’umano volere.
Ora, figlia mia, i Santi Re Magi, come entrarono in Gerusalemme perdettero la stella, ma con tutto ciò non cessarono di cercare Gesù. Ma come giunsero fuori della città, la stella ricomparve e li condusse festosi nella grotta di Betlemme. Io li ricevetti con amore di Madre, e il caro Bambino li guardò con tanto amore e Maestà, facendo trasparire dalla sua piccola Umanità la sua Divinità, per cui inchinandosi si inginocchiarono ai suoi piedi, adorando e contemplando quella celeste beltà, Lo riconobbero come vero Dio e se ne stavano rapiti, estasiati, a goderselo, tanto che il Celeste Bambino dovette ritirare la sua Divinità nella sua Umanità, altrimenti sarebbero rimasti lì, senza potersi spostare dai suoi piedi divini. Onde, come si riebbero dal rapimento, offrirono l’oro delle loro anime, l’incenso della loro credenza e adorazione, la mirra di tutto l’essere loro e di qualunque sacrificio avesse voluto, e aggiunsero l’offerta e doni esterni, simbolo dei loro atti interni: oro, incenso e mirra.
Ma il mio amore di Madre non era contento ancora: volli dare nelle loro braccia il dolce Bambino, ed oh, con quanto amore Lo baciarono e Lo strinsero al loro petto! Sentivano in loro il Paradiso anticipato. Con ciò, mio Figlio legava tutte le nazioni gentili alla conoscenza del vero Dio e metteva in comune a tutte i beni della Redenzione, il ritorno della fede a tutti i popoli, si costituiva Re dei dominanti e con le armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto, richiamava il regno della sua Volontà sulla terra. Ed io, la tua Mamma, volli fare da prima Apostola: li istruii, dissi loro la storia di mio Figlio, il suo amore ardente, raccomandai loro che Lo facessero conoscere a tutti e, preso il primo posto di Madre e di Regina di tutti gli Apostoli, li benedissi, li feci benedire dal caro Bambino, e felici e con lacrime ripartirono per le loro regioni. Io non li lasciai; con affetto materno li accompagnai e, per contraccambiarli, facevo loro sentire Gesù nei loro cuori. Come erano contenti! Tu devi sapere che allora mi sento vera Madre, quando vedo che mio Figlio tiene il dominio e il possesso e forma la sua perenne dimora nei cuori che Lo cercano ed amano. Ora una parolina a te, figlia mia: se vuoi che ti faccia da vera Madre, fammi deporre Gesù nel tuo cuore, Lo feliciterai col tuo amore, Lo alimenterai col cibo della sua volontà, perché Lui non prende altro cibo, me Lo vestirai con la santità delle tue opere. Io verrò nel tuo cuore e crescerò di nuovo insieme con te il mio caro Figlio, e farò a te e a Lui l’ufficio di Madre. Così sentirò le pure gioie della mia fecondità materna. Tu devi sapere che ciò che non incomincia da Gesù, ciò che sta dentro il cuore, le opere più belle esterne non possono mai piacermi, perché sono vuote della vita del mio caro Figlio.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Santa, come devo ringraziarti, ché vuoi deporre il Celeste Bambino nel mio cuore! Come ne sono contenta! Deh, ti prego di nascondermi sotto il tuo manto, affinché non veda che il solo Bambino che sta nel cuor mio e, formando di tutto il mio essere un solo atto d’amore di Volontà Divina, Lo cresca tanto, fino a riempirmi tutta di Gesù e a restare di me il solo velo che Lo nasconda.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a baciare il Celeste Piccino e Gli darai l’oro della tua volontà, l’incenso delle tue adorazioni, la mirra delle tue pene, e mi pregherai che Lo chiuda nel tuo cuore.
Giaculatoria: Mamma Celeste, chiudimi nel muro della Divina Volontà, per alimentare il mio caro Gesù.
35ª MEDITAZIONE
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Lascia Betlemme; il FIAT Divino la chiama all’eroismo del sacrificio di offrire il Bambinello Gesù per la salvezza del genere umano. La Purificazione.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Santa, eccomi vicino a te per accompagnarti al Tempio, dove vai a compiere il più grande dei sacrifici, cioè a dare la vita del Celeste Infante in balia di ciascuna creatura, affinché se ne servano per mettersi in salvo e per santificarsi, ma ahi dolore, molti se ne serviranno per offenderlo e anche per perdersi. Deh, Mamma mia, deponi il piccolo Gesù nel cuor mio ed io ti prometto e giuro di amarlo sempre e di tenerlo come vita del povero mio cuore.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, come ne sono contenta di tenerti vicino! Il mio materno Cuore sente il bisogno di sfogare il mio amore e di confidarti i miei segreti. Sii attenta alle mie lezioni ed ascoltami.
