Dio vuole stabilire, a partire da Luisa, la Santità del vivere nella Divina Volontà

Dio vuole stabilire, a partire da Luisa, la Santità del vivere nella Divina Volontà, che fu la Santità della SS. Umanità di Gesù sulla terra.

“In tutte le santità ci sono stati sempre i santi che per primi hanno avuto l’inizio di una specie di santità; sicché ci fu il santo che iniziò la santità dei penitenti, l’altro che iniziò la santità dell’ubbidienza, un altro quella dell’umiltà, e così di tutto il resto delle altre santità. Ora l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu.

Figlia mia, tutte le altre santità non sono esenti da perdimento di tempo e da interesse personale. Come per esempio: un’anima che vive in tutto attenta all’ubbidienza, c’è molta perdita di tempo; quel dire e ridire continuato la distrae da Me, scambia la virtù in vece mia e se non ha l’opportunità di prendere tutti gli ordini vive inquieta. Un’altra che soffre le tentazioni, oh, quanta perdita di tempo! Non sono mai stanche di dire tutti i loro cimenti e scambiano la virtù della sofferenza in vece mia. E molte volte queste santità vanno a sfascio, ma la santità del vivere nel mio Volere va esente da interesse personale, da perdita di tempo; non c’è pericolo che scambino Me per la virtù, perché il vivere nel mio Volere sono Io stesso. Questa fu la santità della mia Umanità sulla terra e perciò feci tutto e per tutti, senza l’ombra dell’interesse. L’interesse proprio toglie l’impronta della santità divina, perciò mai può essere un sole; al più, per quanto bella, può essere una stella. Perciò voglio la santità del vivere nel mio Volere: in questi tempi sì tristi la generazione ha bisogno di questi soli che la riscaldino, la illuminino, la fecondino. Il disinteresse di questi angeli terrestri –tutto per il loro bene, senza l’ombra del proprio– aprirà la via nei loro cuori a ricevere la mia Grazia”. (27-11-1917)

Il vivere nel Volere Divino “è la Santità ancora non conosciuta e che farò conoscere, che metterà l’ultimo ornamento e il più bello e più fulgido di tutte le altre santità”.

Ora, il benedetto Gesù mi ha detto: “Hai visto che cosa è vivere nel mio Volere? È scomparire, è entrare nell’ambito dell’eternità, è penetrare nell’onniveggenza dell’Eterno, nella Mente increata, e prendere parte a tutto (per quanto a creatura è possibile) e a ciascun atto divino; è fruire, anche stando in terra, di tutte le qualità divine, è odiare il male in modo divino, è quello spandersi a tutti, senza mai esaurire, perché la volontà che anima questa creatura è Divina; è la santità non ancora conosciuta, che farò conoscere, che metterà l’ultimo ornamento e il più bello, più fulgido di tutte le altre santità, e sarà corona e compimento di tutte le altre santità. Ora, vivere unito con Me non è scomparire; si vedono due esseri insieme, e chi non scomparisce non può entrare nell’ambito dell’eternità per prendere parte a tutti gli atti divini. Pondera bene e vedrai la gran differenza”. (8-4-1918)

Per santificare le anime, Dio mette a loro disposizione non un solo “FIAT” o il suo alito, ma la sua stessa Vita, la sua Sapienza, il suo Amore.

“Figlia mia, vedi che armonia, che ordine in tutte le cose create, e come tutte uscirono a vita dal «FIAT» eterno, sicché tutto mi costò un «FIAT». La più piccola stella come il fulgido e splendido sole, la più piccola pianta come il grande albero, il più piccolo insetto come il più grande animale, pare che dicano tra loro: Siamo nobili creature, la nostra origine è il Volere Eterno, tutti abbiamo l’impronta del «FIAT» Supremo. È vero che siamo distinti e dissimili tra noi, abbiamo diversità di uffici, di calore, di luce, ma questo dice nulla; uno è il nostro valore, il «FIAT» di un Dio; unica la vita e la nostra conservazione, il «FIAT» della Maestà eterna. Oh, come il creato parla eloquentemente della potenza del mio Volere ed insegna che, dalla cosa più grande alla più piccola, uno è il valore e che hanno vita dal Volere Divino. Difatti, una stella direbbe al sole: È vero che tu hai molta luce e calore, il tuo ufficio è grande, i beni immensi, la terra quasi da te dipende, tanto che io faccio nulla al tuo confronto, ma tale ti fece il «FIAT» di Dio, sicché il nostro valore è uguale, la gloria che diamo al nostro Creatore è tutta simile”.

