Come si accoglie il Dono della Divina Volontà?

Il terzo passo è riceverla per farla vita propria

Dice il Signore (Lc. 18,17): “In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà”. Chi di fronte a questo grande Annuncio incomincia a fare obiezioni e a discutere se è o non è possibile o conforme alla dottrina della Chiesa, da solo si esclude. Sarebbe inutile insistere.

E a Luisa dice: “Io mi comunico sia agli umili che ai semplici, perché subito danno credenza alle mie grazie e le tengono in gran conto, sebbene siano ignoranti e poveri. Ma con questi altri che tu vedi Io sono molto restio, perché il primo passo che avvicina l’anima a Me è la credenza. Onde avviene di questi tali che con tutta la loro scienza e dottrina, e anche santità, non provano mai un raggio di luce celeste, cioè camminano per la via naturale e mai giungono a toccare neppure un tantino ciò che è soprannaturale” (19-05-1899).

“Chi non è vuoto del tutto del suo volere, non può avere una certa conoscenza del Mio, perché il volere umano forma la nuvola tra il Mio ed il suo ed impedisce la conoscenza del valore ed effetti che il Mio contiene” (23-06-1922).

Dice il Signore (Mt. 13,24-26): “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.”

Il Dono massimo di Dio esige dalla creatura il dono massimo di sé stessa. Dio vuole darsi, dare il Tutto alla creatura, ma a patto che la creatura si dia, dia il suo nulla a Dio. Chi vuole ritenere qualcosa per sé (anche santa e spirituale) non può ricevere il Dono. Lo hanno intuito in vari modi i Santi, quando hanno capito che –come Gesù ha detto a Luisa– “più di terra si lascia, più di Cielo si prende”. O come disse San Francesco: “E per tutto possedere, nulla al mondo bisogna avere”.

Volgiamo lo sguardo alla nostra Mamma, poiché Lei è il massimo capolavoro di Dio, la sola creatura che fin dal primo istante della sua vita ha accolto la Divina Volontà come vita.

Nel libro “La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà”, Lei dice: “Tu devi sapere che conobbi la mia volontà umana solo per tenerla sacrificata in omaggio al mio Creatore; la mia vita fu tutta di Volontà Divina. Dal primo istante del mio Concepimento fui plasmata, riscaldata e messa nella sua Luce, la quale purificò con la sua potenza il mio germe umano, così che restai concepita senza macchia originale. Perciò, se il mio Concepimento fu senza macchia e così glorioso da formare l’onore della Famiglia Divina, fu solo perché il “FIAT” onnipotente che si riversò sul mio germe, e pura e santa restai concepita. Sicché, se il Volere Divino non si fosse riversato sopra il mio germe più che una tenera madre, per impedire gli effetti del peccato originale, avrei incontrato la triste sorte delle altre creature, di essere concepita col peccato originale. Perciò, tutta la causa primaria fu la Divina Volontà. Ad Essa sia l’onore, la gloria, il ringraziamento d’essere tutta concepita senza macchia d’origine.”

Maria fu creata perfetta; concepita a motivo di Gesù Cristo e circondata dai meriti infiniti del futuro Redentore, Lei è la prima redenta, non dal peccato (come le altre creature), ma affinché il peccato originale non potesse toccarla. Ma non sarebbe stato sufficiente essere Immacolata e Tutta santa, per poter dare la vita al Figlio di Dio. Così lo spiega il Signore:

“Figlia mia, l’Immacolata Maria, piccola luce della stirpe umana, perché l’umana terra le diede l’origine, fu sempre figlia della luce perché nessuna macchia entrò in questa luce; ma sai tu dove sta tutta la sua grandezza? Chi le diede la sovranità? Chi formò i mari di luce, di santità, di grazia, d’amore, di bellezza, di potenza, dentro e fuori di Lei? Figlia mia, l’umano non sa fare mai cose grandi né dare cose grandi, sicché la Regina Celeste sarebbe rimasta la piccola luce, se Lei non avesse messo da parte il suo volere, che era la piccola luce, non facendosi investire dal mio Volere Divino e sperdendo la sua piccola luce in esso, il quale non è piccola luce ma Sole interminabile, che, investendola tutta, formò intorno a Lei mari di luce, di grazia, di santità; la abbellì tanto da renderla tutta bella, con tutte le tinte della bellezza divina, da innamorare Colui che la aveva creata.