Tu devi sapere che sono già quaranta giorni che ci troviamo in questa grotta di Betlemme, la prima dimora del mio Figlio quaggiù, ma quante meraviglie in questa grotta! Il Celeste Infante in una foga d’amore scese dal Cielo in terra, fu concepito e nacque, e sentiva il bisogno di sfogare quest’amore. Sicché ogni respiro, palpito e moto, era uno sfogo d’amore che faceva; ogni lacrima, vagito e gemito, era uno sfogo d’amore. Anche il sentirsi intirizzito dal freddo, le sue labbrucce livide e tremanti, erano tutti sfoghi d’amore che faceva, e cercava la sua Mamma dove deporre quest’amore, che non poteva contenere, ed io ero in preda dell’amore suo. Sicché mi sentivo ferire continuamente e mi sentivo il mio caro piccino palpitare, respirare, muoversi nel mio materno Cuore; me Lo sentivo piangere, gemere e vagire, e restava inondato dalle fiamme del suo amore. Già la sua Circoncisione mi aveva aperto squarci profondi, dove mi versò tanto amore che mi sentivo Regina e Madre d’amore. Io mi sentivo rapita nel vedere che in ogni pena, lacrima e moto che faceva il mio dolce Gesù, cercava e chiamava la sua Mamma, come caro rifugio degli atti suoi e della sua vita.
Chi può dirti, figlia mia, ciò che passò tra me ed il Celeste Bambino in questi quaranta giorni? La ripetizione dei suoi atti insieme con me, le sue lacrime, le sue pene, il suo amore? Eravamo come trasfusi insieme e ciò che faceva Lui facevo Io. Ora, essendo giunti i quaranta giorni, il caro Bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire alla Legge e presentarsi al Tempio, per offrirsi per la salvezza di ciascuno. Era la Divina Volontà che ci chiamava al grande sacrificio, e noi pronti ubbidimmo. Figlia mia, questo FIAT Divino, quando trova la prontezza nel fare ciò che Lui vuole, mette a disposizione della creatura la sua forza divina, la sua santità, la sua potenza creatrice di moltiplicare quell’atto, quel sacrificio, per tutti e per ciascuno, mette in quel sacrificio la monetina di valore infinito, con cui si può pagare e soddisfare per tutti.
Onde era la prima volta che la tua Mamma e S. Giuseppe uscivano insieme col Pargoletto Gesù. Tutta la Creazione riconobbe il suo Creatore e [le creature] si sentirono onorate, nell’averlo in mezzo a loro, e atteggiandosi a festa ci accompagnarono lungo la via. Giunti al Tempio, ci prostrammo ed adorammo la Maestà Suprema e poi Lo deponemmo nelle braccia del Sacerdote, qual era Simeone, il quale ne fece l’offerta all’Eterno Padre, offrendolo per la salvezza di tutti. E mentre Lo offriva, ispirato da Dio, riconobbe il Verbo Divino ed esultando d’immensa gioia adorò e ringraziò il caro Bambino, e dopo l’offerta si atteggiò a Profeta e predisse tutti i miei dolori. Oh, come il FIAT Supremo dolorosamente fece sentire al mio Materno Cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene che avrebbe sofferto il mio Figlio Divino. Ogni parola era spada tagliente che mi trafiggeva. Ma quello che più mi trafisse il Cuore fu il sentire che questo Celeste Infante sarebbe stato non solo la salvezza, ma anche la rovina di molti ed il bersaglio delle contraddizioni. Che pena! Che dolore! Se il Volere Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore. Invece mi diede vita per cominciare a formare in me il regno dei dolori, nel regno della Divina Volontà. Sicché col diritto di Madre che tenevo su tutti acquistai anche il diritto di Madre e Regina di tutti i dolori. Oh, sì, coi miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei figli miei ed anche dei figli ingrati.
Ora, figlia mia, tu devi sapere che per la luce della Divina Volontà, che in me regnava, già conoscevo tutti i dolori che dovevano toccarmi ed anche più di quelli che mi disse il santo Profeta, anzi, posso dire mi profetizzò i dolori che mi sarebbero venuti dalla parte esterna, ma dei dolori interni, che più mi avrebbero trafitta, delle pene interne tra me e mio Figlio, non mi fece parola. Ma con tutto ciò, in quell’atto sì solenne dell’offerta di mio Figlio, nell’udirmeli ripetere mi sentii talmente trafitta, che mi sanguinò il Cuore e si aprirono nuove vene di dolori e squarci profondi nell’anima mia.