Poi ha soggiunto con accento più afflitto: “Non fu così nel creare l’uomo. È vero che la sua origine è il mio «FIAT», ma non mi bastò. Preso da eccesso d’amore lo alitai, volendo infondergli la mia stessa vita, lo dotai di ragione, lo feci libero e lo costituii re di tutto il creato. Ma l’uomo ingrato non mi ha corrisposto; tra tutto il creato solo lui si è reso il dolore del mio Cuore, la nota discordante. E poi, che dirti del mio lavorio eseguito nella santificazione delle anime? Non un solo «FIAT», non il mio alito, ma metto a loro disposizione la mia stessa vita, il mio amore, la mia sapienza…, ma quante ripulse, quante sconfitte riceve il mio amore! Ah, figlia mia, compatisci il mio duro dolore e vieni nel mio Volere a sostituirmi l’amore di tutta l’umana famiglia, per raddolcire il mio Cuore trafitto”. (22-3-1919)

La Santità dei Santi vissuti nello specchio dell’Umanità di Gesù nella sua Vita terrena, e quella dei Santi che vivono nel suo Volere, il cui simbolo è la sua Risurrezione.

“Figlia mia, nel creare il cielo, prima creai le stelle come astri minori e poi creai il sole, astro maggiore, dotandolo di tale luce da eclissare tutte le stelle, come nascondendole in sé, e costituendolo re delle stelle e di tutta la natura. È mio solito fare prima le cose minori come preparativi delle cose maggiori, corona delle cose minori. Il sole, mentre è il mio relatore, adombra insieme le anime che formeranno la loro santità nel mio Volere. I santi che sono vissuti nello specchio della mia Umanità e come all’ombra della mia Volontà saranno le stelle. Quelle, sebbene dopo, saranno i soli. (…)

Ora, il portento della mia Redenzione fu la Resurrezione, che più che fulgido sole coronò la mia Umanità, facendovi splendere anche i miei più piccoli atti di uno splendore e meraviglia tali da far stupire Cielo e terra, e che sarà principio, fondamento e compimento di tutti i beni, corona e gloria di tutti i beati. La mia Resurrezione è il vero sole che glorifica degnamente la mia Umanità, è il sole della religione cattolica, è la vera gloria di ogni cristiano. Senza la Resurrezione sarebbe stato come il cielo senza sole, senza calore e senza vita.

Ora, la mia Resurrezione è simbolo delle anime che formeranno la santità nel mio Volere. I santi di questi secoli passati sono simbolo della mia Umanità, i quali, sebbene rassegnati, non hanno avuto atto continuo nel mio Volere, quindi non hanno ricevuto l’impronta del sole della mia Resurrezione, ma l’impronta delle opere della mia Umanità prima della Resurrezione. Perciò saranno molti: quasi come stelle mi formeranno un bell’ornamento al cielo della mia Umanità. Ma i santi del vivere nel mio Volere, che simboleggeranno la mia Umanità risorta, saranno pochi. Difatti la mia Umanità, prima di morire, molti, turbe e folla di gente, la videro, ma la mia Umanità risorta la videro pochi, i soli credenti, i più disposti e, potrei dire, solo quelli che tenevano il germe del mio Volere, che se ciò non avessero avuto, sarebbe mancata loro la vista necessaria per poter vedere la mia Umanità gloriosa e risorta e quindi essere spettatori della mia salita al Cielo.

Ora, se la mia Resurrezione simboleggia i santi del vivere nel mio Volere[1] –e questo con ragione, perché ogni atto, parola, passo, ecc. fatto nel mio Volere è una resurrezione divina che l’anima riceve, è un’impronta di gloria che subisce, è un uscire di sé per entrare nella Divinità, e l’anima, nascondendosi nel fulgido sole del mio Volere, ama, opera, pensa–, che meraviglia è se l’anima resta tutta risorta ed immedesimata nello stesso sole della mia Gloria e mi simboleggia la mia Umanità risorta? Ma pochi sono quelli che si dispongono a ciò, perché nella le anime stessa santità vogliono qualche cosa di proprio bene; invece, la santità del vivere nel mio Volere nulla, nulla ha di proprio, ma tutto di Dio. E per disporsi le anime a ciò, di spogliarsi dei beni propri, troppo ci vuole; perciò non saranno molti. Tu non sei nel numero dei molti, ma dei pochi; perciò sempre attenta alla chiamata e al tuo volo continuo”. (15-4-1919)

[1] – E i 40 giorni di Gesù Risorto sulla terra prima dell’Ascensione, parlando ai suoi discepoli del Regno di Dio, furono figura del compimento che avrà il Regno della sua Volontà,“così in terra come in Cielo”. “L’era del vivere nel suo Volere”, come spesso dice in questi scritti, non ha niente a che vedere con il millenarismo, eresia che riguarda il modo di concepire il Regno di Dio: un modo materialistico e mondano, carnale (Cfr. Vol. XXII, 8.9.1927, ecc.).

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