L’Immacolato suo concepimento, per quanto bello e puro, era sempre piccola luce, non avrebbe avuto né potenza, né luce sufficiente per poter formare mari di luce e di santità, se il nostro Volere Divino non avesse investito la piccola luce per convertirla in sole, e [se] la piccola luce, qual era la volontà della Sovrana Celeste, non si fosse contentata di sperdersi nel Sole del «FIAT» Divino per farsi dominare da esso. Fu questo il gran portento, il regno della mia Volontà Divina in Lei. Con questa tutto ciò che faceva diventava luce, si nutriva di luce, niente usciva da Lei che non fosse luce, perché aveva in suo potere il Sole del mio Volere Divino, per cui quanta luce voleva attingere tanta ne attingeva. E siccome la proprietà della luce è diffondersi, dominare, fecondare, illuminare, riscaldare, ecco perciò che l’altezza della Sovrana Regina, col Sole della mia Volontà Divina che possedeva, si diffuse in Dio e, dominandolo, lo piegò a farlo scendere sulla terra, restò feconda del Verbo Eterno, illuminò e riscaldò il genere umano. Si può dire che fece tutto in virtù del regno del mio Volere che possedeva; tutte le altre prerogative si possono chiamare ornamenti di questa Madre Regina, ma la sostanza di tutti i suoi beni, della sua altezza, bellezza, grandezza e sovranità, fu che possedette il regno della mia Volontà. Perciò di Lei si dice il meno, e del più non fanno parola. Ciò significa che della mia Volontà poco o nulla conoscono, perciò sono quasi tutti muti per essa.” (23°, 8-12-1927)

Maria è “la Donna vestita di Sole”. “Era una Signora vestita di bianco –così la descrive Lucia, raccontando la prima apparizione a Fatima il 13 Maggio di cento anni fa– più splendente del sole, emanava luce più chiara e intensa di quella di un cristallo pieno di limpida acqua, attraversata dai raggi più ardenti del sole”.

Ma tutto questo prodigio non sarebbe stato possibile senza una risposta di Maria all’Amore di Dio. Sant’Agostino dice: “Colui che ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te”. L’iniziativa è sempre di Dio, che fa il primo passo, che offre il suo dono, ma accoglierlo dipende poi dalla creatura. Crearla Immacolata dipendeva solo da Dio, essere la Piena di Grazia dipendeva anche da Maria. Come adesso, il dono supremo del suo Volere Dio lo presenta a noi, ce lo offre, ma da noi dipende riceverlo.

La nostra Mamma lo spiega nel suo libro, il 4° Giorno: “Ora sappi, figlia mia, che non appena concepita si mise in festa la Divinità, Cielo e terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io restai talmente immedesimata col mio Creatore, che mi sentivo nei domini divini come padrona; io non conobbi che cosa fosse separazione col mio Creatore. Quello stesso Volere Divino che regnava in me regnava in Loro e ci rendeva inseparabili. E mentre tutto era sorriso e festa tra me e Loro, io vedevo che non si potevano fidare di me se non avessero avuto una prova.

Figlia mia, la prova è la bandiera che dice vittoria, la prova mette al sicuro tutti i beni che Dio ci vuol dare, la prova matura e dispone l’anima per acquisti di grandi conquiste, ed anch’io vedevo la necessità di questa prova, perché volevo attestare al mio Creatore, per contraccambio dei tanti mari di grazie che mi aveva dato, un atto di mia fedeltà, che mi costasse il sacrificio di tutta la mia vita. Quanto è bello poter dire: “Mi hai amato e ti ho amato”. Ma senza la prova non si può dire giammai.