Ora ascolta la Mamma tua: nelle tue pene, negli incontri dolorosi, che anche a te non mancano, quando conosci che il Volere Divino vuole qualche sacrificio da te, sii pronta, non ti abbattere, anzi ripeti subito il caro e dolce FIAT, cioè “quello che vuoi Tu voglio io”, e con amore eroico fa’ che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché te le converta in monetine d’infinito valore, con cui potrai [soddisfare] con i tuoi debiti anche quelli dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà e farli entrare come figli liberi nel regno del FIAT Divino. Perché tu devi sapere che il Volere Divino gradisce tanto il sacrificio che Lui vuole dalla creatura, che le cede i suoi diritti divini e la costituisce regina del sacrificio e del bene che sorgerà in mezzo alle creature.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Santa, nel tuo Cuore trafitto metto tutte le mie pene, che tu sai come mi affliggono. Deh, fammi da Mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché abbia la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene per corteggiare Gesù, tenerlo difeso e riparato da tutte le offese, e come mezzo sicuro per conquistare il regno della Divina Volontà e farlo venire a regnare sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia, affinché ti offra insieme col mio Figlio al Celeste Padre, per ottenere il regno della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa il tuo dolore nell’anima mia e converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
36ª MEDITAZIONE [24]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Visita al Tempio. Maria, modello di preghiera. Smarrimento di Gesù. Gioie e dolori.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Santa, il tuo amore materno mi chiama con voce sempre più potente presso di te; già ti vedo tutta in faccende, pronta per partire da Nazaret. Madre mia, non mi lasciare; conducimi con te ed io ascolterò con attenzione le altre tue sublimi lezioni.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia diletta, la tua compagnia e la premura che dimostri nell’udire le mie celesti lezioni, onde imitarmi, sono le gioie più pure che puoi procurare al mio Cuore materno. Io godo, perché posso dividere con te le immense ricchezze della mia Eredità. Volgendo uno sguardo ora a Gesù ed ora a me, prestami attenzione. Ti narrerò un episodio della mia vita, il quale, benché abbia avuto esito consolante, tuttavia mi riuscii dolorosissimo… Immagina che se il Volere Divino non mi avesse dato sorsi continui e nuovi di fortezza e di grazia, Io sarei morta di puro spasimo.
Noi continuavamo a trascorrere la vita nella quieta casetta di Nazaret ed il mio caro Figlio cresceva in Grazia e in Sapienza. Egli era attraente per la dolcezza e per la soavità della sua voce, per il dolce incanto dei suoi occhi, per l’amabilità di tutta la sua Persona… Sì, il Figlio mio era davvero bello, sommamente bello! Egli da breve tempo aveva raggiunto l’età di dodici anni, quando si andò secondo l’usanza a Gerusalemme per solennizzare la Pasqua. Ci mettemmo in cammino, Lui, San Giuseppe ed Io. Spesso spesso, mentre proseguivamo devoti e raccolti, il mio Gesù rompeva il silenzio e ci parlava, ora del Padre suo Celeste, ed ora dell’Amore immenso che in Cuor suo nutriva per le anime. A Gerusalemme ci recammo difilato al tempio e giuntivi ci prostrammo con la faccia a terra, adorammo profondamente Dio e pregammo a lungo. La nostra orazione era talmente fervida e raccolta che apriva i Cieli, attirava e legava il Celeste Padre e quindi accelerava la riconciliazione tra Lui e gli uomini.
Ora, figlia mia, ti voglio confidare una pena che mi tortura: purtroppo ci sono tanti che vanno bensì in chiesa per pregare, ma la preghiera che essi rivolgono a Dio si ferma sul loro labbro, perché il cuore e la mente loro fuggono lontano a Lui… Quanti si recano in chiesa per pura abitudine o per passare inutilmente il tempo! Questi chiudono il Cielo invece di aprirlo… E come sono numerose le irriverenze che si commettono nella casa di Dio! Quanti flagelli non verrebbero risparmiati nel mondo e quanti castighi non si convertirebbero in grazie, se tutte le anime si sforzassero d’imitare il nostro esempio! Soltanto la preghiera che scaturisce da un’anima in cui regna la Divina Volontà agisce in modo irresistibile sul Cuore di Dio. Essa è tanto potente da vincerlo e da ottenere da Lui le massime grazie. Abbi perciò cura di vivere nel Divin Volere e la Mamma tua, che ti ama, cederà alla tua preghiera i diritti della sua potente intercessione.
