“Bambinello, sei piccolo e forte, da Te aspetto ogni conforto”

(Dal libro “Gesù Bambino negli Scritti di Luisa Piccarreta” di p. Pablo Martin Sanguiao)

«Questa mattina, stando nel mio solito stato, in un momento mi son trovata in me stessa, ma senza potermi muovere, quando ho inteso che uno è entrato nella mia stanzetta e dopo ha chiuso di nuovo la porta, e ho sentito che si è avvicinato al mio letto. Nella mia mente ho pensato che qualcuno fosse entrato furtivamente, senza che nessuno della famiglia lo avesse visto e fosse penetrato fin dentro la mia stanzetta. “Chissà, che cosa mi potrà fare?”

Era tanto il timore, che mi son sentita gelare il sangue nelle vene e tremavo tutta. “O Dio, che fare? –dicevo tra me– La famiglia non lo ha visto, io mi sento tutta intorpidita e non posso difendermi né posso chiamare aiuto; Gesù, Maria, Mamma mia, aiutatemi! San Giuseppe, difendimi da questo pericolo!”

Quando ho inteso che è salito sul letto e si è rannicchiato vicino a me, è stato tanto il timore che ho aperto gli occhi e gli ho detto: “Dimmi, chi sei tu?”

Costui ha risposto: Io sono il povero dei poveri, non ho dove stare; son venuto da te, se mi vuoi tenere con te nella tua stanzetta. Vedi, sono tanto povero che non ho neppure le vesti, ma tu ci penserai a tutto”.

Io l’ho guardato bene: era un ragazzo di cinque o sei anni, senza vesti, senza scarpe, ma sommamente bello e grazioso. Subito gli ho risposto: “Per me volentieri ti terrei, ma che dirà il mio papà? Non è che sono persona libera per poter fare quel che voglio, ho i miei genitori che lo impediscono. Vestirti, sì, posso farlo con le mie povere fatiche, farò qualunque sacrificio, ma tenerti è impossibile. E poi, non hai padre, non hai madre, ché non hai dove stare?”

Ma il ragazzo, amaramente, ha risposto: “Non ho nessuno. Deh, non farmi più girare, fammi stare con te!”

Io stessa non ho saputo che fare, come tenerlo. Un pensiero mi è balenato: “Chissà che non sia Gesù? Oppure sarà qualche demonio, per disturbarmi?”

Così di nuovo gli ho detto: “Ma dimmi la verità, almeno, chi sei tu?”

E lui ha ripetuto: “Io sono il povero dei poveri”.

Io ho replicato: “Hai imparato a farti la croce?”

“Sì”, ha risposto.

“Ebbene, fattela, voglio vedere come la fai”.

Così si è segnato con la croce. Io ho soggiunto: “E l’Ave Maria, la sai dire?”

“Sì, ma se vuoi che la dica, diciamola insieme.”

Io ho incominciato l’Ave Maria e lui la diceva insieme, quando una luce purissima è spiccata dalla sua fronte adorabile ed ho conosciuto che il Povero dei poveri era Gesù. In un momento, con quella luce che Gesù mi ha mandato, mi ha fatto perdere di nuovo i sensi e mi ha tirato fuori di me stessa.

Io mi vedevo tutta confusa innanzi a Gesù, specialmente per le tante ripulse, e subito gli ho detto: “Carino mio, perdonami, se ti avessi conosciuto non ti avrei vietato l’ingresso. E poi, perché non me lo hai detto, che eri proprio Tu? Ho tante cose da dirti, te le avrei detto, non avrei perduto il tempo in tante inutilità e timori. Poi, a tenere Te non ho bisogno dei miei, posso tenerti liberamente, perché Tu non ti fai vedere da nessuno”.

Ma mentre ciò dicevo, Gesù è scomparso e così è finito, lasciandomi una pena per non avergli detto nulla di ciò che volevo dirgli». (Vol. 2°, 21.04.1899)

«…Da lontano ho visto un bambino e, come fulmine che cade dal cielo, così sono accorsa. Appena giunta, l’ho preso fra le mie braccia ed essendomi venuto un dubbio che non fosse Gesù, gli ho detto: “Tesoretto mio caro, dimmi un po’, chi sei?”

E Lui: “Io sono il tuo caro ed amato Gesù”.

Ed io a Lui: “Bambinello mio bello, ti prego di prendere il mio cuore e portalo con Te in Paradiso, ché appresso al cuore ci verrà l’anima”. Gesù pareva che mi prendesse il cuore e lo univa talmente al suo che si faceva uno solo.» (Vol. 2°, 20.06.1899)

«…È venuta Mamma Regina, portandolo da Bambino fra le sue braccia, e così ci siamo abbracciati tutti e tre insieme, la Mamma, il Figlio ed io (…) Dopo la Regina Madre è scomparsa e Gesù pareva che si chiudesse dentro il mio interno e li rimanesse. Oggi invece, alla meditazione, si è fatto vedere dentro di me che dormiva. Io lo stavo guardando, beandomi nel suo bel volto, ma senza destarlo, contenta di vederlo almeno, quando in un istante è venuta di nuovo la bella Mamma Regina, lo ha preso da dentro il mio cuore, smovendolo tutto in fretta per destarlo, e dopo destato me lo ha messo di nuovo in braccio, dicendomi: “Figlia mia, non farlo dormire, ché se dorme vedrai che succederà”. Era un temporale che si preparava. Così il Bambino, mezzo dormendo, ha steso le sue manine al mio collo e stringendomi mi ha detto: “Mamma mia, mamma mia, lasciami dormire”. Ed io: “Ninno mio bello, non sono io che non voglio farti dormire, è la nostra Signora Mamma che non vuole, ed io ti prego di contentarla; è certo che niente si nega alla Mamma, e poi, a quella Madre! » (Vol. 2°, 22.06.1899)

«Gesù continua a volere che gli faccia da madre; onde facendosi vedere da graziosissimo Bambinello piangeva, e per quietarlo dal pianto, tenendolo fra le mie braccia, ho incominciato a cantare; quindi avveniva che quando io cantavo cessava dal piangere e quando no riprendeva il suo pianto. Io avrei voluto passare in silenzio ciò che cantavo, perché, primo, non ricordo tutto, ché essendo fuori di me stessa difficilmente si ritengono tutte le cose che passano e anche perché credo che siano spropositi. (…) Mi ricordo che cantavo: “Bambinello, sei piccolo e forte, da Te aspetto ogni conforto; Bambinello grazioso e bello, Tu innamori anche le stelle; Bambinello, rubami il cuore per riempirlo del tuo amore; Bambinello tenerello, rendi me bambinella; Bambinello, sei un Paradiso, deh, fammi venire a giocondare nell’eterno riso! » (Vol. 2°, 16.08.1899)

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