Or dunque sappi, figlia mia, che il “FIAT” Divino mi fece conoscere la creazione dell’uomo innocente e santo. Anche per lui tutto era felicità; teneva il comando su tutta la Creazione e tutti gli elementi erano ubbidienti ai suoi cenni. Come in Adamo regnava il Volere Divino, in virtù di Esso anche lui era inseparabile dal suo Creatore. Ai tanti beni che Dio gli aveva dato, per avere un atto di fedeltà in Adamo, gli comandò che non toccasse un solo frutto dei tanti che c’erano in quel Eden terrestre. Era la prova che Dio voleva per confermare la sua innocenza, santità e felicità, e per dargli il diritto del comando su tutta la Creazione. Ma Adamo non fu fedele nella prova e, non essendo fedele, Dio non si potette fidare di lui e perciò perdette il comando, l’innocenza, la felicità e si può dire che capovolse l’opera della Creazione.

Ora sappi, figlia del mio cuore, che nel conoscere i gravi mali della volontà umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, Io, la tua Celeste Madre, sebbene appena concepita, piansi amaramente ed a calde lacrime sull’uomo caduto, ed il Volere Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per prova che Gli cedessi la mia volontà umana. Il “FIAT” Divino mi disse: “Non ti chiedo un frutto come ad Adamo, no, no, ma ti chiedo la tua volontà; Tu la terrai come se non l’avessi, sotto l’impero del mio Volere Divino, che ti sarà vita e si sentirà sicuro di fare ciò che vorrà di te”. Così il “FIAT” Supremo fece il quarto passo nell’anima mia, domandandomi per prova la mia volontà, aspettando da me il mio “FIAT” e l’accettazione di una tale prova.

Anche a te il Signore ti dice: “Figlio mio, dammi il tuo cuore, perché io ti voglio dare il mio”.

“Ti voglio dare la mia Volontà, affinché sia per te quello che essa è per Me. Non potrei darti nulla di più grande della mia Volontà, il mio Tutto, l’essenza del mio Essere Divino, la Sorgente di tutti i miei Attributi, del mio Amore, della mia Vita, delle mie opere, di ogni bene e felicità”.

“Se tu mi dai la tua volontà, io ti do la Mia; è per questo che ho creato la tua, perché tu avessi una piccola volontà da potermi offrire, da poter scambiare con la Mia, da poter immedesimare con la Mia”.

“Se ti ho fatto sapere questo mio desiderio, il mio più grande desiderio, non è per darti soltanto una notizia, ma per farti un regalo, il Dono dei doni. Se te l’ho manifestato è per comunicartelo”.

“Se tu mi dici di sì, io ti prendo sul serio. La tua piccola volontà umana è per Me preziosa, desidero unirla con la Mia, identificarla e immedesimarla tanto con la Mia, che non si possa distinguere l’una dall’altra”.

“Se tu non darai mai più vita alla tua volontà per conto tuo, ma al posto della tua chiamerai sempre la Mia, arriverà il momento che sentirai solo la vita della mia Volontà e così agirai al modo divino, come Dio, come vero figlio di Dio che sei. Avrai a disposizione la mia onnipotenza, la mia sapienza, il mio eterno Amore. Allora guarderò Gesù e vedrò te, guarderò te e vedrò Gesù, e così come guardando dall’eternità la sua adorabile Umanità ho visto te e tutte le creature (per prima ho visto in Lui la sua Mamma), così guardando te potrò vedere in te tutto e tutti e persino Me stesso”.

“Se tu me lo permetti –dice Gesù–, io voglio essere in te Attore e Spettatore al tempo stesso”. “Ma pochi sono quelli che si dispongono a questo, perché nella stessa santità le anime vogliono qualcosa di proprio bene; invece, la santità del vivere nel mio Volere nulla ha di proprio, ma tutto di Dio. E per disporsi a ciò le anime, spogliarsi dei beni propri, troppo ci vuole; perciò non saranno molti” (15-04-1919).

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