Dopo aver compiuto il nostro dovere nel Tempio e aver celebrato la Pasqua, ci disponemmo a far ritorno a Nazaret. Nella confusione della folla ci sperdemmo; Io restai con le donne e Giuseppe si unì agli uomini. Guardai intorno per assicurarmi se il mio caro Gesù fosse venuto con me; però, non avendolo visto, pensai che Egli fosse rimasto col padre suo Giuseppe. Quale non fu invece lo stupore e l’affanno che provai allorquando, giunti al punto in cui ci dovevamo riunire, non Lo vidi al suo fianco! Ignari di quanto era successo, provammo tale spavento e tale dolore, che restammo muti ambedue. Affranti dal dolore, ritornammo frettolosamente indietro, domandando con ansia a quanti incontravamo: “Deh, diteci se avete visto Gesù, il Figlio nostro, ché non possiamo vivere senza di Lui!” E piangendo descrivevamo i suoi lineamenti: “Egli è tutto amabile; i suoi begli occhi cerulei sfavillano luce e parlano al cuore; il suo sguardo colpisce, rapisce, incatena; la sua fronte è maestosa; il suo volto è bello, di una bellezza incantevole; la sua voce dolcissima scende fin nel cuore e raddolcisce tutte le amarezze; i suoi capelli inanellati e come d’oro finissimo Lo rendono specioso, grazioso… Tutto è maestà, dignità, santità in Lui: Egli è il più bello tra i figli degli uomini!”
Però, malgrado tutte le nostre ricerche, nessuno ci seppe dir nulla. Il dolore che Io provavo rincrudiva in modo da farmi piangere amaramente e da aprire ad ogni istante nell’anima mia squarci profondi, che mi procuravano veri spasimi di morte.
Figlia cara, se Gesù era mio Figlio, Egli era anche il mio Dio; perciò il mio dolore fu tutto in ordine divino, vale a dire, così potente ed immenso da superare tutti gli altri possibili strazi riuniti insieme… Se il FIAT che Io possedevo non mi avesse sostenuto continuamente con la sua forza divina, Io sarei morta di sgomento. Vedendo che nessuno ci sapeva dar notizie, ansiosa interrogavo gli Angeli che mi circondavano: “Ma ditemi, dov’è il mio diletto Gesù? Dove devo dirigere i miei passi per poterlo rintracciare? Ah, ditegli che non ne posso più; portatemelo sulle vostre ali tra le mie braccia! Deh, Angeli miei, abbiate pietà delle mie lacrime, soccorretemi, portatemi Gesù!” Intanto, riuscita vana ogni ricerca, ritornammo a Gerusalemme. Dopo tre giorni di amarissimi sospiri, di lacrime, di ansie e di timori, entrammo nel Tempio. Io ero tutt’occhi e scrutavo ovunque, quando ecco, finalmente, come sopraffatta dal giubilo, scorsi mio Figlio, che stava in mezzo ai dottori della Legge! Egli parlava con tale sapienza e maestà, da far rimanere rapiti e sorpresi quanti Lo ascoltavano. Al solo vederlo mi sentii ritornare la vita e subito compresi l’occulta ragione del suo smarrimento.
Ed ora una parolina a te, figlia carissima. In questo mistero mio Figlio volle dare a me e a te un insegnamento sublime. Potresti forse supporre che Egli ignorasse ciò che Io soffrivo? Tutt’altro, perché le mie lacrime, le mie ricerche, il mio crudo ed intenso dolore si ripercuotevano nel suo Cuore. Eppure, durante quelle ore così penose, Egli sacrificava alla sua Divina Volontà la sua propria Mamma, Colei che Egli tanto ama, per dimostrarmi come anch’Io dovessi un giorno sacrificare la sua stessa vita al Volere Supremo. In questa indicibile pena non ti dimenticai, mia diletta. Pensando che essa ti sarebbe servita di esempio, la tenni a tua disposizione, affinché anche tu potessi avere al momento opportuno la forza di sacrificare ogni cosa alla Divina Volontà.
Non appena Gesù ebbe finito di parlare, ci avvicinammo riverenti a Lui e Gli rivolgemmo dolce rimprovero: “Figlio, perché ci hai fatto questo?” E Lui, con maestà divina, ci rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che Io sono venuto al mondo per glorificare il Padre mio?” Avendo compreso l’alto significato di una tale risposta e avendo adorato in esso il Volere Divino, facemmo ritorno a Nazaret.
Figlia del mio materno Cuore, ascolta. Quando smarrii il mio Gesù, il dolore che provai fu quanto mai intenso, eppure a questo se ne aggiunse ancora un secondo, quello cioè del tuo stesso smarrimento. Infatti, prevedendo che tu ti saresti allontanata dalla Volontà Divina, Io mi sentii privare ad un tempo del Figlio e della figlia e perciò la mia maternità subì un duplice colpo. Figlia mia, quando sarai in procinto di compiere la tua volontà anziché Quella di Dio, rifletti che abbandonando il FIAT Divino stai per smarrire Gesù e me e per precipitare nel regno delle miserie e dei vizi. Mantieni quindi la parola che mi desti di rimanere indissolubilmente unita a me ed Io ti concederò la grazia di non lasciarti mai più dominare dal tuo volere, ma esclusivamente dal Volere Divino.
L’anima: Mamma Santa, io tremo pensando agli abissi nei quali la mia volontà è capace di precipitarmi. Per causa sua io posso smarrire te, posso perdere Gesù e tutti i beni celesti… Mamma, se Tu non mi aiuti, se non mi cingi con la potenza della luce del Volere Divino, sento che non mi è possibile vivere con costanza di Volontà Divina. Perciò ripongo tutta la mia speranza in te, in te confido, da te tutto spero. Così sia.
Pratica: Reciterai tre AVE MARIA, per compatire al dolore intenso che provai durante i tre giorni in cui rimasi priva del mio Gesù.
Giaculatoria: Mamma Santa, fa’ che io smarrisca per sempre la mia volontà, per vivere solo nel Divin Volere.
37ª MEDITAZIONE [25]
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà sulla terra. Regina delle famiglie, Regina dei miracoli, Vincolo di sposalizio tra il FIAT e la creatura. Le Nozze di Cana.
L’anima alla sua Madre Celeste: Mamma Santa, eccomi insieme con te e col dolce Gesù ad assistere ad un novello sposalizio, per vederne i prodigi e comprendere il grande mistero e dove giunge per me e per tutti il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua, mettimi sulle tue ginocchia, investimi del tuo amore, purifica la mia intelligenza e dimmi perché voleste assistere a questo sposalizio.
Lezione della Regina del Cielo: Figlia mia carissima, il mio Cuore è gonfio d’amore e sentivo il bisogno di dirti la causa, il perché insieme col Figlio mio Gesù volli assistere a questo sposalizio nelle nozze di Cana. Tu credi che fosse per una cerimonia qualsiasi? No, figlia, ci sono profondi misteri. Prestami attenzione e ti dirò cose nuove, e come il mio amor di Madre sfoggiò in modo incredibile e l’Amor di mio Figlio diede veri segni di paternità e di regalità per le creature.
Ora ascoltami. Mio Figlio era ritornato dal deserto e si preparava alla vita pubblica, ma prima volle assistere a questo sposalizio e perciò permise che fosse invitato. Ci andammo, non per festeggiare, ma per operare cose grandi a pro delle umane generazioni. Mio Figlio prendeva il posto di Padre e di Re nelle famiglie; Io prendevo il posto di Madre e di Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la santità, la bellezza, l’ordine dello sposalizio formato da Dio nell’Eden, cioè di Adamo ed Eva, sposati dall’Ente Supremo per popolare la terra e per moltiplicare e crescere le future generazioni. Il matrimonio è la sostanza dove sorge la vita delle generazioni; si può chiamare il tronco dal quale viene popolata la terra. I Sacerdoti, i religiosi, sono rami; se non fosse per il tronco, neppure i rami avrebbero vita. Quindi, col peccato, col sottrarsi dalla Divina Volontà, Adamo ed Eva fecero perdere la santità, la bellezza, l’ordine della famiglia; ed Io, la Mamma tua, la novella Eva innocente, insieme col mio Figlio andammo per riordinare ciò che Dio fece nell’Eden, Mi costituivo Regina delle famiglie ed impetravo la grazia che il FIAT Divino regnasse in esse, per avere le famiglie che mi appartenessero, ed Io tenessi il posto di regina in mezzo a loro.
Ma non è tutto, figlia mia. Il nostro amore ardeva e volevamo far conoscere quanto le amavamo e dar loro la più sublime delle lezioni. Ed ecco come: nel più bello del pranzo mancò il vino ed il mio Cuore di Madre si sentì consumare di amore, che volle prestare aiuto… E sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti supplichevoli, ma certa che mi avrebbe ascoltata, Gli dico: “Figlio mio, gli sposi non hanno più vino”. E Lui mi risponde: “Non è giunta l’ora mia, di far miracoli”. Ed Io, sapendo certo che non mi avrebbe negato ciò che Gli chiedeva la sua Mamma, dico a quelli che servivano la tavola: “Fate ciò che vi dice mio Figlio e avrete ciò che volete, anzi avrete il di più e sovrabbondante”.
Figlia mia, in queste poche parole Io davo una lezione, la più utile, necessaria e sublime alle creature. Io parlavo col cuore di Madre e dicevo: “Figli miei, volete essere santi? Fate la Volontà di mio Figlio; non vi spostate da ciò che Lui vi dice e avrete la sua Somiglianza, la sua Santità in vostro potere. Volete che tutti i mali vi cessino? Fate ciò che vi dice mio Figlio. Volete qualunque grazia, anche difficile? Fate ciò che vi dice e vuole. Volete anche le cose necessarie della vita naturale? Fate ciò che dice mio Figlio, perché nelle sue parole, in ciò che vi dice e vuole tiene racchiusa tale potenza che, come parla, la sua parola racchiude ciò che chiedete e fa sorgere nelle anime vostre le grazie che volete”… Quanti si vedono pieni di passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili; eppure pregano e pregano, ma perché non fanno ciò che dice mio Figlio nulla ottengono, il Cielo pare chiuso per loro. Questo è un dolore per la tua Mamma, perché vedo che mentre pregano si allontanano dalla Fonte dove risiedono tutti i beni, qual è la Volontà di mio Figlio.
Ora, i serventi fecero appunto ciò che loro disse mio Figlio, cioè: “Riempite i vasi d’acqua e portateli a tavola”. Il mio caro Gesù benedisse quell’acqua e si convertì in vino squisito. Oh, mille volte beato chi fa ciò che Lui dice e vuole! Con ciò mio Figlio mi dava l’onore più grande, mi costituiva Regina dei miracoli; perciò volle la mia unione e preghiera nel fare il primo miracolo. Lui mi amava troppo, tanto che volle darmi il primo posto di Regina anche nei miracoli, e coi fatti diceva, non con le parole: “Se volete grazie, miracoli, venite alla mia Madre; Io non le negherò mai nulla di ciò che Lei vuole”.
Oltre a ciò, figlia mia, con l’aver assistito a questo sposalizio, Io guardavo i secoli futuri, vedevo il Regno della Divina Volontà sulla terra, guardavo le famiglie ed impetravo loro che simboleggiassero l’Amore della Trinità Sacrosanta, per fare che il suo Regno fosse in pieno vigore, e coi miei diritti di Madre e Regina prendevo a petto mio il regime di Esso e, possedendone la Fonte, mettevo a disposizione delle creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità che ci vuole per vivere in un Regno sì santo. E perciò vado ripetendo: “Fate ciò che vi dice mio Figlio”.
Figlia mia, ascoltami: non cercare altro, se vuoi tutto in tuo potere, e dammi il contento che possa fare di te la vera figlia mia e della Divina Volontà. E allora Io prenderò l’impegno di formare lo Sposalizio tra te ed il FIAT e facendoti da vera Madre, vincolerò lo Sposalizio col darti per dote la stessa Vita di mio Figlio e per dono la mia Maternità e tutte le mie virtù.
L’anima: Mamma Celeste, quanto ti devo ringraziare del grande amore che mi porti, e come, in tutto ciò che fai, hai sempre un pensiero per me e mi prepari e dai tali grazie, che insieme con me Cieli e terra restano commossi e rapiti, e tutti ti diciamo: “Grazie, grazie!” deh, Mamma Santa, scolpisci nel mio cuore le tue sante parole: “Fa’ ciò che ti dice mio Figlio”, affinché generi in me la vita della Divina Volontà, che tanto sospiro e voglio; e Tu suggellami la mia volontà, affinché sia sempre sottoposta alla Divina.
Fioretto: In tutte le nostre azioni tendiamo le orecchie per ascoltare la nostra Mamma Celeste, che ci dice: “Fate ciò che vi dice mio Figlio”, affinché facciamo tutto per compiere la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, vieni nell’anima mia e fammi il miracolo di farmi possedere dalla Divina Volontà.
Note:
[1] – Il testo era preceduto da un “APPELLO MATERNO DELLA REGINA DEL CIELO”, manoscritto autografo di Luisa, del quale non abbiamo attualmente una fotocopia dell’originale, ma soltanto il suo testo con il minimo di correzioni. Luisa inizia ogni suo scritto con la parola latina “Fiat”, e non è per caso. È con questa parola (“Sia fatto!”) che Dio diede inizio a tutte le sue Opere: la Creazione (“Fiat lux!”, Gen. 1,3), l’Incarnazione del Verbo (“Fiat mihi secundum Verbum tuum”, Lc. 1,38), la Redenzione (“…non mea voluntas, sed Tua fiat”, Lc. 22,42), l’invocazione della venuta del suo Regno (“Fiat Voluntas tua, sicut in Coelo et in terra”, Mt. 6,10). Questa parola riassume in sé tutto quanto Luisa ha detto e ha vissuto, allo stesso modo che esprime tutto ciò che Dio fa, anzi, la Vita stessa di Dio, il suo Atto eterno ed assoluto, espressione del suo Volere infinitamente Santo. Si deve tener presente che, sebbene in Dio tutte le cose sue formano una perfetta Unità, tuttavia manifesta una distinzione tra la sua Divina Volontà (che è un sostantivo: indica cioè la Sua Sostanza, appunto, quello che Egli è), ed il suo Divin Volere (che è un verbo, sia pure sostantivato: indica la Sua Vita, quello che Dio fa), allo stesso modo che non si confondono “il cuore” ed il battito del cuore, oppure il motore ed il moto del motore, e tanto meno gli effetti che esso produce. Così possiamo dire che se “il cuore” rappresenta la volontà, “il battito” indica il volere e “il movimento” che esso produce è figura dell’amore. Quindi, la parola “Fiat”, che troveremo spesso nelle pagine di Luisa, in genere esprimono il Volere Divino, l’Atto eterno nel quale Dio è Colui che è, e fa tutto quello che Egli fa.
[2] – “Le rimuneri”, cioè, “le faccia produrre frutto, le contraccambi”.
[3] – A questo punto s’inserisce un’aggiunta originale di Luisa, che la scrisse posteriormente in un foglio di un quaderno; fu messa nella 7.a meditazione del libro “La Regina del Cielo”. Ecco l’aggiunta di Luisa, con le correzioni minime:
“…molto più che questi sei passi simboleggiavano i sei giorni [della Creazione], nei quali, ogni giorno, pronunziando un Fiat faceva come un passo, dal passare a creare ora una cosa ed ora un’altra; il sesto giorno fece l’ultimo passo col dire «Fiat, facciamo l’uomo a Nostra immagine e somiglianza», e nel settimo si riposò nelle opere sue, come volendosi godere tutto ciò che con tanta magnificenza aveva creato. E [Dio] nel suo riposo, guardando le opere sue diceva: «Come sono belle le mie opere! Tutto è ordine ed armonia!»; e fissando l’uomo, nell’impeto del nostro amore soggiungeva: «Ma il più bello sei tu, tu sei la corona di tutte le opere nostre». Ora, la mia creazione superò tutti i prodigi della Creazione, e perciò la Divinità volle fare col suo Fiat sei passi in Me” (ed incominciò la sua Vita piena… ecc.)
[4] – Le Tre Divine Persone. Nel suo modo di esprimersi, Luisa passa continuamente dalla Divinità, oppure dalla Maestà Divina, oppure dall’Ente Supremo (i vari modi come indica Dio, al singolare), alle Divine Persone (al plurale). Grammaticalmente è un problema, che ha però un illustre precedente, nel capitolo primo del libro della Genesi.
[5] – Come la nota anteriore.
[6] – Questa frase farà sussultare più di un “saggio e prudente”, prima di leggere per intero tutto il pensiero. La SS. Vergine qui confronta l’amore umano con l’Amore Divino, l’ordine umano con l’ordine dell’Amore Divino. Sta forse disprezzando l’amore umano o dicendo che sia disordinato o, peggio ancora, peccaminoso? Niente affatto. Sta dicendo che è ben poca cosa (“ombra, sfumatura, atomi d’amore”) paragonato all’Amore Divino, che Lei ha come suo e che riempie ogni sua potenzialità d’amore, dandole la sua caratteristica propria: “Cuore Materno”. La Vergine per eccellenza, che appartiene –spirito, anima e corpo– esclusivamente a Dio e che in Dio, con Dio e come Dio ama tutti i figli di Dio, è anche Immacolata: cioè, non toccata dal peccato originale e quindi dal disordine che esso ha messo nell’uomo, disordine anche affettivo, tendente a portare l’oggetto o la persona amata verso di sé anziché verso Dio, e a mettersi (anche in modo inconscio) al posto di Dio nei confronti della persona amata. Ecco il motivo del “comandamento nuovo”: “amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amati”! Ecco la necessità di elevare, di soprannaturalizzare, di divinizzare il semplice amore umano, facendo che l’amore dovuto al prossimo diventi uno solo con l’Amore di Carità (virtù teologale) dovuto a Dio. Infine: non possiamo interpretare o misurare Gesù e Maria con “il parametro” o unità di misura della nostra condizione umana (perché noi siamo decaduti a causa del peccato d’origine), ma noi dobbiamo esaminarci o misurarci invece con il modo perfetto e santo di essere, di Gesù e Maria. Comunque, il pensiero è chiaro.
[7] – La frase di Luisa è ambigua: “io ripeterò il prodigio di far concepire Gesù…” Ogni verbo deve avere un soggetto chiaro: il soggetto di “ripeterò” è evidentemente la Madonna; invece il soggetto di “far concepire” chi è? Qui la grammatica non ci aiuta, ma la logica: è sempre Lei che concepisce Gesù, e allora la parola “far” avanza. C’è anche la possibilità che Luisa –come fa altre volte– usi la parola “concepire” volendo dire “incarnarsi”.In questo caso, il soggetto sarebbe Gesù (e allora andrebbe bene la parola “far”). Comunque, il pensiero è chiaro.
[8] – La Maternità Divina e universale di Maria, come la vera “Madre dei viventi” (“la nuova Eva”), comporta il suo ufficio di Corredentrice e partecipe attiva e per amore dell’opera Redentiva di suo Figlio.
[9] – Prima di questo capitolo (Giorno 21°, la Nascita di Gesù), per logica si deve collocare un altro capitolo sul Mistero della Visitazione di Maria, che si trova come la 17.a Meditazione del libro “La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà”, pubblicato dal Confessore di Luisa, D. Benedetto Calvi. Di questa meditazione non ci è pervenuto il testo originale di Luisa; la troviamo in Appendice.
[10] – Il contenuto di questo capitolo (Giorno 23°: la Circoncisione di Gesù, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione di Gesù nel Tempio), Luisa lo sviluppa posteriormente in tre differenti capitoli, scritti in un piccolo quaderno a parte. Sono riprodotti in Appendice. E’ da notare che Luisa non tiene conto del vero ordine cronologico di questi eventi, dei quali il secondo dovrebbe venire per ultimo, dal momento che è seguito da quello dell’esilio in Egitto.
[11] – “Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria, sua Madre” (Mt. 2,11). Ci sono questi piccoli particolari, in cose del tutto secondarie, dove Luisa non coincide con il dato evangelico, che servono soltanto a far capire che a quello che lei scrive non si può dare lo stesso peso che si deve alla Sacra Scrittura, e che ogni cosa che scrive va considerata alla luce della Parola di Dio (non già delle parole degli uomini, siano pure santi).
[12] – Un particolare che non risulta dal testo di Lc, 2,25-35; piuttosto fa capire che non era sacerdote nel Tempio. Il commento è come nella nota anteriore. La sostanza del pensiero non cambia.
[13] – Questa è la corredenzione a cui è chiamata la Chiesa ed ogni suo membro in essa, secondo Col. 1,24: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa”.
[14] – Questo spiega il perché Maria, la “Piena di Grazia”, è la Mediatrice di tutta la Grazia, perché a Lei è stata affidata tutta la Vita del Figlio, a cominciare dal mistero dell’Incarnazione.
[15] – Questo capitolo (Giorno 26°), deve essere preceduto logicamente da quello sulla Perdita e il ritrovamento di Gesù nel Tempio, pubblicato come la 24.a Meditazione del libro “La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà”, e del quale non abbiamo il testo originale, e da un altro, conforme all’originale di Luisa, sulle Nozze di Cana. Entrambi sono presentati in Appendice.
[16] – Come è stato detto nella nota n.8, Luisa –lo fa altre volte– usa la parola “concepire” volendo dire “incarnarsi”.
[17] – Cioè, fortunati.
[18] – Come nella nota 15, Maria è la Mediatrice di ogni grazia e di ogni verità per la Chiesa, la quale, prima di essere “petrina” (fondata su Pietro), è mariana (fondata su Maria).
[19] – “Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio Diletto, che cosa Gli racconterete? Che sono inferma d’amore!” (Cant. 5,8).
[20] – È la 17ª Meditazione del libro “La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà”, pubblicato dal Confessore di Luisa, Don Benedetto Calvi. Non conosciamo l’originale di Luisa.
[21] – Nella sua pubblicazione, il Confessore dice “Pratica” invece di “Fioretto”, come dice Luisa.
[22] – Le tre meditazioni che seguono (33, 34 e 35), originali di Luisa, corrispondono al contenuto del “23° Giorno” e sono scritte da lei in un quaderno più piccolo e senza numerare le pagine.
[23] – Vuol dire: “operante”.
[24] – È la 24ª Meditazione del libro “La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà”, pubblicato dal Confessore di Luisa, Don Benedetto Calvi. Non conosciamo il testo originale di Luisa.
[25] – È la 25ª Meditazione del libro “La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà”, ma qui è secondo il testo originale di Luisa, anche se non è una delle 31 meditazioni per il mese di Maggio, ma fu trovata in un altro quaderno autografo, che al momento attuale non abbiamo. Risultano in totale 37 meditazioni: 31 del Quaderno autografo sul mese di Maggio, più altre due non originali (“La Visitazione” e “La perdita e ritrovamento di Gesù nel Tempio”), più altre tre originali, in un altro quaderno (“La Circoncisione di Gesù”, “L’adorazione dei Magi” e “La Presentazione al Tempio”, che sviluppano e sostituiscono quella del 23° Giorno), ed infine quest’ultima originale (“Le Nozze di Cana”): quindi, si può dire che sono trentasei meditazioni, o lezioni che dà la Regina del Cielo, così come sono trentasei i Volumi del “diario” che dà Nostro Signore.